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22 aprile 2024 - Attaualità - Ucraina - Il Giornale
Munizioni, Patriot e jet: così cambia il conflitto
I61 miliardi di dollari sbloccati dal Congresso americano per l’Ucraina rappresentano una vitale boccata d’ossigeno per Kiev. Le necessità immediate sono tre: le munizioni di artiglieria che scarseggiano, le batterie antimissile Patriot e armi con gittata più ampia possibile per colpire i russi in profondità. Non solo: una dozzina di F-16 verranno consegnati a luglio e pilotati da ucraini addestrati ad hoc. I caccia bombardieri non cambieranno le sorti del conflitto, ma hanno un valore tattico e simbolico. Per questo saranno l’obiettivo privilegiato dei russi. Il nuovo zar, Vladimir Putin, ha addirittura minacciato di colpire le basi Nato, al di fuori dell’Ucraina, da dove arriveranno gli F-16. La vera, pericolosa, svolta, che cambierebbe radicalmente i connotati del conflitto, è l’intervento diretto del mondo libero. «Siamo a un passo dall’invio di truppe da parte dell’Occidente in Ucraina» è lo spauracchio lanciato ieri su Facebook dal premier ungherese Vikton Orban. Gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di inviare ulteriori consiglieri militari all’ambasciata a Kiev, ma non sono truppe che si schiereranno in prima linea. Se Kharkiv, seconda città del paese, più vicina geograficamente alla Russia oppure lo strategico porto di Odessa o, ancora, i russi sfondassero il fronte in maniera irreparabile, i paesi europei, duri e puri, potrebbero inviare soldati sul campo. Inghilterra, Polonia, i baltici hanno già dei piani di intervento come «coalizione di volenterosi» e non con il cappello della Nato. Sotterfugio che difficilmente eviterebbe il rischio di terza guerra mondiale. I miliardi Usa saranno cruciali per rifornire gli ucraini con proiettili d’artiglieria, soprattutto da 155 millimetri, che vengono più usati e sono sempre meno. Il rapporto fra cannonate ucraine e russe al giorno, sparate sui 900 chilometri di fronte, è di 1 a 5. L’offensiva missilistica russa con l’aggiunta di droni kamikaze è martellante e per contrastarla ci sarebbe bisogno di uno scudo come quello israeliano. L’opzione più realistica, più volte sollecitata dal presidente Volodymyr Zelensky, è l’arrivo di ulteriori missili Patriot in grado di ostacolare il maglio russo dal cielo. «I Patriot possono essere chiamati sistemi di difesa aerea solo se funzionano e salvano vite umane, invece di rimanere immobili da qualche parte nelle basi di stoccaggio» ha dichiarato il capo dello Stato. Solo venerdì i russi hanno lanciato 140 droni e scatenato 390 attacchi su tutta la linea del fronte. Kiev, dopo il fallimento della controffensiva terrestre della scorsa estate, ha incrementato gli attacchi in profondità, sul territorio della Federazione russa, soprattutto con droni aerei e navali fatti in casa. Il successo più evidente della strategia senza confini è l’affondamento di 25 navi su 80 della flotta del Mar Nero. Ieri è stata colpita l’ultima nella base navale di Sebastopoli. Gli americani sono restii a fornire armi con una gittata tale da colpire la Russia. I missili Himars, però, hanno già centrato obbiettivi in Crimea e potrebbero continuare a farlo se arrivasse nuovo munizionamento. L’intelligence militare ha annunciato che entro l’estate verrà distrutto lo strategico ponte di Kerch, che unisce la Russia alla Crimea. Sulla prima linea gli invasori stanno premendo lungo cinque direttrici d’attacco con il chiaro obiettivo di conquistare tutto il Dombas. Gli ucraini si rendono conto del pericolo e hanno iniziato a fortificarsi seriamente per evitare sfondamenti, che farebbero dilagare le truppe di Mosca. Nel 2014 tutto è iniziato a Sloviasnk a Kramatorsk con i filo russi che imbracciarono le armi per poi venire respinti verso Donetsk. Dieci anni dopo le stesse cittadine saranno la linea del Piave ucraina.
[continua]

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01 febbraio 2014 | MezziToni | reportage
Sulle barricate di Kiev
Piazza Maidan, l'Ucraina e le mille facce della rivolta contro il regime del presidente Viktor Yanukovich.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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