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22 luglio 2021 - Attualità - Mondo - Il Giornale
Pegasus, Prodi spiato I sospetti sul Marocco
\'ex premier italiano e presidente della Commissione europea, Romano Prodi, è finito nella rete di Pegasus, «il super trojan israeliano», come lo chiama un addetto ai lavori del mondo cyber. Il suo telefonino sarebbe stato hackerato o meglio controllato completamente, senza che Prodi se ne accorgesse, probabilmente quando era inviato speciale dell\'Onu per il Sahel nel 2012. Nonostante le secche smentite del Marocco, potrebbero essere stati proprio gli efficienti servizi del regno a utilizzare il sistema venduto da Nso group. «I privati migliori al mondo in questo settore», sostiene la fonte del Giornale nella cyber sicurezza.
La rivelazione su Prodi arriva dal Washington post, che ha chiamato il fondatore dell\'Ulivo sul numero di telefono che sarebbe stato «penetrato». Il grande vecchio del centro sinistra ha risposto, pur non volendo commentare la notizia. Il numero fa parte di una lista di 50mila utenze che viene passata ai raggi X da Forbidden stories, un\'organizzazione giornalistica no profit francese. Assieme ad Amnesty international e a un cartello di 17 testate internazionali, la squadra investigativa ha individuato 600 politici e 189 giornalisti oltre ad attivisti politici e dei diritti umani spiati grazie a Pegasus in tutto il mondo. Oltre a Prodi è venuto fuori che pure il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva il cellulare sotto controllo quando era primo ministro in Belgio. Anche uno dei telefoni del presidente francese Emmanuel Macron sarebbe stato violato, come quello del capo di stato sudafricano Cyril Ramaphosa. Pure gli attuali primi ministri di Pakistan, Egitto e il re del Marocco sarebbero finiti nel mirino di Pegasus.
I fondatori della start up israeliana Nso, che da almeno dieci anni vende Pegasus aggiornandolo ai nuovi sistemi dell\'I-Phone e del sistema Android, sostengono che le 50mila utenze «è un elenco di numeri che chiunque può cercare sulle fonti aperte». Gli acquirenti di Pegasus sono sopratutto Arabia Saudita, Emirati Arabi, India, Messico, Ruanda e Marocco.
L\'unica nazione della Ue al momento finita nel mirino dell\'inchiesta è l\'Ungheria, che avrebbe «bucato» i cellulari di giornalisti scomodi. I fondatori israeliani Shalev Hulio e Omri Lavie negano qualsiasi illecito e sostengono che Pegasus è stato venduto con regolare autorizzazione dello stato ebraico «a governi stranieri per controllare e combattere il crimine e il terrorismo». Secondo l\'addetto ai lavori «sono venuti a fare dimostrazioni anche in Italia. Tutti avrebbero voluto Pegasus, ma i budget della Giustizia o dei servizi segreti erano incompatibili con i loro prezzi». Gli agenti informatici di Nso chiedevano agli interlocutori di fornire un qualsiasi numero di telefonino e in 30 secondi avevano il cellulare totalmente sotto controllo. «Dopo quella che in gergo si chiama inoculazione, la vera forza è la scalata degli accessi per prendere il controllo di tutto, dalla fotocamera alle app come quella bancaria senza che l\'utente si accorga di nulla» spiega la fonte del Giornale. Super tecnologia che arriva dal mondo militare israeliano lanciata sul mercato a 8-10 milioni di dollari a contratto anche per un probabile «dual use». Il sospetto è che Pegasus serva pure all\'intelligence israeliana per carpire informazioni grazie agli stessi acquirenti. Non a caso in uno dei contratti venuto alla luce è tassativamente proibito spiare israeliani o americani.
Nel 2014, ben prima dello scandalo, uno dei fondatori della società spiegava a una rivista militare: «Sull\'obiettivo (il cellulare nda) non lasciamo tracce. Siamo dei fantasmi».
[continua]

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16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
Gli occhi della guerra, l’arte imperitura del reportage
Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq

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12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20. Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria... Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli? Tante le domande cui cercheremo di dare risposta. If you LIKE it, please SHARE it!!!

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18 ottobre 2019 | Sna | reportage
100 anni degli agenti di assicurazione
Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio. Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione. Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.

