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18 dicembre 2025 - Prima - Italia - Il Giornale
L’imam di Lecce che studia da leader e fa anche l’elogio del capo di Hamas
Fausto Biloslavo
La foto di un candido Ismail Haniyeh, leader di Hamas ucciso a Teheran, accolto da Allah in Paradiso. “Associazione a delinquere” scritto bello in rosso su una foto del premier israeliano Bibi Netanyahu, che stringe la mano a Donald Trump, un commento ambiguo sull’11 settembre e acceso attivismo pro Pal. L’imam di Lecce, Saiffedine Maaroufi, non è un tagliagole jihadista e bontà sua ha anche condannato attacchi del terrore. Però è un imam “politico”, che difende a spada tratta il suo sodale di Torino, Mohamed Shahin, appena liberato dai giudici, sposando le posizioni della giornalista Karima Moual. La ringrazia su Facebook riprendendo le sue parole: “Per la destra islamofoba è finita la pacchia. L’Islam italiano oggi è anche ben organizzato. La liberazione dell’imam Shahin ne è la dimostrazione”. E aggiunge: “Lo noterete nei commenti: Sembra che l'articolo funzioni anche come calamita per i fascisti” inventandosi “un approccio  suprematista e neocolonialista alla legge, che non vale per tutti”.
Maaroufi ha rapporti stretti con l’Arci di Lecce, che gli organizza dibattiti “tra Islam e ateismo”. Mette “mi piace” a Stefania Ascari, la deputata grillina, che gioisce per Shahin e chiede la liberazione di palestinesi arrestati in Italia con l’accusa di terrorismo. Un altro “mi piace” è per Potere al popolo di Lecce. Tutto lecito ovviamente, ma che rivela la saldatura fra imam, pro Pal ed estrema sinistra, in vista del partito islamico. “Tutto si lega. Un filo rosso islamista, che attraversa l’Italia, da Torino a Lecce, da Roma a Monfalcone” denuncia l’europarlamentare della Lega, Anna Maria Cisint. L’imam di Lecce si è scagliato apertamente contro Giorgia Meloni: “Siamo in piena caccia alle streghe e all’appello mancano solo i tribunali dell’inquisizione!”. Oltre a pubblicare post di Francesca Albanese ha attaccato il vicepremier Matteo Salvini per un post che esprimeva solidarietà “al popolo di Israele, ancora una volta bersaglio di missili e violenza” l’11 maggio 2021. Maaroufi commentava che “se non fossimo in una situazione #drammatica, ci verrebbe da ridere, leggendo delle affermazioni del genere!”.
Opinioni, che diventano più discutibili quando pubblica la foto di Haniyeh, leader di Hamas, ucciso a Teheran dagli israeliani. E pubblica una specie di elogio funebre il 31 luglio dello scorso anno: “Allah, amiamo incontrarTi (…) Onora i credenti che Accogli nel Tuo infinito paradiso”.
Maaroufi accusa Trump e Netanyahu di essere uniti “con lo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti, formando un’organizzazione criminale stabile”. L’11 settembre parla in maniera ambigua, riferendosi forse al ricordo dell’Olocausto: “L'abbiamo capito un po' tardi, ma almeno ora sappiamo che "La Memoria" che non si smette di metterci sotto il naso, non serve affinché non si ripetano i vecchi crimini contro l'umanità, ma per giustificare quelli nuovi. In breve: Ho sofferto quindi posso!”.
Il 24 settembre l’imam posta orgoglioso le foto dell’incontro del rettore dell’università del Salento, Fabio Pollice, con i sostenitori della Freedom Flotilla. Al suo fianco Shoukri “Shosho” Hroub, non proprio uno stinco di santo, ideologicamente legato al Fronte popolare di liberazione della Palestina, organizzazione terroristica per Usa e Ue.
E non può mancare il video, sulla pagina facebook dell’imam di Lecce, di Yassine Lafram da Istanbul appena rilasciato dopo lo stop israeliano alla Flotilla. Il legame con il presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche in Italia(…..) è dimostrato anche da foto assieme al Centro islamico di Saronno. “Volti e nomi tornano. A partire dall’Ucoii, che è il braccio operativo della Fratellanza Musulmana e che, con finanziamenti provenienti dal Qatar, controlla centinaia di moschee e imam sparsi sul territorio nazionale” sostiene Cisint.  “E’ un vero arsenale di predicatori politicizzati e radicalizzati, pronti a indottrinare giovani in tutta Italia - aggiunge -Sono uniti in una rete organizzata per mettere le mani sulla nostra democrazia”.
[continua]

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23 aprile 2012 | Premio Lago | reportage
Il premio Giorgio Lago: Arte, impresa, giornalismo, volontariato del Nord Est
Motivazione della Giuria: Giornalista di razza. Sempre sulla notizia, esposto in prima persona nei vari teatri di guerra del mondo. Penna sottile, attenta, con un grande amore per la verità raccontata a narrare le diverse vicende dell’uomo.

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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