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19 aprile 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
I filorussi si adeguano: l’accordo di Ginevra traballa
Gli insorti filorussi non han­no intenzione di abbandonare le armi e gli edifici pubblici oc­cupati nell’Ucraina orientale. Il giorno dopo il vertice di Gine­vra, l’accordo diplomatico fra Russia, Usa, Ucraina ed Unione Europea per la pacificazione ri­schia di rimanere lettera mor­ta. Nonostante da Kiev arrivino segnali politici concilianti su maggiore autonomia alle regio­ni orientali ed uno «status spe­ciale » alla lingua russa.
I separatisti della repubblica di Donetsk si ritengono svinco­lati dall’accordo perché «non l’abbiamo firmato noi» sostie­ne Alexander Gnezdilov, uno dei leader della rivolta. Il vice comandante dei paramilitari fi­lorussi, Serghiei Tsipliakov, ha spiegato che non abbasseran­no le armi fino a quando «non
 sarà concesso il referendum sulla status delle regioni di Do­netsk e Lugansk». Roccheforti filo Mosca che formalmente chiedono maggiore autono­mia, ma potrebbero puntare an­che all’annessione alla Russia, come la Crimea. Gli insorti vo­gliono le dimissioni del gover­no provvisorio a Kiev bollato co­me «illegale». Un’altra condi­zione è il disarmo dei gruppi na­zionalisti armati, come Pravy Sektor, che hanno rovesciato il precedente regime con la rivol­ta di Maidan.
Su questo punto insiste an­che il governo russo. «Quando parliamo di disarmo in Ucraina
 - ha sottolineato il ministero de­gli Esteri- riguarda prima di tut­to le armi di Pravy Sektor». Per Kiev, invece, la priorità è il disar­mo dei paramilitari che svento­lano la bandiera di Mosca nel­l’Est del Paese.
Non caso l’operazione milita­re contro gli insorti «prosegue e
 la durata dipenderà da quando i terroristi lasceranno il territo­rio », sostiene Marina Ostapenko, portavoce dei servi­zi segreti di Kiev.
Nella notte fra giovedì e ve­nerdì i paracadutisti ucraini hanno spazzato via un posto di blocco nel villaggio di Serghii­vka.
 Fra i filorussi ci sarebbero diversi feriti. Il posto di blocco si trovava a 17 chilometri da Kra­matorsk dove è accampato il grosso delle forze ucraine invia­te da Kiev. I servizi segreti avreb­bero ripreso il controllo di una stazione tv occupata dai filorus­si, ma nei grossi centri dove so­no state innalzate le barricate la situazione è di stallo.
L’imminente Pasqua, che coincide per cattolici ed orto­dossi, è l’occasione per una tre­gua non scritta. La stessa porta­voce dei servizi conferma che in occasione delle festività l’operazione militare «non è in
 una fase attiva». Nel frattempo l’Ucraina ha respinto alle fron­tiere 150 cittadini russi in meno di 24 ore ed i militari di Kiev stan­no cominciando a scavare un fossato al confine.
Sul piano politico il premier ucraino ad interim Arseny Yat­seniuk in un discorso congiun­to alla nazione con il capo dello Stato ha promesso decentra­mento all’Est e la salvaguardia della lingua russa. Il problema è che ci vorranno almeno sei mesi per emendare la Costitu­zione ed arrivare ad un referen­dum sul federalismo.
«Noi europei diciamo senza fraintendimenti che se Mosca continuerà a destabilizzare (l' Ucraina) attiveremo il terzo li­vello di sanzioni» ha sostenuto il ministro della Difesa tedesca, Ursula von der Leyen. In Ger­mania, però, il consiglio econo­mico della Cdu, il partito del cancelliere Angela Me­rkel, ha critica­to duramente l'atteggiamen­to di Bruxelles nei confronti di Mosca. «La politica russa negli ultimi 25 anni è molto chiara sul­l’espansione di Ue e Nato - ha spiegato Kurt Lauk, presidente del consiglio - : Mosca ha detto sì alla Polonia, all'Ungheria e persino ai Paesi baltici. Però ha anche aggiunto: per favore non oltre. Negli sviluppi in Ucraina ciò è stato ignorato».
Nell’ottica della nuova guer­ra fredda l’orso russo ha deciso di trincerarsi anche in Estremo Oriente dove costruirà ulteriori strutture militari sulle isole Cu­rili contese con il Giappone alle­ato
 degli americani. 
[continua]

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I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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