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23 marzo 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Lo sconcerto dei generali: “Leoni guidati da agnelli”
«Pronto generale?». Dall'al­tra parte della linea c'è un atti­mo di silenzio. Poi l'alto ufficia­le in servizio sbotta: «Non più. Dopo quello che è accaduto ieri con i marò mi sento come se fos­si­stato degradato e radiato dal­le forze armate. Non ho paro­le ». Il triste sfogo di un alto uffi­ciale, che ne ha viste tante, sul rientro in India di Massimilia­no Latorre e Salvatore Girone, ordinato dal governo, è solo la punta di un iceberg.
La rabbia nelle forze armate sta esplodendo. La rappresen­tanza dei marinai in armi espri­me «lo sconcerto e il disorienta­mento del personale della M­ari­na di ogni grado e ruolo in meri­to al destino di Latorre e Girone
 che stanno rientrando in In­dia ». Secondo il Cocer Marina «alla fermezza di un Paese stra­niero le nostre massime istitu­zioni non hanno saputo reagire con la stessa fermezza e deter­minazione ».
Le reazioni dei militari in ser­vizio sono pesanti. Sui social network un giovane ufficiale di Marina si chiede: «Qualcuno aveva detto 'sciogliamo il fioc­co giallo'? ». Il simbolo di solida­rietà lanciato dai marinai, che è stato riposto dopo l'11 marzo, quando il governo aveva deciso di non rimandare in India i due marò. La prima risposta di un al­tro ufficiale è lapidaria: «È anco­ra un altro 8 settembre » in riferi­mento al 1943 quando abbia­mo cambiato fronte.
Nel tam tam dei marinai la fra­se più gettonata è ripresa da un famoso film: «Non ho mai visto tali leoni guidati da simili agnel­li ». Lo stesso ammiraglio Giu­seppe De Giorgi, Capo di stato maggiore della Marina, ha ap­preso la notizia dell'inversione ad U governativa dalle agenzie. «È incazzato nero» sostiene chi
 l'ha incontrato.
L'ammiraglio Giuseppe Ler­tora, che non è più in servizio, ma ha avuto al suo comando La­torre e Girone rivela che allo «scalo negli Emirati arabi, pri­ma di volare a Delhi, i fucilieri erano demoralizzati e amareg­giati. Avrebbero non voluto par­tire, ma diciamo che li hanno “spintaneamente” convinti». Secondo Lertora è «una Capo­retto che si poteva benissimo evitare».
Chi ha combattuto in Afgha­nistan parla con disgusto di
 «de­cisioni prese da pagliacci». Un altro veterano si chiede: «Andia­mo in prima linea e questo è il ringraziamento?». Un ufficiale superiore tocca il tasto più deli­cato: «Il sentore generale è che il destino dei due marò domani può capitare a ciascuno di noi che porta le stellette. Il governo con l'avallo del Parlamento ci manda in Afghanistan, in Mali o chissà dove in futuro. Se suc­cede qualcosa, come nel caso di Latorre e Girone, lo stato non mi tutela, come altre nazioni. Nel giro di dieci giorni hanno preso, sulla pelle dei marò, due decisioni una contraria dell'al­tra ». Molti militari sentono sul collo le preoccupazioni delle fa­miglie: «Come possiamo parti­re tranquilli? Con il timore dei nostri cari che in caso di inci­dente verremo giudicati non in Italia, ma in un altro paese?».
Le voci fuori dal coro sono po­che. Un alto ufficiale della Mari­na spiega al
 Giornale che «ri­mandando Latorre e Girone in India si è scelto il male minore». L'ex capo di stato maggiore del­la Difesa, Vincenzo Camporini, ribadisce: «Bisognava mante­nere la parola invece che deci­dere di tenerli in Italia creando vane illusioni e speranze, poi tradite in maniera plateale».
Il più lapidario ed efficace è l'ex generale Mario Arpino: «Siamo di fronte ad una vergo­gna totale ed un danno enorme per tutto il sistema militare. Ci dicono che rimandiamo in In­dia i fucilieri di Marina perché gli indiani hanno dato garanzie che non li condanneranno a morte. Non occorre: li abbiamo già fuciliati noi».
 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

video
08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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radio

26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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