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Reportage
16 marzo 2022 - Esteri - Ucraina - Panorama
Mastini della resistenza
La macchina con gli uomini armati è l’unica che percorre il viale principale ad un passo da piazza Maidan, il centro di Kiev. Davanti al municipio protetto da sacchetti di sabbia, come nella seconda guerra mondiale, inchioda e scendono un paio di patrioti della resistenza ucraina con la fascia gialla sul braccio e due stranieri. “Abbiamo visto la scritta press sul giubbotto antiproiettile. Mi chiamo Jordan e sono un volontario canadese, che lavora per una compagnia militare privata” esordisce un giovane venuto a combattere i russi. Non un volontario fai da te, ma un professionista della compagnia militare privata Northstone security con sede in Ontario. La società mette a disposizione “esperti di anti terrorismo, operazioni speciali, addestramento, preparazione medica”.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, firma il 27 febbraio un decreto per “formare una brigata internazionale che sostenga la resistenza contro gli occupanti russi”. Ambasciate e consolati all’estero possono arruolare i volontari stranieri che vogliono combattere per l’Ucraina facilitando il loro arrivo, come ai tempi della brigata internazionale della guerra civile spagnola del 1936.
“I mercenari stranieri che operano in Ucraina saranno perseguiti e non otterranno lo status di prigionieri di guerra” sentenzia il ministero della Difesa russo. In pratica, se catturati, potrebbero pure venire passati per le armi.
Il 10 marzo i canadesi dopo aver recuperato in Polonia un carico di attrezzatura militare sono fermi a Zhytomor, poco più di 100 chilometri da Kiev.
Un loro compatriota è già una leggenda. Wali, nome di battaglia, è diventato famoso in Afghanistan come cecchino del 32° Reggimento reale. Il canadese ha combattuto anche al fianco dei curdi in Siria e in Iraq. Wali detiene il record mondiale per avere ucciso ad una distanza di oltre tre chilometri. “Mi metto a disposizione perché questa gente vuole essere europea e non sotto il giogo di Mosca” ha dichiarato una volta giunto in Ucraina. Un altro canadese, il comico Anthony Walke, è pure arrivato in Europa orientale per arruolarsi a Kiev.
Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, parla di “circa 20 mila volontari stranieri, principalmente europei”. Un numero sicuramente esagerato, ma sono tanti gli ucraini con un altro passaporto, i polacchi, i baltici. Non mancano 200 volontari croati, che hanno sollevato le ire del Cremlino con tanto di convocazione dell’addetto militare dell’ambasciata a Mosca.
“La maggioranza di chi sa usare veramente le armi è composta da tedeschi e americani. Al momento ho visto una cinquantina di professionisti già in Ucraina. Poi sono tanti i potenziali volontari in attesa al confine polacco” sostiene Jordan. Il governo inglese ha dato il via libera a chi vuole arruolarsi con la brigata internazionale, ma per altri paesi, compresa l’Italia, combattere all’estero è un reato.  
Florent Coury, manager internazionale di professione, francese di Bruxelles, che parla bene l’italiano è stato fra i primi ad arrivare, ma una volta al fronte si è beccato la polmonite. “Sono stato evacuato per motivi di salute” ha scritto via whatsapp a Panorama.  Su Facebook la pagina degli aspiranti volontari francesi ha raccolto 8mila adesioni in poche ore dopo l’invasione russa del 24 febbraio.
