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28 agosto 2012 - Esteri - Afghanistan - Il Giornale
Talebani scatenati, italiani salvi per miracolo
Strage miracolosamente sfiora­ta in Afghanistan con un razzo che piomba dentro una base italiana e non esplode provocando comun­que tre contusi. Più a sud, nella pro­vincia di Helmand, massacro vero di 15 afghani e due donne sgozzati perchè si divertivano a una festa, ma forse c'è anche dell'altro. Le donne sarebbero state «oggetto deldesiderio» diduecapocciatale­bani.
Ieri mattina alle 10, le 7.30 in Ita­lia, un razzo da 107 millimetri è piombato dentro la base avanzata Tobruk, nella provincia di Farah. «Aveva una gittata fino a dieci km ed è stato lanciato da lontano, co­me spesso succede. Purtroppo in questo caso ha centrato il bersa­glio. L'impatto al suolo ha investito con pietre e terriccio tre militari» spiega da Herat il tenente colonnel­lo Francesco Tirino, portavoce del contingente italiano.
I soldati italiani fanno parte del 19˚ Reggimen­to Cavalleggeri Guide di Saler­no e sono rima­sti contusi. Se il razzo fosse esploso sareb­bero stati fatti a pezzi. Il colpo da 107 può non esplodere per il malfunziona­mento della spoletta o per­chè «spancia» al suolo a causa del lancio da rampe artigianali. Base Tobruk è lunga un centinaio di metri e larga meno della metà, in mezzo al deser­to, a due passi dal villaggio di Bala Baluk. In passato i talebani utilizza­vano come punto di riferimento per il tiro una vecchia colonna d'ac­qua dei sovietici. Quando i paraca­dutistidellaF­olgorel'hannoabbat­tuta e cominciato a incalzare le sac­che
 circostanti di insorti, i lanci si sono rarefatti.
Oggi gli alleati americani e slove­ni si stanno ritirando lasciando il presidio di Tobruk e dintorni agli italiani e alle forze afghane. Non a caso per i Cavalleggeri di Salerno è
 il secondo attacco in 48 ore e l'8 ago­sto un blindato Lince era saltato in aria, ma aveva retto. L'area è infe­stata da tagliagole vari, che «ricava­no dal contrabbando di oppio i fon­di per sostenersi e armarsi - osser­va il portavoce italiano - . Parliamo sia di insorti 'ideologici' che di cri­minalicomuni». Nelle ultime settimane ci siamo ritirati dalla famigerata valle del Gulistan. E prima dell'inverno ini­zierà il ripiegamento da Bakwa, la base più meridionale del fronte sud, per passare la mano agli afgha­ni, non sempre affidabili. In vista della fine missione del 2014 torne­ranno a casa, entro dicembre, 500 soldati italiani ed altrettanti nella prossima primavera.
Nel frattempo i talebani tornano
 a tagliare teste o gole se non si ri­spetta l'Islam duro e si vogliono re­golare conti in sospeso. Ieri è trape­lata la notizia del massacro di 17 persone, comprese due donne, nel­la famigerata zona meridionale di Kajaki. Il presidente afghano Ha­mid Karzai ha puntato il dito con­tro i talebani parlando di «strage». Secondo il governatore del distret­to, Nimitullah, «le vittime sono sta­te uccise perchè si erano intratte­nute danzando a ritmo di musica in una festa notturna». La zona è sotto il controllo di due comandan­ti talebani: mullah Sead Gul e mul­lah Wali Mohammad. Il portavoce del governo locale, Daoud Ahma­di, sostiene che la strage «è il frutto di una loro prova di forza che ha portato all'uccisione di 15 uomini che partecipavano a una festa e di due donne oggetto del contende­re ». In pratica oltre all'Islam duro e puro ci ha messo lo zampino la pas­sione amorosa. Prima sembrava che fossero stati tutti decapitati. Poi è saltato fuori che gli avevano «solo» tagliato la gola come bestie. Secondo altre fonti le due donne non sarebbero le danzatrici pecca­minose, ma le madri di alcune vitti­me che avevano chiesto pietà per i loro figli. Il portavoce dei talebani, Qari Yousuf, smentisce il coinvolgi­mento nella mattanza. Il sospetto è che i responsabili del massacro te­messero pure una fronda dei loca­li. Con la ritirata degli occidentali diverse tribù si stanno armando per contrastare i talebani pronti a dilagare. 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche. Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi. Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.

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02 novembre 2012 | Tg5 | reportage
Messa in prima linea per l'ultimo caduto
Tiziano Chierotti ucciso in combattimento a Bakwa il 25 ottobre viene ricordato con una toccante cerimonia nella mensa da campo di base Lavaredo.

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17 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
Aperto La caccia ai terroristi Kunduz circondata
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04 gennaio 2012 | Radio24 | intervento
Afghanistan
Parlano le armi sussurrano le diplomazie


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