Guerre al crocevia dell'Asia
Afghanistan | Kashmir | Sri Lanka

Afghanistan – valle di Keran – ottobre 1987 I primi raggi di sole fanno capolino fra le nuvole: in pochi secondi i mortai ed i cannoni dei mujaheddin vomitano una valanga di fuoco, bombardando contemporaneamente le sette postazioni governative nella vallata di Keran ad oltre 2000 metri di quota. L’indimenticabile Ahmad Shah Massoud ha ordinato la carica alla baionetta ed i mitraglieri sparano all’impazzata scaricando il nastro dei proiettili sui nemici. Sopra le nostre teste i traccianti lacerano la cappa di nuvole e le granate dell’artiglieria esplodono in mezzo alle trincee filo sovietiche sconvolgendole con una fiammata e avvolgendole nel fumo.
I partigiani islamici sono già balzati all’assalto gridando Allah o akbar (Dio è grande). Seguirli non è facile perché i nidi di mitragliatrice dall’altra parte del fiume non ci danno tregua. Bisogna correre allo scoperto per poi raggomitolarsi in due o tre, pigiati l’uno sull’altro, al riparo di un piccolo masso o nell’avvallamento del terreno. I proiettili schizzano in tutte le direzioni con un sibilo sinistro che ti fa scorrere un brivido lungo la schiena.
La trincea governativa appare all’improvviso, avvolta dal fumo che trasmette l’acre odore della polvere da sparo. Come in un film incrocio degli impauriti prigionieri, nelle loro rozze divise di lana e con le mani in alto, mentre i mujaheddin li spingono verso le retrovie con le canne dei kalaschnikov puntate alla schiena. L’irruenza dell’assalto alla baionetta ha espugnato la prima linea, ma all’interno del campo trincerato si combatte ancora. Il caos ed il fervore della battaglia lascia poco spazio alla pietà: c’è chi spara fino all’ultimo colpo, chi getta le armi, chi urla di far fuoco e chi implora clemenza. I soldati filo sovietici sorpresi dall’assalto nelle loro camerate sotterranee fanno la fine dei topi. “Sono musulmano, non comunista, risparmiatemi, vi prego…” grida un ufficiale con la gamba trapassata da un proiettile mentre viene trascinato a forza dai mujaheddin. Poco dopo morirà dissanguato.
A mezzogiorno è tutto finito, la valle conquistata e si comincia a seppellire i morti. Quattro anni prima con Almerigo Grilz e Gian Micalessin ci eravamo avventurati per la prima volta nell’Afghanistan occupato dall’Armata rossa dando vita all’avventura dall’Albatross press agency, un’agenzia di free lance. Nell’ottobre 1987 Almerigo era morto da pochi mesi, caduto filmando uno scontro a fuoco in Mozambico, ma quel giorno, nella valle di Keran, lo sentivo ancora al mio fianco.


fausto biloslavo

[continua]