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Articolo
15 giugno 2019 - Prima - Libia - Il Giornale |
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La flotta anti-Salvini è già in mare |
L\\\'ultima trovata dei talebani dell\\\'accoglienza per portare migranti in Italia è una mini flotta di barche a vela. Altre navi, più attrezzate, delle grosse Ong, si dirigono verso Napoli o stanno riprendendo il mare pronte per la «caccia» ai migranti. E nei cieli svolazzano sempre i due velivoli dei Pilotes Volontaires francesi, che decollano da Lampedusa, grazie ai soldi della chiesa evangelica tedesca. Ieri pomeriggio ciondolavano in mezzo al mare fra Malta e Linosa due barche a vela rinominate, non a caso, «Matteo S», in «onore» al ministro dell\\\'Interno italiano e «Sebastian K», il premier dimissionario austriaco altrettanto odiato dai talebani dell\\\'accoglienza. Una terza, Yosefa con bandiera tedesca della Ong Resqship, potrebbe unirsi all\\\'avanguardia in mare della yacht_fleet, l\\\'ultima trovata di talebani dell\\\'accoglienza. Il piano è stato varato da Claud-Peter Reisch, il capitano della Lifeline, la nave dell\\\'omonima Ong tedesca con sede a Dresda sequestrata da mesi nel porto della Valletta a Malta per avere sbarcato illegalmente dei migranti. Il 14 maggio il comandante è stato condannato e ha dovuto pagare una multa di 10mila euro, ma sta tornando alla carica. Sui social della Ong estremista ha addirittura postato le foto dell\\\'evacuazione di Dunkerque, durante la seconda guerra mondiale con 900 piccole imbarcazioni. Oggi vuole applicare la stessa tattica ai migranti. Il piano dovrebbe scattare domani con il probabile dissequestro di nave Lifeline, che avrà «il ruolo di prima soccorritrice». Più che recuperare migranti si tratta di «una manifestazione Yachtfleet nel Mediterraneo centrale» dal 16 al 21 giugno per ribadire che «il salvataggio in mare deve tornare a essere possibile!». Siamo lontani dai fasti del 2017 quando il mare era solcato da 12 navi «umanitarie» e arrivavano 170mila migranti l\\\'anno. Però anche Open arms, dell\\\'omonima Ong spagnola, ha mollato gli ormeggi da Palma di Maiorca e si sta dirigendo verso Napoli per «eventi culturali» pro migranti probabilmente ospitati dal sindaco Luigi de Magistris. «Ci chiamano trafficanti, criminali, scafisti. La verità è che siamo solo cittadini e cittadine, persone normali che combattono per un mondo più giusto» si sfogano sui social i talebani dell\\\'accoglienza. Il governo spagnolo con norme ben più draconiane del decreto Salvini prevede multe salate da 300mila a 900mila euro se Open arms tornerà a recuperare migranti. Un\\\'altra nave «umanitaria», l\\\'Alan Kurdi, è stata rimessa a nuovo a Valencia. Pure questa imbarcazione utilizzata dalla Ong Sea eye, che si vanta di aver fatto sbarcare soprattutto in Italia 14.459 persone, potrebbe tornare in mare a breve. Fonti riservate segnalano che sarebbero in procinto di prendere il largo anche ammiraglie della vecchia flotta del 2017, come nave Aquarius che era gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con Msf. Da gennaio i talebani dell\\\'accoglienza hanno stretto un patto chiamato United4Med. «Un\\\'alleanza che nel momento in cui si voleva desertificare il Mar Mediterraneo mette in moto una flotta solidale europea» aveva annunciato Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio, che per ora è sotto sequestro. Al contrario continuano ad essere operativi per voli di ricognizione i due velivoli Colibrì e Moonbird, che hanno individuato gli ultimi gommoni di migranti sbarcati in Italia dalle Ong. Il paradosso è che decollano da Lampedusa. Le operazioni aeree non costano poco: nel 2018 la cifra stanziata da Sea watch sfiorava i 200mila euro, in gran parte donati dalla Chiesa evangelica tedesca. Una fonte del Giornale in prima linea sul fronte del mare spiega la nuova tattica di attrazione dei migranti. «Ong come Sea watch lanciano sui social l\\\'avviso che stanno arrivando in zona, anche in arabo - spiega la fonte - Dalla Libia ai trafficanti basta aprire su internet l\\\'applicazione Marine traffic e tracciare la posizione Ais della nave. Quando arriva davanti alla spiaggia di partenza lanciano i gommoni». Si prevede un\\\'estate «calda» con una nuova mini flotta di Ong sempre più agguerrita e politicizzata. |
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30 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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12 settembre 2016 | Terra! | reportage
Nella cattiva Sirte
La feroce battaglia per liberare Sirte va avanti da 4 mesi.
