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Scenari
26 settembre 2012 - Esteri - Libia - Panorama |
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| Gli obiettivi nel mirino di Obama |
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La lista di possibili obiettivi in Libia per una rappresaglia americana è già pronta. Ora spetta al presidente Barack Obama definire come vendicare l’attacco al consolato Usa di Bengasi dell’11 settembre, costato la vita a quattro americani, compreso l’ambasciatore Christopher Stevens.
Nel mirino di Pentagono e Cia ci sono le basi delle milizie salafite come Ansar al-Sharia, i partigiani di Allah, accusati di avere partecipato all’attacco, cinque comandanti di Al- Qaeda e cellule clandestine come le brigate Omar Abdul Rahman. Tutti estremisti annidati in Cirenaica, la ricca regione petrolifera della Libia orientale.
Dall’11 settembre i droni americani sorvolano di continuo Bengasi, Derna, Al-Beida per fotografare e filmare i possibili obiettivi. Il giorno dopo l’attacco, un aereo spia Ep-3E decollato dalla base di Rota, in Spagna, o da Sigonella, in Sicilia, ha cominciato a intercettare le comunicazioni delle milizie sospettate dell’uccisione dell’ambasciatore.
Lo stesso presidente del parlamento libico, Mohamed al-Magariaf, ha confermato che gli Usa stanno preparando un contrattacco. Gli americani hanno intercettato le comunicazioni fra i partigiani di Allah ed elementi di Al-Qaeda nel Maghreb collegati all’attacco dell’11 settembre. I miliziani con le bandiere nere dell’Islam di Ansar al-Sharia di Al-Beida si sono spostati a Bengasi, capoluogo della Cirenaica. Il loro quartier generale è l’ex residenza del colonnello Muammar Gheddafi, zeppo di fuoristrada con mitragliatrici pesanti e contraeree montate sul retro: nei giorni dopo l’attacco hanno sparato contro i droni che sorvolavano Bengasi.
I Tomahawk a bordo degli incrociatori Uss Laboon e Uss McFaul, di fronte alle coste libiche, sono pronti a colpire le basi dei cinque comandanti di Al-Qaeda segnalati in Cirenaica. La loro roccaforte è la città di Derna. L’obiettivo numero uno è Sufian bin Qamu, nome di battaglia Abu Faris al-Libi, ex detenuto di Guantanamo che è di base nella zona boscosa di Derna, a due passi dal Mediterraneo. Al-Libi è l’unico comandante legato ad Al-Qaeda che non ha firmato un patto con il governo di Tripoli per non lanciare attacchi antioccidentali dalla Cirenaica. Ex camionista di Osama bin Laden in Sudan, si è fatto le ossa con i talebani in Afghanistan negli anni Novanta.
Un altro obiettivo primario è Abdulbasit Azuz, inviato in Libia lo scorso anno da Ayman al-Zawahiri, il nuovo capo di Al-Qaeda. Azuz è un altro veterano dell’Afghanistan, finito in galera in Gran Bretagna nel 2005 perché reclutava jihadisti a Manchester.
Nel mirino americano pure le brigate Omar Abdul Rahman, cellula terroristica ispirata allo sceicco cieco in carcere negli Usa per il primo attentato alle Torri gemelle del ’93. Il 12 giugno, sempre a Bengasi, hanno tentato di ammazzare l’ambasciatore inglese mentre transitava in convoglio. Nel capoluogo della Cirenaica, negli ultimi mesi i terroristi hanno attaccato la Croce rossa e colpito con razzi il consolato americano, poi devastato l’11 settembre.
(Fausto Biloslavo)
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29 marzo 2011 | TG4 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme
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23 agosto 2011 | TG4 | reportage
La caduta di Gheddafi
Notizie e commenti dall'Italia
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21 settembre 2017 | Matrix | reportage
Migranti in gabbia
Per i migranti la Libia è un inferno. In 7000 sono detenuti nei centri del ministero dell’Interno in condizioni impossibili.
L’Onu e le Ong, che denunciano le condizioni miserevoli, dovrebbero parlare di meno e fare di più prendendo in mano i centri per alzarne il livello di umanità.
E non utilizzare le condizioni di questi disgraziati come grimaldello per riaprire il flusso di migranti verso l’Italia.
Non solo: Tutti i dannati che vedete vogliono tornare a casa, ma i rimpatri, organizzati da un’agenzia dell’Onu, vanno a rilento perché mancano soldi e uomini.
E chi ce la fa esulta come si vede in questo video dei nigeriani che tornano in patria girato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Dietro le sbarre a Tripoli un migrante ci mostra i segni di percosse e maltrattamenti. Nel centro di detenzione di Triq al-Siqqa, il più grande della capitale libica, ci sono anche le donne, intercettate prima di raggiungere l’Italia, con i loro bambini nati nei cameroni, che protestano con le guardie per il cibo pessimo ed insufficiente.
Il responsabile del centro di Triq al-Siqqa si scaglia contro l’Europa e parla di “visite dei ministri degli esteri di Germania, Inghilterra, delegazioni italiane…. tanto inchiostro sui documenti, ma poi non cambia nulla, gli aiuti sono minimi”.
Ogni giorno arrivano al centro nuovi migranti fermati in mare, che ci provano ancora a raggiungere l’Italia. In Libia sono bloccate fra mezzo milione e 800mila persone, in gran parte vessate dai trafficanti, che attraggono le donne come Gwasa dicendo che in Italia i migranti “hanno privilegi, rifugio e cibo”.
In agosto le partenze sono crollate dell’86% grazie ad un accordo con le milizie che prima proteggevano i trafficanti.
Nei capannoni-celle di Garyan i migranti mostrano i foglietti di registrazioni delle loro ambasciate per i rimpatri, ma devono attendere mesi o anche un anno mangiando improbabile maccheroni. E non sono solo musulmani.
Nel centro di detenzione costruito dagli italiani ai tempi di Gheddafi i dannati dell’inferno libico invocano una sola parola: “Libertà, libertà”.
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06 marzo 2011 | Panorama | intervento |
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Diario dalla Libia
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento |
Libia
IL vaso di pandora
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29 aprile 2011 | Spazio Radio | intervento |
Libia
Piegare Gheddafi e preparare l'intervento terrestre
Gli americani spingono con insistenza per un maggiore coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Libia, non solo per passare il cerino politico agli europei. L’obiettivo finale è piegare il colonnello Gheddafi e far sbarcare una forza di interposizione in Libia, con ampia partecipazione italiana. Un modello stile ex Yugoslavia, dove il contingente occidentale è arrivato dopo l’offensiva aerea.
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08 marzo 2011 | Panorama | intervento |
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02 marzo 2011 | Panorama | intervento |
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Una nube nera su tutta Tripoli
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