image
Reportage
17 settembre 2021 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale
I talebani nelle ex basi italiane “Così colpivamo i vostri soldati\"
Fausto Biloslavo
e Gian Micalessin
Adraskan (Afghanistan) «Ho combattuto per anni contro i soldati italiani. Abbiamo piazzato trappole esplosive per far saltare in aria i vostri blindati. E attaccato questa base con razzi e colpi di mortaio. Non siamo nemici del vostro popolo, ma dovevamo difendere l\\\'indipendenza dell\\\'Afghanistan» spiega senza peli sulla lingua il comandante dei talebani Amrullah. Barbone nero come il turbante ha conquistato la base di Adraskan, a sud di Herat, dove i carabinieri addestravano per anni la polizia afghana e le truppe che si sono sciolte come neve al sole davanti all\\\'avanzata talebana. La prima tappa di un «war tour» nelle nostre ex roccaforti lungo la strada che porta a Kandahar, la capitale spirituale dei talebani. Gli italiani avevano soprannominato il tratto che da Herat arriva fino al confine con la provincia di Helmand, l\\\' «autostrada per l\\\'inferno» a causa delle trappole esplosive che i talebani, come Amrullah, piazzavano di continuo.
Quando ci presentiamo all\\\'ingresso della base di Adraskan i giovani jihadisti di guardia sono stupefatti. In realtà il comandante non vedeva l\\\'ora di raccontare ai giornalisti la battaglia finale: «Abbiamo scatenato una valanga di fuoco. Potevamo fare tabula rasa e uccidere tutti, ma gli anziani e i familiari ci hanno chiesto clemenza. Alla fine i governativi hanno ceduto le armi».
La piazzaforte utilizzata per anni dai carabinieri è un cimitero di mezzi sforacchiato dai proiettili o carbonizzato da armi pesanti. Il comandante sostiene che un paio di grandi prefabbricati anneriti dalla battaglia erano gli alloggi degli italiani, che però avevano lasciato da tempo Adraskan.
Su un\\\'altana di sorveglianza lungo il perimetro della grande base resiste ancora, seppure centrato da un colpo, un vetro antiproiettile incastrato fra i sacchetti di sabbia. Uno dei talebani anziani racconta come colpivano la base: «Lanciavamo razzi Rpg dai dossi là fuori contro queste postazioni. Gli italiani hanno inviato i blindati verso di noi, ma uno è saltato in aria su una mina e si sono ritirati». Verità o leggenda che sia i combattenti ci accolgono a braccia aperte e il comandante ripete che «la guerra è finita. Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto per rimettere in piedi il paese».
La lama d\\\'asfalto si immerge in un paesaggio affascinante e selvaggio: picchi montuosi all\\\'orizzonte, deserto di pietra, case di fango e paglia fra il nulla. I convogli italiani sfrecciavano in colonna a tutta velocità con i soldati tappati nei blindati Lince e incollati alle cuffiette con il brano degli Ac-Dc «Highway to hell», che dava il nome alla strada maledetta.
La seconda tappa del «war tour» è la base di Shindand, costruita ai tempi dei sovietici come perno delle operazioni aeree in Afghanistan occidentale. L\\\'installazione militare è enorme, ma semi abbandonata. Durante la missione italiana l\\\'Aeronautica è stata impiegata a Shindand con un distaccamento di elicotteri. La lunga pista utilizzata dai caccia bombardieri è deserta. Negli hangar sono rimasti solo due mezzi inutilizzabili. Alcuni ridotti a un groviglio di lamiere dimostrano che si è combattuto, ma non troppo. «Con questi elicotteri ci bombardavano, ma non penso riusciremo a ripararli e farli alzare in volo» spiega il comandante Makhporullah davanti ai pachidermi volani immobilizzati a terra.
L\\\'ex autostrada per l\\\'inferno non è più disseminata dai crateri delle esplosioni degli ordigni improvvisati. L\\\'uomo in ralla, fuori dalla botola dei Lince, era la vedetta che salvava la vita a tutti individuando terra smossa sul ciglio della strada, fili elettrici semi nascosti o altri segnali di allarme per le famigerate trappole esplosive. Nella provincia di Farah, base Tobruk a Bala Baluk, è stata per anni un caposaldo italiano da dove uscivano le colonne impegnate nelle battaglie contro i talebani.
L\\\'avamposto, passato di mano agli afghani, è completamente distrutto. All\\\'interno c\\\'è un cimitero di mezzi delle forze armate di Kabul. Le altane dove i paracadutisti avevano inciso i nomi dei reparti cadono a pezzi. Il comandante Haji Ekmad prima ci accompagna dentro la base, ma poi riceve via telefonino il contrordine. Però racconta degli attacchi. «Abbiamo lanciato macchine minate contro gli italiani e combattuto con loro per anni quando erano in questa base. Siamo pronti a rifarlo con la stessa forza e determinazione se torneranno in Afghanistan» dichiara il capoccia talebano, che non gira neppure armato. E aggiunge: «Non riceviamo un salario e mangiamo patate, ma siamo stati in grado di combattere per 20 anni. E alla fine abbiamo vinto. Non ci interessano soldi o vita agiata. Il nostro obiettivo è l\\\'Islam».
[continua]

video
02 novembre 2012 | Tg5 | reportage
Messa in prima linea per l'ultimo caduto
Tiziano Chierotti ucciso in combattimento a Bakwa il 25 ottobre viene ricordato con una toccante cerimonia nella mensa da campo di base Lavaredo.

play
04 giugno 2010 | Tele4 | reportage
Intervista sul'Afghanistan la mia seconda patria
Un'intervista di Tele 4 in occasione del dibattito “Afghanistan: raccontare la guerra, raccontare la pace”, al Circolo della Stampa di Trieste,con la fotorgafa Monika Bulaj.

play
17 novembre 2001 | TG5 - Canale5 | reportage
La caccia ai terroristi ucciso Mohammed Atef
La caccia ai terroristi ucciso Mohammed Atef

play
[altri video]
radio

15 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - In missione con i corpi speciali italiani
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani

play

26 febbraio 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Bacha bazi: piccoli schiavi del sesso
In Afghanistan molti ragazzini vengono venduti e trasformati in schiavi sessuali da signori della guerra o personaggi facoltosi. I bacha bazi sono minori che vengono vestiti da donna e ballano per un pubblico di soli uomini. Il servizio del giornalista Fausto Biloslavo.

play

19 ottobre 2005 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Saddam Hussein: pena di morte?
E' in corso il processo contro il dittatore di Baghdad che, per le leggi vigenti in Iraq, potrebbe portare alla pena di morte. Può essere accettabile la pena capitale, anche se applicata a un feroce dittatore? Gli sfidanti: Lilli Gruber, giornalista e scrittrice, eurodeputata per L'Ulivo, Fausto Biloslavo, giornalista di guerra.

play

04 febbraio 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento
Afghanistan
Task force Nibbio. I nostri in Afghanistan per combattere/3
Nella zona d'operazione degli italiani i primi improvvisati attacchi kamikaze con le biciclette minate. Il pericolo di finire nel mirino dei talebani, al confine con il Pakistan, è una realtà.

play

13 novembre 2001 | Radio 24 Vivavoce | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Giornalisti al fronte/1
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il ruolo dei giornalisti

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]