L’ex roccaforte dello Stato islamico in Libia, città natale del colonnello Gheddafi, è completamente distrutta dai combattimenti
Dal corridoio umanitario con le bandiere bianche aperto per evacuare le famiglie dei seguaci del Califfo non è passato nessuno
I combattenti di Misurata che stanno conquistando Sirte ci scortano verso il mare per farci vedere le minacce all’Italia
All’interno troviamo giubbotti abbandonati dei miliziani dello stato islamico e anche indicazioni della presenza di combattenti stranieri come questa ricevuta del ministero degli Esteri sudanese, una moneta di 100 dinari tunisini dei volontari jihadisti giunti a Sirte
ed istruzioni sulle granate da mortaio in inglese e francese
Sulle pareti sono rimaste le scritte che inneggiano al Califfato
I segni della battaglia sono ovunque
Sirte era un trampolino di lancio verso l’Italia, come si legge in questo cartello
“Combattiamo in Libia, ma il nostro sguardo è su Roma”
Queste immagini scenografiche delle bandiere nere in Libia sono state trovate a Sirte durante i combattimenti
Uno dei video contiene minacce contro l’Italia e l’Europa di un terrorista ragazzino, Omar al Maghrebi, il marocchino
Nel video compare un veterano della guerra santa che addestra le reclute
Il giovane jihadista minaccia gli “infedeli” promettendo che “verremo da voi per farvi saltare in aria. I vostri corpi esploderanno in mille pezzi”.
La propaganda del Califfo mostra anche una lezione di pronto soccorso per i volontari del terrore africani
Omar il marocchino invita i “fratelli ad indossare le cinture esplosive per Allah e attaccare aeroporti e confini”. E sostiene: “Siamo giunti in Libia, terra del Califfato e siamo pronti a morire”
Durante l’avanzata a Sirte, le truppe governative avrebbero scoperto informazioni inquietanti per il nostro paese
Susyan Abdulla, ufficiale dei “Martiri di Sirte” parla di una lista di jihadisti tunisini dello Stato islamico
In sette sarebbero andati verso l’Italia spacciandosi per migranti
Nei comandi di Sirte appena abbandonati dalle bandiere nere scopriamo nuove scritte,
come questa: “Lo Stato islamico è qui e si espanderà. Con l’aiuto di Allah, nonostante gli infedeli, conquisteremo Roma”
Nelle ultime settimane si è combattuto casa per casa per liberare i quartieri ancora in mano a qualche centinaio di jihadisti
I morti fra le forze libiche sono quasi 500 ed oltre 2500 i feriti.
I combattenti vanno in prima linea con gli orsacchiotti porta fortuna dei figli
e nelle pause della battaglia mangiano maccheroni
L’arma più efficace dei miliziani dello Stato islamico sono gli attacchi suicidi
La densa colonna di fumo nero è il benvenuto nell’ex roccaforte del Califfo
Nonostante l’assedio due attentatori suicidi sono riusciti a farsi esplodere in mezzo alle truppe libiche provocando 13 morti e 59 feriti
Questo combattente indica che le autobombe erano due e ci fa vedere il sangue sul selciato
I seguaci del Califfo non si arrendono e sono decisi a vendere cara la pelle
E al fronte è ancora peggio: l’auto bomba è stata fermata a soli venti metri dalla nostra postazione come si vede in queste immagini
Sirte è ridotta ad un cumulo di macerie fumanti e disabitate
Ad ogni avanzata si scoprono le nefandezze dello Stato islamico come le segrete sotterranee
I prigionieri dormivano su dei pagliericci vivendo in condizioni penose.
I combattenti anti bandiere nere che ci scortano fanno notare i disegni e le frasi dei detenuti sulle pareti delle celle e hanno una piccola finestra per l’aria a livello del terreno
“Sono un cittadino libico - scriveva uno di prigionieri - sono musulmano e non so perché mi hanno arrestato”
Attraversiamo i quartieri di Sirte con i cartelli delle bandiere nere ancora intatti e dalla terra di nessuno un cecchino ci spara due volte: il primo colpo ed il secondo
Il giorno dopo siamo stati colpiti
Nel quartiere 1 i miliziani del Califfo erano ancora annidati in queste case
Si passa attraverso le brecce aperte nei muri per non venir colpiti
Nelle abitazioni devastate sono stati abbandonati i cadaveri dei seguaci dello Stato islamico
Questo è il deposito di viveri delle bandiere nere con pasta italiana, ceci britannici, conserve di pomodoro tunisine e acqua minerale francese
Un combattente ci mostra sul telefonino la città dall’alto e le zone residenziali ancora da liberare
L’ultima spallata per conquistare Sirte è furiosa
Le forze libiche sono una variegata armata Brancalone
Carri armati e blindati avanzano e la fanteria dietro.
Per spostarsi da un palazzo all’altro anche i giornalisti si arrampicano assieme ai combattenti.
Gli aspri scontri durano intere giornate
Ad ogni esplosione i libici esultano gridando “Allah è grande”
Ma i kamikaze contrattaccano, come si è visto nel bagliore alle spalle dei combattenti.
I resti e gli schizzi di sangue del terrorista suicida sono arrivati sopra le nostre teste
Un proiettile jihadista colpisce inutilmente il carro
I feriti più lievi vengono curati in prima linea, ma questo combattente sta morendo dissanguato
L’obiettivo è liberare del tutto Sirte per la festa islamica del sacrificio del 12 settembre.
Sarebbe la prima capitale del Califfo a cadere.
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06 aprile 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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10 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento |
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.
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06 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento |
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?
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