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Intervista
28 marzo 2018 - Attualità - Russia - Il Giornale
“I rapporti sono peggiorati ma le ritorsioni si fermeranno”
Fausto Biloslavo
Sergio Romano autore di Putin e la ricostruzione della grande Russia edito da Longanesi ed ex ambasciatore a Mosca ai tempi dell\'Urss è un fine analista della geopolitica.
Come giudica le 150 espulsioni dell\'Occidente?
«Sono piuttosto sorpreso dal fatto che tutto questo sia accaduto in seguito al tentato omicidio dell\'ex agente doppio russo in Gran Bretagna ancora avvolto da una serie di dubbi e incertezze. Sembra che il governo britannico abbia comunicato delle informazioni sul caso ai governi alleati, ma non sono state rese pubbliche. In definitiva abbiamo preso una decisione molto forte in un quadro non ancora chiaro».
Con l\'espulsione dei diplomatici russi e la ritorsione siamo sull\'orlo di una nuova guerra fredda?
«È un segnale forte del peggioramento dei rapporti fra Paesi. La guerra fredda ha una pessima fama, ma in realtà è uno dei periodi più pacifici della storia europea perché il ricorso all\'arma nucleare era considerato un rischio da evitare a tutti i costi. Ho l\'impressione che adesso ci sia una maggiore propensione al rischio rispetto al passato».
Cosa pensa del caso Skripal?
«Ho letto che qualche mese fa aveva scritto una lettera a Putin chiedendo in qualche modo di essere riabilitato. Sembrava una specie di ritorno all\'ovile. L\'impressione è che i servizi inglesi e quelli russi continuino ad avere qualche conto da regolare».
Mosca come reagirà?
«Prenderanno delle misure di ritorsione, ma penso che non vogliano alzare il livello dello scontro fino al punto in cui diventa incontrollabile. In linea di massima le espulsioni sono sempre bilanciate. Per tante ragioni, a cominciare dalla lotta contro il terrorismo islamista nemico comune, da una parte e dall\'altra dovranno tornare al dialogo. Penso che Putin sia l\'uomo adatto perché ha i piedi per terra ed è realista».
Chi nella nostra ambasciata deve temere di tornare a casa?
«Vedremo se lo fanno. Non sono certo che abbiano intenzione di estendere la rappresaglia a tutti gli alleati degli inglesi e degli Usa».
Lei era ambasciatore a Mosca. Come funzionano le espulsioni dietro le quinte?
«Alla persona espulsa si comunica che deva lasciare il Paese entro 48 ore o una settimana. Il numero di giorni concessi prima della partenza è un\'indicazione del peso che vogliono dare. Se sono veramente arrabbiati concedono solo 48 ore».
Cosa pensa dell\'innamoramento di molti in Occidente verso Putin, eletto di nuovo presidente?
«Questo fenomeno particolarmente visibile fra i sostenitori dei partiti nazionalisti e populisti è collegato alla perdita di credibilità della democrazia rappresentativa in crisi. In pratica è cresciuto in molti Paesi non soltanto europei, l\'idea che il parlamentarismo non risponda alle esigenze di una società moderna. Spero che sia un\'analisi sbagliata, ma l\'effetto è che si guarda con una certa simpatia ai regimi dove l\'uomo forte ha la necessaria autorità».
Il braccio di ferro è scaturito anche per altri motivi, come il successo dei russi in Siria?
«In un certo senso sì. Il successo di Putin in Siria è stato visto con dispetto, fastidio e irritazione dai Paesi che avevano scommesso sull\'eliminazione del regime di Bashir al Assad».
L\'obiettivo del nuovo scontro con l\'Occidente sono pure i mondiali di calcio in Russia?
«Volendo penalizzare un Paese lo si priva del successo del grande evento sportivo, come accadde per il boicottaggio delle Olimpiadi a Mosca ai tempi dell\'invasione sovietica dell\'Afghanistan nel 1979. Però è vero anche il contrario: un evento sportivo può essere l\'occasione di rappacificazione, come è capitato di recente con i giochi olimpici invernali e la Corea del Nord. Ai mondiali possiamo dare uno schiaffo alla Russia, ma anche dire facciamo la pace».
È possibile uno strappo dell\'Italia sulle sanzioni alla Russia, che danneggiano la nostra economia?
«L\'Italia non è sola su questo tema. Il nuovo ministro degli Esteri tedesco si è espresso molto criticamente sulle sanzioni. Il prossimo governo italiano può creare un rapporto con altri Paesi per convincere le nazioni in disaccordo, che queste sanzioni sono dannose».
[continua]