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25 luglio 2023 - Interni - Italia - Il Giornale
Dal summit Fao alle relazioni poi leader africani La tela di Meloni rilancia l’Italia
Pranzo di lavoro ieri a Roma della premier Giorgia Meloni con i leader del Corno d’Africa, conferenza del giorno prima su immigrazione e sviluppo, primo passo del piano Mattei, apertura del summit Onu sulla sicurezza alimentare nella capitale e in settimana faccia a faccia alla Casa Bianca con il presidente americano Joe Biden.
Roma tornerà caput mundi?
Sicuramente non con la forza delle legioni, ma grazie ad un attivismo diplomatico del governo italiano, che ha preso in contropiede molte cancellerie abituate per troppo tempo all’Italietta o all’usato sicuro di Mario Draghi. E deluso i rosiconi di sinistra che puntavano tutto su Giorgia nuova ducetta, magari fra le braccia di Putin, facile da rinchiudere in un angolo come paria internazionale.
Al contrario la mobilitazione geopolitica di Meloni, in coppia con Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, stanno rilanciando l’Italia a livello internazionale. E soprattutto nelle aree come il Mediterraneo allargato oppure i Balcani occidentali, che riflettono i nostri interessi nazionali. Il tandem Meloni-Tajani si è visto all’opera anche nel disinnescare dossier minori, ma politicamente spinosi, come il caso Zaki, grazie ad un rinnovato rapporto con l’Egitto.
«Sono particolarmente orgogliosa del fatto che questo vertice si svolga a Roma, che diventerà la capitale della sicurezza alimentare internazionale» ha dichiarato la presidente del Consiglio aprendo il summit dell’Onu che punta a sconfiggere la fame. Una fonte governativa spiega che «l’Italia vuole diventare autorevole nei fatti senza auto incensarsi» come fanno spesso i francesi della Grandeur che si credono primi della classe ed i tedeschi della Germania panzer non solo economico.
Meloni partiva da zero con l’handicap della campagna mediatica e politica che la dipingeva come una borgatara armata di olio di ricino. Uno stereotipo ridicolo, ma qualche detrattore si aspettava pure che parlasse in romanesco nei consessi internazionali e non in ottimo inglese, come ha dimostrato, oltre a francese e spagnolo.
Lo schieramento, senza se e senza ma, contro l’invasione russa dell’Ucraina ha cancellato gli stereotipi e fatto arricciare il naso a certe frange dei suoi sostenitori che non amano gli americani. Meloni e Tajani non hanno mai avuto dubbi sulla linea atlantista, che è servita ad incassare credibilità e mano libera sul Mediterraneo allargato. Giovedì alla Casa Bianca la premier parlerà dell’Ucraina, di uscita italiana dalla trappola cinese della via della Seta, ma pure di Nord Africa a cominciare dalla Tunisia che ha bisogno dei quasi 2 miliardi di dollari del Fondo monetario. «A Washington non si va a baciare la pantofola come un tempo e sarà Meloni a guidare il discorso sul Nord Africa» spiega una fonte del Giornale.
I grandi eventi come il summit sulla sicurezza alimentare di questi giorni servono anche a piccoli ma significativi passi avanti, come l’arrivo a Roma del premier libico Abdul Hamid al-Dbeibeh con un volo diretto da Tripoli in vista dell’apertura della rotta in autunno dopo anni.
Tajani è una sicurezza per Bruxelles e Meloni ha conquistato la presidente della Commissione europea Ursula von per Leyen in vista del giro di boa elettorale del prossimo anno. La pietra angolare della politica estera italiana, il piano Mattei, verrà annunciato nei dettagli dei progetti al summit Italia-Africa che si terrà in novembre a Roma.
La nuova stagione diplomatica italiana punta anche ai grandi appuntamenti come il G20 in India, dove Meloni, abile a stringere rapporti personali, pensa al premier Narendra Modi come possibile paciere del conflitto in Ucraina. «Sta facendo centro l’approccio italiano al Sud del mondo - spiega la fonte - Non è terzomondismo, ma neanche paternalista o predatorio. L’interesse nazionale, per esempio sui migranti, si coniuga con l’interesse locale».
La vera sfida internazionale per l’Italia si giocherà il prossimo anno, politicamente con le elezioni europee e a livello strategico e d’immagine grazie alla presidenza del G7, che verrà ospitato in Puglia, sulla strada geopolitica intrapresa da Roma caput mundi.
[continua]

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
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Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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