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19 maggio 2019 - Prima - Italia - Il Giornale
Il 2 giugno grillino “per l’inclusione” Militari presi in giro
Il governo più giallo che verde ci ricasca sminuendo il ruolo delle Forze armate o addirittura ridicolizzandole, scatenando una valanga di reazioni dei nostri soldati. Il ministero della Difesa fa sapere che il 2 giugno sarà la festa «dell\\\'inclusione per evidenziare la volontà di non lasciare indietro nessuno, di combattere contro le emarginazioni sociali». In pratica il ministro Elisabetta Trenta rischia di venire scambiata per la responsabile delle Politiche sociali, come (...)
(...) se le nostre Forze armate fossero una specie di banda di boy scout più simile alla Croce rossa che a soldati in armi per difendere la Patria e combattere nelle «guerre» di pace degli ultimi anni.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il giorno prima ha fatto ancora peggio spiegando e sollevando i violini della platea pacifista, che farà comprare cinque fucili in meno per finanziare borse di studio pacifiste. Non una grossa spesa, ma con un effetto simbolico devastante sulla bocca del premier, che ha aggiunto peggiorando la situazione: «Ci saranno cinque nostri che sono senza fucile. E va bene andranno nelle retrovie a parlare di pace. Quindi ringrazio anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta perché ha compreso lo spirito dell\\\'iniziativa».
La Difesa grillina, con l\\\'uscita sul 2 giugno festa buonista per tutti, magari anche per i clandestini che stanno arrivando dalla Libia, non ha ancora capito che le Forze armate non sono una Ong o un\\\'associazione di volontariato. Purtroppo i segnali di questo decadimento si erano già visti il 4 novembre scorso, Festa non solo dell\\\'unità nazionale, ma proprio dei nostri soldati e centenario della vittoria della prima guerra mondiale. Ad onor del vero Trenta aveva cercato di fare passare un video combat per spiegare all\\\'opinione pubblica che i soldati sono addestrati a combattere e non solo a portare caramelle ai bambini. Anche in quell\\\'occasione è intervenuto Palazzo Chigi con una schifosa censura. Il risultato è che nel manifesto ufficiale del 4 novembre i nostri soldati erano praticamente disarmati e simili a una sottospecie di Protezione civile rafforzata. Per il 2 giugno si preparerà anche di peggio, nonostante la medaglia d\\\'oro al valore militare, Gianfranco Paglia, sia corso in difesa del ministro Trenta spiegando che aprirà la sfilata il Gruppo paralimpico della Difesa e poi «dipendenti civili, sindaci, militari appartenenti alla riserva selezionata». Benissimo e nulla di nuovo, ma proprio i militari paralimpici, che in parte conosco di persona, sono stati feriti nella carne e nell\\\'animo sui fronti più duri, come Paglia, combattendo in prima linea. Perché non esaltarne il valore sui campi di battaglia, come i tutti Paesi seri, piuttosto che mescolarli con sindaci, personale civile e così via in nome dell\\\'annunciata «inclusione», che a questo punto potrebbe pure fare sfilare le Ong da sempre antimilitariste? E poi se la Difesa vuole «combattere contro le emarginazioni sociali», che pensi ai tanti militari affetti da stress post traumatico di combattimento, per anni incompresi, abbandonati e solo oggi timidamente recuperati per volontà del ministro Trenta.
La frase di Conte s ha scatenato una valanga di irate proteste: «Bisognerebbe dire al Signor Conte di toglierei fucili a 5 della sua numerosa scorta» oppure a Di Maio «di disarmare cinque soldati che presidiano l\\\'ingresso di casa 24 ore al giorno». E ancora in un crescendo: «Che ci vada lui (Conte) disarmato nelle retrovie a Kabul, a Mogadiscio, a Mosul oppure a Tripoli e Misurata» a parlare di pace.
Fausto Biloslavo
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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