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Articolo
03 marzo 2011 - Prima - Libia - Panorama |
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| I cyber-ragazzi diventano capipolo |
L’esule in Svizzera che scatena il giorno dell’ira della Libia, le lacrime del blogger egiziano che abbattono l’ultimo fara- one, la pasionaria su Facebook nello Yemen, il Che Guevara marocchino della rete sono alcuni dei protagonisti su internet della primavera del mondo arabo a lungo repressa. Non basta un clic per scatenare la rivolta, ma i giovani del Medio Oriente sono riusciti a mobilitarsi grazie a Twitter e a denunciare la repressione sanguinosa con i filmati su Youtube. Queste sono le loro storie. LIBIA IN FIAMME «Sabratha (una cittadina vicino a Tripoli, ndr) si mobilita e incendia la questura. Anche l’e- sercito e la polizia militare si sarebbero uniti ai ribelli» è uno dei tanti dispacci quotidiani pubblicati sul sito Libya-Alyoum (Il giorno della Libia). Da Bengasi gli «shabab», giovani ribelli, si filmano con il telefonino mentre sfrecciano per la città con un cannone senza rinculo strappato ai militari. Il video finisce su Youtube e viene visto in un attimo da 8.570 utenti. La rete serve anche a lanciare appelli: «A Derna, Libia nordorientale (62 mila abitanti), non si trovano più materie prime, come la benzina o il grano, scarseggia la maggior parte dei generi alimentari». Dal Cairo risponde Muhammad ‘Abd al-Ghany, uno degli attivisti di piazza Tahrir (Libertà): «Mobilitiamoci per trovare sacche di sangue, assistenza medica e materiale di pronto soc- corso. Centinaia di libici stanno morendo non solo per le pallottole del regime, ma per la mancanza di cure adeguate». La scintilla della sanguinosa rivolta libica è stata accesa in rete da Hassan al-Jahmi, faccia da bravo ragazzo, originario di Bengasi, che vive in Svizzera da 10 anni, vicino al lago di Ginevra. Il blogger anti Gheddafi ha deciso di lanciare sulla sua pagina di Facebook il giorno dell’ira contro il regime di Tripoli. «Ho scelto il 17 febbraio non a caso. Lo stesso giorno del 1987 sei persone sono state impiccate allo stadio di Bengasi. Il 17 febbraio 2006 una dimostrazione contro il consolato italiano nella stessa città (a causa di una provocatoria maglietta sull’Islam indossata dal ministro leghista Roberto Calderoli, ndr) è stata sanguinosamente repressa» spiega al-Jahmi. In pochi giorni registra 2 milioni di contatti in rete e il 17 febbraio scatta la rivolta contro Muammar Gheddafi, che ha già causato centinaia di morti. Il paese in fiamme viene seguito minuto per minuto dal sito Libya-Alyoum. Redazione di esuli in Irlanda, opera come un’agenzia stampa, raccogliendo telefonicamente le notizie dalla Libia grazie a una rete di contatti capillare. Alyoum dà per primo le notizie dei mercenari africani catturati dagli insorti, dei bombardamenti della piazza a Tripoli e delle città cadute nelle mani degli oppositori di Gheddafi. Su Youtube gli stessi rivoltosi river- sano i video degli scontri, ma non mancano le prese in giro. Come il cartone animato di un gatto che ripete in dialetto libico: «Gheddafi è nemico di Allah e il popolo lo caccerà». TWITTER BATTE L’ULTIMO FARAONE Tarek Elkharboutly si presenta via Facebo- ok, come una specie di black bloc egiziano e corre in soccorso ai «fratelli libici». In rete dispensa consigli «per evitare i blocchi della censura su internet, quali medicinali di primo soccorso usare durante le manifestazioni e come comportarsi con le forze di sicurezza». Il blogger egiziano più famoso è Wael Ghonim, 31 anni, arrestato nei primi giorni delle manifestazioni contro il presidente Hosni Mubarak: sulla sua pagina Twitter ha le sembianze di un piccolo faraone incollato a un computer. Dopo essere stato rilasciato piange davanti alle telecamere chiedendo agli egiziani di continuare a manifestare. La protesta riprende e poche ore dopo Mubarak si dimette. La rivolta, però, è stata innescata da una donna, la blogger Dalia Ziada, con un video su Youtube visto 160.788 volte, che incita gli egiziani a scendere in piazza. TUNISIAN GIRL «Quello che sta accadendo in Libia è un genocidio, un massacro, un’esecuzione di massa» scrive in rete Lina Ben Mhenni, la giovane tunisina famosa per il suo blog, Tunisian girl, fino a poco tempo fa vietato. Durante le proteste contro il regime la ragazza pubblica su internet le foto e i nomi delle prime vittime degli scontri. Per il presidente Zine el-Abidine Ben Ali è l’inizio della fine, ma prima di cadere fa arrestare il blogger di 33 anni Slim Amamou. Capelli lunghi, ondulati, e pipone in bocca, viene liberato dal governo di transizione, che a sorpresa gli offre il posto di sottosegretario allo Sport e alla gioventù. E pochi giorni dopo scrive su Twitter: «Il mio salario è di 