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05 dicembre 2017 - Interni - Italia - Il Giornale
L’ultima frontiera del ridicolo: guerra ai gadget della X Mas
Fausto Biloslavo
La crociata contro simboli nazifascisti, veri o presunti, e possibilmente collegati alle forze armate è iniziata a fine novembre a La Spezia. Un consigliere comunale, ex Rifondazione comunista, ha presentato una mozione contro i pericolosissimi souvenir della Decima flottiglia Mas in vendita al museo navale di La Spezia della Marina militare. Dallo Stato maggiore a Roma giurano che «il punto di vendita non era adeguato e così abbiamo deciso di rescindere il rapporto a settembre in tempi non sospetti». Il gestore della rivendita, Stefano Tonelli, che non ha alcuna simpatia fascista, racconta al Giornale una versione diversa: «Per colpa della mozione la Marina mi ha chiesto di levare i gadget della X Mas. Li vendevo da 4 anni senza particolari problemi». E aggiunge: «C\'erano già state delle polemiche e avevo autonomamente ridotto ad una sola vetrina su sei i gadget della Decima. Quando mi hanno detto di togliere pure quella ho preferito andarmene prima della scadenza del contratto a fine anno».
Massimo Lombardi della lista di sinistra «Spezia bene comune» ribadisce nella mozione che il Comune ha fatto richiesta «della Medaglia d\'Oro al Valor Militare per Attività Partigiana» esaltando la resistenza durante la seconda guerra mondiale. Per questo motivo si è scagliato contro i gadget della X Mas «che aderì alla Repubblica sociale italiana e combattè con i nazisti contro i patrioti partigiani italiani». Lombardi chiedeva al ministro della Difesa di «ordinare l\'immediato divieto di vendita e la rimozione immediata dei souvenir». Come di fatto è avvenuto.
Peccato che la decima Mas fosse un\'unità della regia Marina costituita nel 1939, con radici nella prima guerra mondiale, che ha schierato eroi di guerra come Teseo Tesei. Non solo: una parte degli incursori si unirono ai cobelligeranti del sud al fianco degli alleati compreso Luigi Durand De La Penne, medaglia d\'oro per l\'ardita impresa contro la flotta britannica ad Alessandria. E il reparto ispirò dopo la guerra la nascita dei Comsubin, gli attuali corpi speciali della Marina. «A parte l\'ignoranza storica non sanno come occuparsi dei problemi attuali delle persone se decidono di gettare fango su un reparto che ha dato la vita all\'Italia con imprese eroiche al di là dell\'adesione alla Rsi» spiega a il Giornale, Pierluigi Peracchini, sindaco di centrodestra a La Spezia. «Cercano un fantasma che non esiste perchè stanno perdendo terreno - sottolinea il primo cittadino - L\'obiettivo vero siamo noi del centrodestra, che guardiamo ai problemi dell\'oggi e non certo al passato».
La crociata contro i gadget della X Mas ha sollevato l\'indignazione del senatore Mario Mauro, ministro della Difesa del governo Letta di centrosinistra: «Perchè queste ricorrenti notizie che paventano collegamenti fra le forze armate e la destra estrema? Il Pd e una sinistra divisa evocano il ritorno al fascismo attraverso fake news per fini puramente elettorali. Come ex ministro della Difesa dico giù le mani dalle forze armate».
