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18 settembre 2019 - Il fatto - Libia - Il Giornale
Ocean Viking fa il pieno: a bordo 109 migranti E adesso punterà l’Italia
L a nave Ocean Viking delle Ong torna a fare il pieno di 109 migranti davanti alla Libia e come sempre finirà per puntare sull\'Italia. Non solo: ieri con Malta si è scatenato un braccio di ferro su 90 persone soccorse dalle nostre motovedette. La nave Viking di Msf ed Sos Mediterranee, dopo aver sbarcato domenica a Lampedusa 82 migranti è subito tornata in mare. L\'imbarcazione non è abilitata al salvataggio, ma nessuno la ferma abbandonando la linea della fermezza che era stata imposta da Matteo Salvini. Ad una cinquantina di miglia dalle coste libiche, davanti a Sabrata, ha intercettato in 24 ore due carichi di migranti, come se i trafficanti avessero lanciato apposta i gommoni verso l\'unità delle Ong. Ieri sera la Viking aveva già recuperato 109 persone, che sbarcheranno in Italia grazie ai porti spalancati del nuovo governo. La nave, in grado di ospitare 350-400 persone, potrebbe aspettare di fare il pieno.
I dati cominciano a parlare chiaro. Per la prima volta il numero dei migranti arrivati via mare supera quello del 2018. A metà settembre sono già sbarcati in 1200, in netta crescita rispetto ai 947 di tutto il mese dello scorso anno. E il dato si impenna ancora di più con i circa 700 intercettati dalla Guardia costiera libica. Ben 500 negli ultimi giorni e solo ieri erano un centinaio. Un segnale evidente che i trafficanti hanno colto la linea morbida del nuovo governo e stanno incrementando le partenze non solo dalla Libia, ma pure dalla Tunisia. Il serbatoio umano è enorme con circa 700mila migranti illegali secondo il governo di Tripoli e l\'Onu. Nel braccio di ferro con l\'Italia alla fine Malta non ha potuto tirarci il bidone. Lunedì notte il solito Alarm phone, centralino dei talebani dell\'accoglienza, aveva lanciato l\'allarme per una barca in legno con 90 migranti a bordo in piena zona di ricerca e soccorso (Sar) dell\'isola stato. Questa volta a differenza del caso analogo di nave Diciotti, il centro operativo di La Valletta ha assunto il coordinamento del salvataggio. I maltesi avrebbero lanciato una loro unità, che sarebbe arrivata troppo tardi verso le 8 del mattino. Per questo motivo hanno chiesto aiuto alla Guardia costiera italiana, che ha mobilitato due motovedette. L\'imbarcazione partita dalla Libia rischiava di affondare e alle 5, prima dell\'alba, i 90 migranti sono stati fatti salire tutti a bordo delle nostre unità. Quando è venuto il momento di portarli a La Valetta i maltesi hanno risposto picche, nonostante avessero chiesto il nostro intervento guidando l\'operazione nelle loro acque Sar. E sostenevano, come fanno le Ong dal largo della Libia, che il porto sicuro più vicino dove sbarcare i migranti è Lampedusa. Le motovedette della Guardia costiera sono proseguite fino a 12 miglia da Malta, che ha vietato l\'ingresso nelle acque territoriali. Alla fine i maltesi hanno ceduto e tutti i migranti sono stati presi in carico da La Valletta. L\'incontro, nelle stesse ore, fra il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente maltese George William Vella al Qurinnale è forse riuscito a a sbrogliare la vicenda.
Oggi il premier Giuseppe Conte incontrerà a Roma il capo del governo libico, Fayez al Serraj e il presidente francese Emmanuel Macron. Un sito informativo libico ipotizza un possibile vertice a tre, che non ha conferme ufficiali. Però a palazzo Chigi si parlerà con entrambi gli ospiti del conflitto libico in stallo e di immigrazione soprattutto in vista del vertice europeo a Malta del 23 settembre sulla redistribuzione dei migranti.
[continua]

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Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.

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