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06 giugno 2012 - Esteri - Libia - Il Giornale
Scontri all'aeroporto di Tripoli Italiani in fuga dalle milizie
L'aeroporto di Tripoli preso d'assalto dai miliziani, voli blocca­ti, passeggeri italiani evacuati dai carabinieri paracadutisti e ri­schio caos con una battaglia fra fa­zioni per liberare lo scalo. Nella giornata di ieri sono venuti al petti­ne i problemi della nuova Libia do­minata dalle milizie che la control­lano a pelle di leopardo e governa­ta da un esecutivo debole in vista di elezioni sempre più incerte.
«Eravamo in attesa di imbarcar­ci su­l volo Alitalia delle 13.50 diret­to a Roma, quando abbiamo visto piombare sulla pista dell'aeropo­r­to una quindicina di pick up con le mitragliatrici pesanti» racconta al
Giornale da Tripoli l'ingegnere Giuseppe Buono. Uno dei quaran­ta italiani, che ha dovuto fuggire dallo scalo occupato da qualche centinaio di miliziani della briga­ta «Al Awfia» (fedeltà). Tutti prove­nienti da Tarhouna, una cittadina a 60 chilometri da est della capita­le, ex serbatoio di fedelissimi di Gheddafi. «Sparavano in aria ed entrando nell'aeroporto ci sono stati dei tafferugli con dei feriti» racconta l'ingegnere. Gli assalito­ri hanno occupato lo scalo per far rilasciare, se non è già stato ucci­so, il loro comandante, Abu Ujeila Al Habashi, detto l'Abissino. Un ex colonnello dell'esercito che aveva partecipato negli anni No­vanta ad un fallito golpe contro il Colonnello. Fra sabato e domeni­ca si era diretto verso Tripoli per consegnare al governo transitorio alcuni carri armati, ma è sparito lungo la strada. Per i suoi è stato ar­restato, ma il Consiglio nazionale al potere ha garantito di non saper­ne nulla. Il presidente del Cnt, Mu­stafa Abdul Jalil, ha promesso un' inchiesta sulla scomparsa dell' Abissino, ma la milizia deve ab­bandonare lo scalo. Fonti del Gior­nale a Tripoli sono convinte che il comandante sia stato fermato dai miliziani di Misurata, la città stato libica. I suoi uomini si credono più duri e puri degli altri avendo re­si­stito per mesi al sanguinoso asse­dio delle truppe di Gheddafi.
«Degli anziani in abiti tradizio­nali e kalashnikov guidavano un' orda di irregolari - racconta Vin­cenzo Tagliaferri, un altro italiano in partenza - . Quando ho avuto sentore che stavano arrivando rin­forzi
per liberare l'aeroporto ho portato con me una decina di ita­liani uscendo dallo scalo con un lungo giro a piedi».Fra i connazio­nali in fuga c'erano anche la mo­glie e il figlio dell'ambasciatore a Tripoli, Giuseppe Buccino Gri­maldi. Tagliaferri è un veterano della Libia e guida un nucleo dell' Unione Europea per il controllo dei confini. «Grazie ad un amico della sicurezza sono arrivati due taxi sicuri al primo posto di blocco e siamo rientrati verso il centro», spiega l'italiano. Nel frattempo i miliziani di Zin­tan, che avevano controllato a lun­go l'aeroporto e sono stati integra­ti nel ministero dell'Interno, han­no c­ircondato lo scalo intervenen­do con blindati e artiglieria. Gli ul­timi connazionali, compreso l'equipaggio del volo Az 869 che avrebbe dovuto tornare a Roma, sono stati evacuati dai carabinieri paracadutisti del reggimento Tu­scania dispiegati in ambasciata.
«In aeroporto c'era pure la mia famiglia venuta a trovarmi per par­tecipare alla festa della Repubbli­ca a Tripoli - dichiara a Il Giornale l'ambasciatore Buccino- . Non bi­sogna drammatizzare. Ci sono già stati scontri fra milizie, anche se questa volta l'episodio è grave. Un segnale chiaro che queste turbo­lenze­potranno avviarsi ad una so­luzione solo con il voto e con un go­verno
legittimato dal popolo». Proprio ieri è trapelata la notizia che le elezioni previste per il 19 giu­gno verrano rinviate al 5-6 luglio. Non si fa in tempo a controllare i requisiti di tutti i candidati a stam­pare le schede e a distribuirle in tutto il Paese.
Il console a Tripoli, Pierluigi D'Elia, ha fatto confluire gli italia­ni bloccati a Tripoli all'hotel Corin­thia e conferma che «nessun con­nazionale è in pericolo. Stanno tutti bene». Lo scalo è chiuso, ma eventuali voli d'emergenza posso­no
utilizzare lo scalo militare di Mitiga sul lungomare.
Per alcune ore si è trattata una via d'uscita indolore ed a un certo punto era stato annunciato che gli assalitori avevano lasciato l'aero­porto. Poi in serata fonti locali rife­rivano dell'esplosione di scontri armati fra le milizie rivali.

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[continua]

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