[continua]

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Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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30 aprile 2020 | Tg5 | reportage
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Fausto Biloslavo TRIESTE - “Per noi in prima linea c’è il timore che il ritorno alla vita normale auspicata da tutti possa portare a un aumento di contagi e dei ricoveri di persone in condizioni critiche” ammette Gianfranco, veterano degli infermieri bardato come un marziano per proteggersi dal virus. Dopo anni in pronto soccorso e terapia intensiva lavorava come ricercatore universitario, ma si è offerto volontario per combattere la pandemia. Lunedì si riapre, ma non dimentichiamo che registriamo ancora oltre 250 morti al giorno e quasi duemila nuovi positivi. I guariti aumentano e il contagio diminuisce, però 17.569 pazienti erano ricoverati con sintomi fino al primo maggio e 1578 in rianimazione. Per entrare nel reparto di pneumologia semi intensiva respiratoria dell’ospedale di Cattinara a Trieste bisogna seguire una minuziosa procedura di vestizione. Mascherina di massima protezione, tuta bianca, copri scarpe, doppi guanti e visiera per evitare il contagio. Andrea Valenti, responsabile infermieristico, è la guida nel reparto dove si continua a combattere, giorno e notte, per strappare i contagiati alla morte. Un grande open space con i pazienti più gravi collegati a scafandri o maschere che li aiutano a respirare e un nugolo di tute bianche che si spostano da un letto all’altro per monitorare o somministrare le terapie e dare conforto. Un contagiato con i capelli grigi tagliati a spazzola sembra quasi addormentato sotto il casco da marziano che pompa ossigeno. Davanti alla finestra sigillata un altro paziente che non riesce a parlare gesticola per indicare agli infermieri dove sente una fitta di dolore. Un signore cosciente, ma sfinito, con i tubi dell’ossigeno nel naso è collegato, come gli altri, a un monitor che segnala di continuo i parametri vitali. “Mi ha colpito un paziente che descriveva la sensazione terribile, più brutta del dolore, di non riuscire a respirare. Diceva che “è come se mi venisse incontro la morte”” racconta Marco Confalonieri direttore della struttura complessa di pneumologia e terapia intensiva respiratoria al dodicesimo piano della torre medica di Cattinara. La ventilazione non invasiva lascia cosciente il paziente che a Confalonieri ha raccontato come “bisogna diventare amico con la macchina, mettersi d’accordo con il ventilatore per uscire dal tunnel” e tornare alla vita. Una “resuscitata” è Vasilica, 67 anni, operatrice di origine romena di una casa di risposo di Trieste dove ha contratto il virus. “Ho passato un inferno collegata a questi tubi, sotto il casco, ma la voglia di vivere e di rivedere i miei nipoti, compreso l’ultimo che sta per nascere, ti fa sopportare tutto” spiega la donna occhialuta con una coperta sulle spalle, mascherina e tubo per l’ossigeno. La sopravvissuta ancora ansima quando parla del personale: “Sono angeli. Senza questi infermieri, medici, operatori sanitari sarei morta. Lottano ogni momento al nostro fianco”. Il rumore di fondo del reparto è il ronzio continuo delle macchine per l’ossigeno. L’ambiente è a pressione negativa per aspirare il virus e diminuire il pericolo, ma la ventilazione ai pazienti aumenta la dispersione di particelle infette. In 6 fra infermieri ed un medico sono stati contagiati. “Mi ha colpito la telefonata di Alessandra che piangendo ripeteva “non è colpa mia, non è colpa mia” - racconta Confalonieri con il volto coperto da occhialoni e maschera di protezione - Non aveva nessuna colpa, neppure sapeva come si è contagiata, ma si struggeva per dover lasciare soli i colleghi a fronteggiare il virus”. Nicol Vusio, operatrice sanitaria triestina di 29 anni, ha spiegato a suo figlio che “la mamma è in “guerra” per combattere un nemico invisibile e bisogna vincere”. Da dietro la visiera ammette: “Me l’aspettavo fin dalla prime notizie dalla Cina. Secondo me avremmo dovuto reagire molto prima”. Nicol racconta come bagna le labbra dei pazienti “che con gli occhi ti ringraziano”. I contagiati più gravi non riescono a parlare, ma gli operatori trovano il modo di comunicare. “Uno sguardo, la rotazione del capo, il movimento di una mano ti fa capire se il paziente vuole essere sollevato oppure girato su un fianco o se respira male” spiega Gianfranco, infermiere da 30 anni. Il direttore sottolinea che “il covid “cuoce” tutti gli organi, non solo il polmone e li fa collassare”, ma il reparto applica un protocollo basato sul cortisone che ha salvato una novantina di contagiati. Annamaria è una delle sopravvissute, ancora debole. Finalmente mangia da sola un piattino di pasta in bianco e con un mezzo sorriso annuncia la vittoria: “Il 7 maggio compio 79 anni”.

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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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