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Commento
01 luglio 2025 - Terza pagina - Albatross - Il Giornale
Apprezzato anche dal cardinale Zuppi
Fausto Biloslavo
“La storia di Almerigo è una storia importante di un uomo coraggioso, che faceva conoscere quello che era nascosto, che non esisteva, perchè non c’erano immagini” sottolinea in un video messaggio il cardinale Matteo Zuppi. Il presidente della Conferenza episcopale italiana, lo ha inviato per la presentazione in Senato, il 25 giugno, del documentario realizzato in Mozambico su Almerigo Grilz, il primo giornalista italiano caduto su un fronte di guerra dopo il secondo conflitto mondiale, il 19 maggio 1987. Ieri le parole di Zuppi, che ha mediato nei primi anni novanta la pace in Mozambico assieme alla Comunità di San’Egidio, sono state riprese alla presentazione di Albatross, il film realizzato sulla storia avventurosa di Grilz. Zuppi ribadisce che “dobbiamo a lui la conoscenza di una realtà”, i ribelli della Renamo, che oggi siedono nel Parlamento di Maputo, come previsto dall’accordo di pace firmato a Roma nel 1992. Grazie al “coraggio di andare e anche di rischiare” spiega descrivendo Almerigo come “caduto dell’informazione”. 
Un inviato rimasto ignoto troppo a lungo, demonizzato e  dimenticato, perchè negli anni settanta aveva militato a destra e non a sinistra. Albatross racconta tutta la storia avventurosa di Almerigo, senza sconti, dalla politica al giornalismo di guerra. E denuncia l’ostracismo, in parte vivo ancora oggi soprattutto a Trieste, la sua città, tacitamente avallato da una parte della categoria giornalistica.
Il film, però, non va cavalcato come un’icona della destra da contrapporre alla sinistra. Albatross è un racconto rivolto ai giovani, al di là delle ideologie, per capire che gli anni settanta non devono più tornare e che se hai passione puoi realizzare i tuoi sogni. Pure i più ostici: diventare giornalista di guerra. Testimone del lato oscuro dell’umanità brindando “alla vita scomoda” come fa nel film Francesco Centorame, che interpreta Grilz. Almerigo è scomparso troppo presto, ma la sua storia ci invita a riflettere e comprendere che qualsiasi guerra, dagli anni di piombo ai conflitti terribili attorno a noi, deve finire per poi voltare pagina una volta per tutte. Quello che resta è il ricordo dei caduti, da una parte e dall’altra, come ci hanno insegnato i mozambicani dopo la sanguinosa guerra civile. E se fra i caduti c’è un testimone, come Almerigo, ucciso sul campo dell’informazione, non ci devono essere, per motivi ideologici, morti di serie A e di serie B.
[continua]