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31 dicembre 2013 - Cronache - Congo - Il Giornale
Congo, pure l’incubo golpe sugli italiani
Una vera maledizione: pri­ma il blocco delle adozioni e ora la rivolta armata stanno trasfor­mand­o in odissea la lotta d’amo­re per i propri figli di 24 coppie ita­liane in Congo.
Non bastava il pasticcio buro­cratico, che ha costretto i genito­ri adottivi a oltre un mese di per­manenza
 a Kinshasa senza po­ter tornare a casa con i loro bam­bini. Ieri è scoppiata una rivolta armata, che puntava a un colpo di stato e ha trasformato la capita­le del Congo in una città fanta­sma. Un paio di papà delle fami­glie adottive, che erano usciti a fa­re la spesa se la sono vista brutta, si sono rifugiati nella sede locale di«Aiutare i bambini»,l’ente che si occupa del loro percorso. A po­chi metri da loro è scoppiata una sparatoria, ma sono riusciti a tor­nare a casa sani e salvi.
«Siamo in pericolo», ha scritto ieri mattina all’Ansa, Enrico, un papà italiano bloccato a Kinsha­sa. Poi ha specificato che è lonta­no degli scontri, ma teme «per l'incolumità nostra e dei nostri fi­gli ».
Corrado Nota è rientrato ieri mattina in Italia con il primoge­nito, dopo oltre un mese in Con­go. «Ho sentito le notizie alla ra­dio poco dopo essere sbarcato dall’aereo- racconta al Giornale - Mi è preso un colpo. Mia mo­glie è rimasta a Kinshasa con Ju­lien, nostro figlio adottivo. Sia­mo preoccupati perché non sap­piamo come andrà a finire
 ». La sicurezza dell’ambasciata in Congo è stata rafforzata. Ci so­no oltre 700 italiani nel paese, per metà religiosi.L’ambasciato­re Pio Mariani assicura che «i ge­nitori delle 24 famiglie in attesa di adozione stanno bene. A tutti i connazionali abbiamo chiesto di rimanere chiusi in casa». Tre di loro dovevano partire oggi, ma l’aeroporto è chiuso.
Ribelli e forse soldati ammuti­nati armati di machete e fucili d’assalto hanno attaccato ieri mattina obiettivi strategici. Lo
 scalo internazionale e il campo militare che ospita il comando delle Forze armate. Un folto gruppo di giovani ha occupato gli uffici della radio e televisione. I rivoltosi hanno fatto leggere un proclama contro il presidente Jo­seph Kabila: «Gideon Mukungu­bila è venuto a liberarvi dalla schiavitù ruandese».
Gideon è il soprannome di un enigmatico predicatore cristia­no, che si fa chiamare il «profeta dell’Eterno».Abile a gettare ben­zina sul fuoco dell’avversione dei congolesi, soprattutto a Kin­shasa, nei confronti del vicino Ruanda, che per anni ha fomen­tato la guerriglia dell’etnia tutsi nell’est del paese. Il predicatore invasato potrebbe essere solo
 un paravento. Tre giorni fa Kabi­la ha nominato un tutsi a capo della polizia. Molti all’interno del regime, spaccato da tempo in faide di potere, non hanno gra­dito.
In poche ore le forze di sicurez­za fedeli a Kabila hanno decima­to i ribelli uccidendone almeno una quarantina, ma il bilancio to­tale delle vittime sarebbe ben più alto. I soldati hanno attacca­to la parrocchia-residenza del predicatore che ha istigato la ri­volta a Lubumbashi, capoluogo del Katanga. Per il momento non è scattato alcun piano di eva­cuazione degli stranieri, ma la si­tuazione delle coppie adottive italiane è precaria. Michela Gen­tili e Andrea Minocchi attendo­no un piccolo di 2 anni. Da Kin­shasa rivelano: «Ci hanno comu­nicato che le adozioni sono chiu­se almeno fino a settembre­ otto­bre 2014. Fate qualcosa, aiutate­ci a tornare con i nostri bambi­ni
 ».