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17 giugno 2017 - Prima - Siria - Il Giornale
Isis, l’annuncio della Russia “Al Baghdadi ucciso in un raid”
I l Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, potrebbe essere stato ucciso il 28 maggio da un bombardamento russo in Siria. Questa è la quarta volta che viene annunciata la sua morte, negli ultimi tre anni, ma il capo «fantasma» dello Stato islamico è sempre riuscito a salvarsi dai diversi tentativi di farlo fuori.
Il ministero della Difesa russo ha reso noto ieri, in un dettagliato comunicato, che grazie a informazioni di intelligence e alla sorveglianza aerea con i droni è stato individuato nella periferia sud di Raqqa il luogo di riunione dei vertici del Califfato nella «capitale» siriana delle bandiere nere. L\\\\\\\'attacco è stato lanciato da una coppia di caccia Sukoi 34 e 35 nella notte del 28 maggio. Le bombe sono state sganciate fra le 21.35 e le 21.45, ora Zulu in gergo militare (di Greenwich). I russi sono certi che sono stati eliminati una trentina di comandanti jihadisti e circa 300 miliziani di scorta. «Secondo informazioni in corso di verifica attraverso vari canali, il leader dello Stato islamico era presente all\\\\\\\'incontro» recita il comunicato della Difesa di Mosca. Nell\\\\\\\'importante riunione si discuteva dell\\\\\\\'utilizzo, per una ritirata strategica da Raqqa, del corridoio di fuga lasciato aperto dai combattenti curdi appoggiati dagli americani, che stanno attaccando la città.
Se al Baghdadi era presente è sicuramente morto nel bombardamento. Le foto aeree mostrate da Mosca fanno vedere un\\\\\\\'area di tre edifici bassi, che davano su una strada principale di Raqqa, prima dell\\\\\\\'attacco. Dopo il raid non è rimasto più nulla.
Il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu, ha aggiornato il Consiglio di sicurezza nazionale presieduto da Vladimir Putin, riferendo che il leader dell\\\\\\\'Isis potrebbe essere stato ucciso. Però, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov ha dichiarato che, per ora, «non c\\\\\\\'è una conferma al 100 per cento» della morte del Califfo. Anche la Nato è al corrente della possibile eliminazione, ma il Pentagono sostiene di non avere «informazioni per confermare» la notizia.
Nel raid aereo sono rimasti uccisi con certezza l\\\\\\\'emiro di Raqqa, Abu al-Haji al-Masri (l\\\\\\\'egiziano), il capo della sicurezza della «capitale» storica delle bandiere nere, Sulaiman Al-Shauah e un altro comandante, Ibrahim Al-Nayef al-Haji.
Al Baghdadi è stato dato per morto quattro volte da quando ha proclamato il Califfato nella moschea Al Nouri di Mosul il 5 luglio di tre anni fa. Nella notte fra il 7 e l\\\\\\\'8 novembre 2014 erano gli americani ad avere lanciato un raid aereo per ucciderlo. Pochi giorni dopo il Califfo è rispuntato con un messaggio audio che annunciava: «La marcia dei mujaheddin continuerà inarrestabile fino a quando non arriveremo a Roma». Nell\\\\\\\'ottobre 2015 speravano gli iracheni di averlo centrato in un convoglio delle bandiere nere. Le prime notizie parlavano di una grave ferita alla spina dorsale. Stesso copione otto mesi prima, ma il Califfo è sempre «resuscitato».
Il suo vero nome è Ibrahim al Badri nato a Samarra, in Irak, nel 1971. Alto solo un metro e 65 è sempre stato più un teologo che un combattente. Nel 2004 gli americani, dopo l\\\\\\\'invasione dell\\\\\\\'Irak e l\\\\\\\'inizio dalla guerriglia, lo avevano messo dietro le sbarre a camp Bucca per poi rilasciarlo 10 mesi dopo considerandolo «un prigioniero di basso livello». In realtà al Baghdadi ha fatto carriera fra i tagliagole di Al Qaida in Mesopotamia del super terrorista Abu Musab al Zarqawi prendendo il suo posto quando gli americani lo hanno ucciso. Dai resti di Al Qaida in Irak è nato lo Stato islamico in Siria. L\\\\\\\'unica apparizione pubblica del Califfo, completamente vestito di nero, è avvenuta sul pulpito della moschea Al Nouri a Mosul oggi circondata dall\\\\\\\'esercito iracheno, che ha quasi liberato la città. Gli Usa hanno messo 25 milioni di dollari di taglia sulla testa di al Baghdadi soprannominato l\\\\\\\'«invisibile» per le rare apparizioni e fotografie recenti. La sua morte, se confermata, ha un enorme valore simbolico al terzo anniversario della proclamazione del Califfato. Lo Stato islamico sta perdendo la guerra, ma è come un\\\\\\\'Idra dalle mille teste: tagli quella di al Baghdadi e ne spuntano subito altre.
[continua]

video
23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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09 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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