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Articolo
29 dicembre 2009 - Il Fatto - Yemen - Il Giornale
Yemen, la culla di Osama che fabbrica terroristi
Ci sono basi di Al Qaida per terroristi
suicidi, pronti a farsi esplodere
in giro per il mondo, guidate
dall'exsegretario di Osama bin Laden.
C’è stata una rivolta armata
sciita spalleggiata dall'Iran, che
haprovocato l'intervento militare
dell'ArabiaSaudita.LoYemen,antico
regno della regina di Saba, è
unPaeseaffascinante,matalmente
debole e povero da venir stritolato
dal fanatismo armato. Il sud,
dove è nata la famiglia Bin Laden,
è il regno di Al Qaida. Nell’ultimo
anno i terroristi hanno rialzato la
testa capitanati da Nasir al
Wuhayshi che, fuggito da una prigione
yemenita tre anni fa, è stato
aiutante di campo dello sceicco
del terrore.
Alla vigilia di Natale un bombardamento
mirato ha centrato il capo
di Al Qaida nello Yemen, il suo
viceel'imamAnwaralAwlaki.Forse
al Wuhayshi è sopravvissuto,
gli altri dueobiettivi invece sarebbero
rimasti uccisi.L'imamalAwlaki
ha ispirato il maggiore dell'
esercito Usa, Nidal Hassan, responsabile
del massacro di Fort
Hood in Texas.Non solo: sis ospettano
contatti fra il predicatore radicale ed
il giovane nigeriano,che
tre giorni fa voleva farsi saltare in
aria su un volo passeggeri diretto
a Detroit.
I raid mirati vengono condotti
davelivolisenzapilota americani,
o da missili Cruise lanciati dalla V
flotta presente nell'area. Il New
York Times di ieri ha confermato
che la caccia ad al Qaida nello Yemen è da tempo la vera guerra
«segreta
» dell'amministrazione Usa.
Un anno fa la Cia ha inviato nel Paese,
all'estremo sud della penisola arabica,
unità speciali per addestrare le forze di
sicurezza yemenite.
Gli Usa stanno investendo 70
milioni di dollari per l'antiterrorismo
per espugnare la roccaforte
diAlQaida.AliMohammedAlAnsi,
il capo della sicurezza a Sana'a,
la capitale, ha annunciato l'arresto
di 29 terroristi di Al Qaida che
stavano preparando attacchi ai
pozzi petroliferi, uffici governativi
e l'ambasciata britannica. Il
Sun inglese citando fonti di
Scotland Yard ha rivelato che 25
sudditi di Sua Maestà, di fede musulmana,
sono partiti un anno fa
per i campi del terrore nello Yemen.
Si tratta di ventenni di origini
pachistane o somale, che vivevanoneiquartierilondinesidiBradford,
Luton e Leytonstone. I giovaniprontiadimmolarsicomekamikazeinmezzomondosarebbero
stati segnalati nei campi di Al
Qaida nella zona di Abyan.
L'uomofortedelloYemen,ilpresidenteAliAbdallahSaleh,
alpotere
dal 1990, è schiacciato su due
fronti. Da una parte la rinata Al
Qaida,chehaalleati fra leforzegovernative
e dall'altra la rivolta dei
ribelli sciiti nel nord, seguaci dell'
imam Abdel Malik al Houthi. Dai
4mila ai 6mila insorti, ben armati
ed addestrati dagli esperti di
Hezbollah, i giannizzeri libanesi
dell'Iran. In novembre è intervenuta
la vicina Arabia Saudita con
artiglieria e caccia bombardieri.
Lungounaporosaedeserticafrontiera
di 1500 chilometri, il gigante
sauditaavevacominciatoacostruire
un «muro» per evitare infiltrazioni
di terroristi e criminali. I ribelli
filo iraniani hanno forzato il
vallo attaccando postazioni saudite.
La monarchia di Riyad ha reagito
con una guerra lampo contro le
basi sciite nello Yemen settentrionale.
FBil

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01 agosto 2012 | Tg5 | reportage
Il carabiniere rapito nello Yemen
Il Giornale raggiunge via telefono Alessandro Spadotto ostaggio di un capo clan

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03 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
I retroscena della liberazione
Ali Nasir Hariqdan voleva 2 milioni di dollari per liberare il carabiniere Alessandro Spadotto rientrato ieri in Italia sano e salvo. Lo ha detto al telefono a il Giornale martedì scorso quando aveva ancora l’ostaggio fra le mani. Non è l’unico retroscena: il giovane carabiniere è stato rapito perchè era il primo occidentale ed una preda facile che i suoi uomini hanno individuato nelle strade di Sana’a. Probabilmente neppure sapevano che fosse italiano. Davano la caccia ad uno straniero e Spadotto, da solo, che faceva acquisti in un negozio, era perfetto.

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02 agosto 2012 | Tele Pordenone | reportage
La telefonata al carabiniere rapito
“Pronto con chi sto parlando?”. La voce di Alessandro Spadotto, il carabiniere di 29 anni, sequestrato domenica a Sana’a, arriva forte e chiara dallo Yemen. A parte un filo di comprensibile stupore per l’inaspettata telefonata dall’Italia. Attraverso una filiera di contatti pensavamo di riuscire a parlare con il capo dei sequestratori, Ali Nasir Hariqdan. Pure noi siamo rimasti sorpresi che dopo le prime domande hanno passato il telefonino all’ostaggio italiano per farci sentire che è vivo e sta bene.

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