3.824,606 dinari. Mi mancherà quando non sarò più nel governo». IL CHE GUEVARA MAROCCHINO «Un passo per il cambiamento» è lo slogan della primavera araba in Marocco accanto al simbolo delle due dita aperte in segno di vit- toria. Le manifestazioni del 20 febbraio hanno provocato cinque morti, 128 feriti e convinto il re, Mohammed VI, ad attuare «profonde riforme». Le proteste sono state lanciate da una pagina su Facebook, che piace a 25.490 persone, e da siti internet come Lakome.com. In Marocco il blog più famoso è quello di Ibn Kafka, pseudonimo di un avvocato che da tempo protesta contro le torture. Il suo ultimo intervento si intitola «E adesso il Ma- rocco», dopo la svolta in Egitto e Tunisia. Su Twitter si presenta come un Che Guevara del mondo arabo con il basco rosso, la stella e la mezzaluna. IL GIORNALISTA ALGERINO SOTTO PSEUDONIMO «La polizia del generale Hamel massacra gli studenti» è il titolo di alcune foto di giovani manifestanti algerini con il volto insanguina- to. Le hanno pubblicate il 21 febbraio gli stessi studenti sul popolare blog Algérie-politique. Uno spazio in rete di «libero dibattito» fonda- to nel 2007 da el-Mouhtarem, pseudonimo di un giornalista che lavora per un quotidiano filogovernativo, PUGNO E SANGUE IN BAHREIN Un pugno insanguinato è il simbolo su Facebook della «rivoluzione del 14 febbraio» in Bahrein, piccolo emirato del Golfo Persico. Tre giorni dopo le prime manife- stazioni la polizia sgombera con la forza la rotatoria al centro della capitale occupata dai manifestanti provocando morti e feriti. Sul suo sito, la giovane attivista Batool Ibrahim Ahmad pubblica una toccante lettera aperta: «Ieri e il giorno prima ero con loro... Lì ho imparato a sorridere... ho sentito il sapore della libertà ... Vorrei non aver lasciato la mia tenda ... Non essere uscita da quel campo... Vorrei essere stata una delle vittime di quel 17 febbraio». LA PASIONARIA DELLO YEMEN Il velo lascia libero lo sguardo intenso e le labbra carnose, con un’ombra lieve di rossetto. Si presenta così, sulla sua pagina di Facebook, Tawakol Karman, fondatrice di Giornaliste senza catene ed eroina dei diritti umani nello Yemen. Da quando la primavera araba ha innescato le proteste contro il presidente trentennale, Ali Abdullah Saleh, lei è sempre in prima fila e viene arrestata più volte. In rete, sulla foto del profilo ha inciso due frasi: sopra in rosso «Una donna che vale mille uomini» e sotto in bianco «La rivolta della Tunisia è nata da un venditore ambulante (che si è dato fuoco, nda). Nello Yemen toccherà a una donna che ama il suo popolo». IN GALERA LA PIÙ FAMOSA BLOGGER SIRIANA La blogger più nota della Siria, Tal Dosr al-Mallohi, è in carcere dal dicembre 2009, quando aveva 19 anni. Il suo blog è rimasto fermo a quella data con un’immagine del Mahatma Gandhi in copertina. La sua colpa è avere chiesto le riforme in rete. Il 15 febbraio l’hanno condannata a cinque anni di carcere. Sulla pagina Facebook dei Giovani siriani per il cambiamento, invece, si usa l’ironia. Uno dei frequentatori, Khaled Eleqeady, scrive: «L’ultima dell’anno: tutti i popoli arabi vogliono cambiare il loro regime, tranne in Si- ria, dove il regime vuole cambiare il popolo». RIVOLUZIONE ANCHE IN IRAQ Il 25 febbraio è il giorno della «Rivoluzione irachena» fissato su internet, contro il governo del premier Nouri al-Maliki. La piazza al- Tahrir (Libertà), dove ritrovarsi a Baghdad, ha lo stesso nome di quella del Cairo della rivolta egiziana. Mobilitazione anche a Nassiriya: «I giovani scrivono gli slogan sulle targhe» si legge in rete. «La vittoria ci attende». La protesta viene rilanciata dal sito www. kitabat.com, di Iyad al-Zamili, esule in Ger- mania e oppositore dell’ex regime di Saddam Hussein. «La manifestazione è pacifica, no alle armi, no alla violenza» riporta il sito Tutti per l’Iraq. «Vi aspettiamo sotto il Monumento della libertà». ■ (hanno collaborato Ahmed al-Asadi, Sergio Bianchi, Sami Kandil e Rolla Scolari)
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07 aprile 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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24 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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25 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento |
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.
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08 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Una nube nera su tutta Tripoli
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento |
Libia
IL vaso di pandora
IL vaso di pandora
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento |
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia
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