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Reportage
02 febbraio 2018 - Controstorie - Egitto - Il Giornale
“Mio marito trucidato Vivo nel terrore ma vado ancora in Chiesa”
«Uno dei miei gemelli di 8 anni si è messo a correre passando vicino al terrorista suicida. Un angelo lo ha protetto», ricorda Gihen Gergis Basiri con lo sguardo triste e la voce rotta dall\\\'emozione. La vedova cristiana ha perso il marito, davanti ai suoi occhi, lo scorso anno, quando un terrorista dello Stato islamico ha seminato morte e terrore davanti alla chiesa di San Marco, la più antica di Alessandria. La domenica delle Palme, l\\\'obiettivo fallito delle bandiere nere era uccidere il Papa ortodosso, Tawadros II, che guida la maggioranza dei cristiani d\\\'Egitto. Gihen è vestita di nero e non muove bene un braccio disarticolato dall\\\'esplosione. La sopravvissuta racconta il «martirio» del marito nella stessa chiesa dove l\\\'attentato suicida ha falciato 16 egiziani fra guardie di sicurezza e cristiani compresi bambini. Al suo fianco i due gemelli, Fedi, che significa Salvatore, illeso per miracolo, e Bishoi, che ha cercato di aiutare la madre sanguinante subito dopo l\\\'esplosione.
Cosa è successo la domenica delle Palme?
«La chiesa era stracolma con tanti fedeli all\\\'esterno. Il patriarca ci aveva appena benedetto. Ogni anno, alla fine della funzione, ci ritroviamo con i familiari più stretti al negozio di articoli religiosi non lontano dal cancello d\\\'ingresso della chiesa».
Ricorda qualcosa del terrorista, che si è fato esplodere proprio al controllo di sicurezza?
«Solo che Fedi, uno dei miei figli si è messo a correre passandogli vicino. Sono convinto che il suo angelo custode lo abbia protetto. Poco dopo il terrorista si è fatto saltare in aria, ma il bambino era già lontano. Meno di un minuto prima sarebbe stato dilaniato».
Ci descrive il momento dell\\\'attentato?
«Ricordo un boato fortissimo, tanto fumo e che sono stata scaraventata dalla forza dell\\\'esplosione verso la scalinata della chiesa. Mio marito Ibrahim un attimo prima camminava non molto lontano. Tutto attorno era un massacro: cadaveri fatti a pezzi e feriti che urlavano».
E suo marito?
«A un certo punto mi sono accorta che era disteso davanti a me. Sotto la testa aveva del sangue, i vestiti erano bruciacchiati. Non si muoveva, ma pensavo fosse solo ferito».
E lei era sta colpita?
«Non capivo nulla, ma il braccio era fuori posto. Una scheggia mi ha ferito la guancia e un\\\'altra si è conficcata nella schiena».
Fedi si è salvato per miracolo. E il suo fratello gemello?
«Bishoi era incolume, ma aveva la testa appoggiata a una colonna della chiesa e invocava Dio urlando: Perché hai preso mio padre e mia madre?. Poi si è reso conto che ero ancora viva. Allora è corso cercando la mia borsa per recuperare il cellulare e chiamare aiuto».
Chi l\\\'ha portata in salvo?
«Mina, il figlio più grande, è arrivato di corsa e mi ha caricato sull\\\'ambulanza. È stato lui a recuperare il cadavere del padre. Ho sempre sperato che Ibrahim fosse sopravvissuto. Mi hanno detto la verità quando sono uscita dalla terapia intensiva. E sono rimasta come paralizzata».
Va ancora a messa?
«Ci colpiscono perché siamo cristiani. Per questo, anche se vivo nel terrore dopo l\\\'attentato, continuo ad andare in chiesa».
Fausto Biloslavo
[continua]

video
23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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[altri video]
radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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