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15 maggio 2019 - Attualità - Stati Uniti - Il Giornale
Gli Usa e la sfida all’Iran “Pronti 120mila soldati” Trump nega. fake news
Fausto Biloslavo
Gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare 120mila soldati in Medio Oriente per i venti di guerra con l\'Iran. Il presidente americano Donald Trump smentisce alla sua maniera la rivelazione del New York Times sostenendo che, se volesse farlo, «manderebbe molte più truppe».
E i venti di guerra con l\'Iran sono stati al centro dei colloqui fra il segretario di Stato, Mike Pompeo, con il ministro degli Esteri russi Serghei Lavrov, ieri a Sochi. Poi era previsto anche un incontro con il presidente Vladimir Putin.
Nonostante Trump abbia bollata come fake news la notizia dei 120mila uomini da inviare in Medio Oriente, giovedì si è incontrato con il segretario alla Difesa, Patrick Shanahan e i vertici militari dell\'intelligence sulla sfida con l\'Iran. E si è parlato, secondo il New York Times, dei piani, per ora solo sulla carta, di dispiegamento di truppe in poche settimane, se gli iraniani colpissero obiettivi americani o riprendessero l\'arricchimento dell\'uranio. Il vero stratega della prova di forza con il regime degli ayatollah è il falco John Bolton, consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente.
In realtà la Casa Bianca, a cominciare dalla Siria, aveva previsto un disimpegno dal Medio Oriente, ma la sfida con l\'Iran potrebbe cambiare i piani. Recenti informazioni di intelligence hanno messo in allarme sulla possibile attivazione da parte di Teheran dei suoi giannizzeri in Medio Oriente. Ieri la milizia sciita Houti, che combatte nello Yemen contro i governativi appoggiati dall\'aviazione saudita, ha rivendicato l\'attacco con dei droni esplosivi ad una stazione di pompaggio del petrolio di Riad. Domenica quattro petroliere sono state misteriosamente sabotate nello stretto di Hormuz, la via giugulare del greggio. 
Trump ha avvertito che l\'Iran «soffrirà molto» in caso di attacchi. La Casa Bianca ha già ordinato l\'invio di una portaerei, con il suo gruppo di battaglia nel Golfo Persico e ulteriori missili Patriot nella regione. I B 52 sono atterrati nella base Al Udeid nel Qatar, ma esiste anche un piano di guerra elettronica, nome in codice, «Nitro Zeus» che prevede solo pesanti attacchi informatici contro le maggiori città iraniane ed i centri di comando e controllo.
Le mosse militari e diplomatiche della presidenza Trump sono allineate con Israele e con gli alleati sauditi, che vedono il regime degli ayatollah come fumo negli occhi. 
La brigata Al Qods, costola dei Pasdaran specializzata nelle operazioni all\'estero, è in stato di allerta. L\'arma più insidiosa degli ayatollah sono i gruppi armati disseminati in mezzo Medio Oriente. La Jihad palestinese a Gaza, appoggiata da Teheran, ha fatto sapere che la guerra scoppierà in estate e sarà totale. Gli Houti stanno già colpendo i sauditi. Le Forze popolari, la milizia sciita irachena, è stata mobilitata. Anche l\'Afghanistan è un fronte di battaglia. Soprattutto la provincia occidentale confinante con l\'Iran, dove alcuni gruppi di insorti sono infiltrati dai Pasdaran. A Herat abbiamo ancora 800 soldati italiani. In caso di escalation le nostre truppe, un migliaio di uomini, sono a rischio pure in Libano anche se portano i caschi blu dell\'Onu. Il partito armato sciita Hezbollah, al governo a Beirut, è la formazione più forte dei giannizzeri dell\'Iran. In caso di conflitto lancerebbero una valanga di missili su Israele, che risponderebbe duramente. 
Per capire fino a che punto può scherzare con il fuoco, la Casa Bianca ha inviato in Russia il segretario di Stato. Mosca spera in una soluzione pacifica con l\'Iran e nell\'incontro a Sochi si è parlato anche di Siria, Venezuela e Nord Corea. Pompeo, pur ribadendo che gli Stati Uniti «non vogliono un guerra con l\'Iran» ha ribadito che «risponderemo in modo appropriato se saranno attaccati i nostri interessi».