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06 luglio 2015 | Radio Capodistria | intervento
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Non solo Califfato
Una panoramica della situazione internazionale e il ricordo di Franco Paticchio, grande Direttore ed Editore dimenticato

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22 ottobre 2009 | Radio24 | intervento
Mondo
Libertà di stampa
In Italia la libertà di stampa è sempre più in pericolo per colpa del solito Cavalierenero,mentregli Stati Uniti fanno unbalzo in avanti graziealnuovomessiademocraticoBarack Obama. Lo stabilisce l’annuale rapportodiReporterssansfrontières, i giornalisticonil nasino all’insùche considerano l’Italia alla stregua di Bielorussia e Zimbabwe. Politicamentecorretti, hannoelevatogliStati Uniti dal 40˚ posto al 20˚, solo perché non c’è più George W. Bush. E declassato l’Italia al 49˚. Obama ha incassato un Nobel per la pace preventivoeconquistatol’aureola della libertà di stampa.Nonche negli Usa mancasse, ma è curioso che il 15 maggio proprio i Reporter senza frontiere (Rsf) lanciavano strali contro il nuovo inquilino della Casa Bianca. «L’organizzazione è delusa dalladecisionedelpresidente(Obama) diporreilvetosullapubblicazione delle 44 fotografie che ritraggono l’esercitoamericanomentreabusae torturai prigionieriafghanieiracheni », si legge inuncomunicato di Rsf. Jean-Francois Julliard, segretario generalediRsf,ammettechenelbalzoinavantidegliUsahacontato «l’effetto Obama». Peccato che la Casa Biancastiasparandocannonateverbalicontrola tvFoxNewsreadicriticare il presidente. «Non è più un organo di informazione», «li tratteremocome un partito d’opposizione» hanno tuonato i portavoce. La Fox è da tempo esclusa dalle interviste ad Obama, limitata nell’accesso alle fonti governative e ai suoi giornalisti vengononegate ledomandedurantegliincontriconlastampaallaCasa Bianca. L’editore dell’agguerrita tv è RupertMurdoch.Rsfnonsimobilita moltoper lasuaFoxnegli Usa,main Italialodifende,considerandolominacciato da Silvio Berlusconi. Sui 175 Paesi nella classifica sulla libertà di stampa siamo scivolati dal 35˚postodel 2007,quandoc’eraRomanoProdi, al44˚delloscorsoanno e al 49˚ odierno.Unabocciatura che nonsi capisce benecomesalti fuori. Nella classifica l’Italia si è beccata 12,4 voti negativi. I voti si basano su un questionario, che è stato consegnato a diverse decine di giornalisti, professoriuniversitari,attivistideidirittiumanieavvocatidelnostroPaese. Nonostante le richieste del Giornale la lista dei «giurati» è segreta. Peroraanchele12,4bacchettatesulla libertà di stampa non sono state ufficializzate. Sfogliando il facsimile delquestionarioèovviocheinItaliai giornalistinonvengonoammazzati, torturatiosbattutiincarcerebuttandovia la chiave.Comeaccadein Eritrea, inTurkmenistaneinIran,gliultimi tre Paesi della classifica di Rsf. Nonèmaicapitatocheleforzearmateoilgoverno abbianochiusoconla forza giornali o televisioni, come si chiede nel questionario. SecondoRsf«lepressionidelCavaliere sui media, le crescenti ingerenze », ma pure «le violenze di mafia controi giornalisticherivelano le attività di quest’ultima eundisegno di legge che ridurrebbe drasticamente lapossibilitàperimediadipubblicareleintercettazionitelefoniche, spiegano perché l’Italia perda posizioni per il secondo anno consecutivo». Julliard, capoccia dell’organizzazione, avevagiàannunciatoildeclassamento in occasione della manifestazione sulla libertà di stampa del 3 ottobre scorso a Roma. Al fianco di SabinaGuzzanti,lacomicaantiCav, minacciò:«Troppepressionisuimedia, SilvioBerlusconirischiadi finire nella lista dei predatori della libertà di stampa» come la mafia. «L’Italia nonguadagneràcertoposizioni»,avvertì. Il preveggente francese ha però sbagliato qualche calcolo. Il nostro Paeseèstato retrocessoancheper le querele miliardarie di Berlusconi a Repubblica e altri giornali. ScorrendolaclassificadiRsfsiscoprechesiamo stati battuti pure dal Sud Africa, piazzato al 33˚ posto. Peccato che il discutibile presidente sudafricano, JacobZuma,abbia querelato perun milione di dollari il vignettista JonathanShapiro. Nonsolo:unprogrammasulla satira è stato censuratodue volte in tv,maZuma,si sa, èpiù simpatico del Cav. www.faustobiloslavo.eu

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14 gennaio 2019 | Peter Pan Radio Rai FVG | intervento
Mondo
I bambini e la guerra
In 35 anni di reportage i drammi dei bambini, le vittime innocenti dei conflitti

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17 dicembre 2018 | Tracce Radio Rai FVG | intervento
Mondo
Guerra guerra guerra
35 anni di reportage in prima linea

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20 ottobre 2009 | Radio Uno | intervento
Mondo
Rassegna stampa - Ultime da Babele
Cmmento ai giornali fra il mito del posto fisso ed i problemi del Medio Oriente.

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