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Reportage
01 marzo 2011 - Esteri - Libia - Il Giornale |
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| Scatta la caccia ai neri: "Sono tutti mercenari" |
Tripoli - Qualcuno viene bastonato o fatto prigioniero dai ribelli con l'accusa di essere un mercenario al soldo di Gheddafi. Altri sono veramente arruolati dal regime per combattere i rivoltosi, ma a forza. Quasi tutti vengono depredati quando cercano di scappare dall'inferno libico. Nel marasma della lotta al Colonnello ne fanno le spese gli immigrati che vengono dall' Africa nera. Non che prima della crisi i libici li trattassero con i guanti bianchi, ma le centinaia di migliaia di persone di colore che vivono nel Paese lavorando o cercando un barcone per l'Europa sono terrorizzate.
«Vengo dalla Nigeria e in un distretto di Tripoli i manifestanti ci hanno bastonato dicendo che siamo neri e quindi mercenari di Gheddafi. Noi combattiamo per la sopravvivenza non per il regime» rivela Ibraham Aisagbonhi, 27 anni, che ci prega di non fotografarlo. Il vescovo di Tripoli, Giovanni Martinelli, conferma che «questi disgraziati hanno paura. Sta prendendo piede il pregiudizio che africano significa mercenario». In molti casi il padrone di casa libico sbatte fuori gli inquilini di colore perchè teme rappresaglie se vincessero i ribelli.
Alla messa di domenica, nella cattedrale di Tripoli, sono accorsi circa duemila di eritrei. «Si era sparsa la voce che potevamo aiutarli a lasciare il Paese » spiega il vescovo. Gli fa eco il nunzio apostolico della Libia, Tommaso Caputo, che lancia un appello: «Qualche governo si occupi dell' evacuazione dalla Libia e accolga come rifugiati le migliaia di eritrei che a Tripoli si trovano in una gravissima situazione. Non hanno punti di riferimento e nel contesto attuale sono i più abbandonati».
Per ora il vescovo spera di mandare in Italia 54 rifugiati eritrei, non appena il Viminale darà il via libera con una procedura d'emergenza. «Ho dato la priorità a donne e bambini» sottolinea Martinelli che li sta accogliendo nella cattedrale.
La situazione sembra anche peggiore per altri africani, che rischiano di rimanere intrappolati fra due fuochi, come racconta John Esa, 24 anni. Lo troviamo nel marasma dell'aeroporto, dove migliaia di immigrati intasano lo scalo in cerca di un volo per scappare. «Il secondo giorno della rivolta sono piombati in casa dei soldati e hanno preso mio fratello con altri nigeriani- racconta l'immigrato che viveva a Tripoli - . Ci ho parlato l'ultima volta sul telefonino da un campo militare, dove l'avevano portato per fargli indossare una divisa e obbligarlo a combattere. Poi non ho saputo più nulla». Da un suo amico di Bengasi, dall'altra parte della barricata, ha sentito la storia di un gruppo di nigeriani e un africano del Ghana arrestati dai ribelli perchè sono 'neri'. In realtà volevano solo fuggire in Egitto. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati centomila immigrati sarebbero scappati dalle violenze. «Secondo i capi tribù della Libia orientale (persa da Gheddafi, nda) gli africani vengono trattati con sospetto a causa delle notizie di impiego di mercenari da parte del governo», denuncia l'agenzia dell'Onu.
Ad Al Zawia, in mano ai ribelli, uno dei soldati preso prigioniero ha la pelle scura come la pece. «Quando l'ho visto è venuto pure a me il sospetto che fosse di un altro Paese. Poi gli ho parlato riconoscendo l'accento libico» racconta Osama, una delle guide del ministero dell'informazione che ci ha scortato nella roccaforte ribelle. Alcuni rivoltosi tentavano si spacciarlo per mercenario, ma gli stessi capi hanno ammesso che si chiama Salim Abi Salim ed è nato a Murzuk, nel sud della Libia.
Due giorni fa siamo stati insultati per strada da un avvocato con la pelle scura: «Dite ad Al Jazeera che esistono libici neri e non sono mercenari».
Nel caos dell'aeroporto le famiglie di colore in fuga sono tante. Scappano anche gli immigrati regolari, come Ben, un ingegnere che lavorava a Tripoli. «Dall'inizio della rivolta la situazione è precipitata racconta il nigeriano - : bande di giovani entrano in casa e ti rapinano approfittando della confusione. Se non gli consegni tutto quello che hai ti becchi una coltellata ». |
| [continua] |
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video
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03 aprile 2011 | TGCOM | reportage
Tripoli, il reportage
Tripoli, il reportage
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22 marzo 2011 | Pomeriggio Cinque | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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26 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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radio

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02 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento |
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?
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06 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento |
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento |
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora
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