Anche gli italiani sono attirati dalla lotta contro Mosca. Un ex legionario, che però non ha superato due anni di ferma, è partito addirittura dalla Bolivia arrivando a Milano per recarsi al consolato ucraino a firmare i moduli di arruolamento. “Cinque italiani, ex militari, vogliono unirsi a noi per addestrare i volontari e aiutare gli ucraini a difendere la libertà” rivela Mamuka Mamulashvili, il comandante della Legione georgiana, che ha attirato anche i canadesi. Bandiera bianca con il muso di un lupo feroce in mezzo è un gruppo paramilitare che combatte da tempo sul fronte del Donbass. La Legione è diventata internazionale con l’arrivo di americani, inglesi, albanesi, azeri e anche un indiano. Molti sono ex soldati e fra i georgiani alcuni non si fanno fotografare perché, ammettono gli stessi combattenti, “sono ricercati dall’Fsb”, i servizi segreti russi. A Kiev, nella loro base dove sventolava la bandiera americana prima della guerra, c’è anche il californiano William che si copre il volto con una sciarpetta militare. “La Legione recluta in tutto il mondo. Ero un paramedico nell’esercito Usa che ha servito all’estero” spiega l’americano. L’Srv, i servizi di intelligence russi all’estero puntano il dito soprattutto contro Stati Uniti e Inghilterra che starebbero utilizzando come \"base logistica la Polonia\" per \"trasferire\" in Ucraina \"armi e combattenti terroristi stranieri, compresi alcuni dal Medio Oriente”.
Negli otto anni di guerra nel Donbass una cinquantina di italiani hanno imbracciato le armi da una parte e dall’altra. Il più famoso e ricercato dalla giustizia è Andrea Palmeri, soprannominato “generalissimo” al fianco dei filo russi. L’Ucraina ha attirato l’estrema destra solitamente divisa fra Casa Pound con simpatie per gli ucraini e Forza nuova per l’altra parte della barricata. Non sono mancati i nostalgici del comunismo come Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo, “internazionalista antifascista impegnato a lottare contro le ingiustizie nel mondo”, che si è schierato con i filo russi.  
I nemici giurati del Cremlino, che hanno aperto le proprie fila ai volontari, sono i reparti ultranazionalisti come il battaglione Azov, adesso reggimento co 2500 uomini, accusati di essere filo nazisti. In una delle sue basi a Kiev, il giovane portavoce laureato in storia, Danylo Brusov, spiega che “questo è un centro di addestramento e reclutamento. Accettiamo volontari da tutto il mondo e anche gli italiani sono i benvenuti, ma devono avere esperienza militare”. Fuori suona la sirena dell’allarme aereo e si avvicina sempre più il boato dell’artiglieria sul fronte nord della capitale. Azov, che usa una specie di runa come simbolo, è integrato nella Guardia nazionale e combatte sul fronte di Mariupol. Brusov, in tenuta di combattimento e kalashnikov a tracolla, rivela che il 4 marzo sul fronte di Bucha sfondato dai russi “è caduto il primo straniero fra le nostre fila, il bielorusso Ilya “Litvin””.
Uno dei fondatori di Azov, Sergei Korotkikh, soprannominato il “nostromo” ha formato un altro reparto che si chiama “Squalo” composto quasi completamente da stranieri. Panorama lo incontra nel bunker di un albergo requisito per la nuova unità. Armi anticarro, fucili di precisione, reclute che riempiono caricatori, Korotkikh, barbetta ben curata, va orgoglioso della sua pistola dorata nella fondina di coccodrillo, animale che sostiene di avere ucciso con le sue mani. Nato a Togliattigrad e poi cresciuto in Bielorussia è uno dei capi militari che il Cremlino vuole spazzare via per “denazificare” l’Ucraina. “Con me ci sono diversi russi e bielorussi, oppositori del regime di Putin - spiega - Nel 2014, quando comandavo il reparto esploratori del battaglione Azov, avevo diversi italiani, compresi cecchini. Nuovi volontari stanno arrivando e una cinquantina sono già a Leopoli (nell’ovest del paese nda) pronti ad unirsi alla resistenza. Ovviamente gli italiani sono i benvenuti”. Il “nostromo” accetta “solo volontari con esperienza militare capaci di utilizzare le numerosi armi che stiamo ricevendo dall’Europa”. E sul presidente russo ribalta la frittata: “Ha perso il senno e accusa chi lo combatte di nazismo invocando la seconda guerra mondiale. E’ Putin ad essere come Mussolini”.
Fausto Biloslavo
[continua]

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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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