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19 gennaio 2013 - Prima - India - Il Giornale
I due marò condannati a restare in India
Le autorità del Kerala non avevano alcun potere per sbatte­re in galera, indagare e processa­re Salvatore Girone e Massimi­liano Latorre per la morte, tutta da chiarire, di due pescatori in­diani. New Delhi, però, metterà in piedi un tribunale speciale per giudicare i due fucilieri del reggimento San Marco. Lo ha deciso ieri la Corte suprema in­diana con un verdetto di oltre 100 pagine, che il Giornale ha ri­cevuto integralmente da Delhi. Una sconfitta a metà per il gover­no Monti, che puntava sul rico­noscimento della giurisdizione italiana ed un processo in pa­tria. Il giudice Altamas Kabir, che presiede la Corte suprema, ed il suo collega J. Chelameswar hanno trovato la strada del com­promesso dando un colpo al cer­chio ed uno alla botte. I marò si lasciano alle spalle il Kerala, ma la saga continua nella capitale.
Al punto 84 della lunga sen­tenza il giudice Kabir tira la pri­ma linea rossa: «(...) L'incidente è avvenuto ad una distanza di 20,5 miglia nautiche dalla costa dello Stato del Kerala (...). Quin­di non nelle acque territoriali (...) ma all'interno della zona contigua entro la quale la poli­zia dello stato del Kerala non ha giurisdizione». Poche righe do­po si­torna a spiegare che il Kera­la non aveva alcun «potere di in­vestigare » o di istruire un pro­cesso contro i marò. A questo punto ci si chiede chi pagherà per quasi undici mesi di umilia­zioni. Per l'arresto e la galera dei due fucilieri di marina senza
 che le autorità locali avessero al­cun diritto.
Secondo il giudice è lo stato centrale che «secondo la legge avrebbe dovuto investigare e de­cidere gli ulteriori passi ». In real­tà con il partito di Sonia Ghandi, al governo, Delhi non voleva far­lo per evitare le facili critiche dell'opposizione.
La Corte suprema, però, nega «l'immunità sovrana» ai due fu­cilieri, che automaticamente li avrebbe fatti ripartire per l'Ita­lia. E al punto 99. il giudice Kabir tira il siluro alla richiesta italia­na sulla giurisdizione: «Senza dubbio l'incidente è avvenuto in acque contigue sulle quali (...) l'Unione indiana ha il dirit­to di esercitare il diritto di sovra­nità ». Il presidente della Corte suprema cita normative e con­venzioni internazionali come la Unclos 1982, che per sua stes­sa
ammissione potrebbe servi­re a trovare una via di uscita nel procedimento a Delhi. Al punto 100. Altamas Kabir è categori­co: «La sparatoria fra la nave ita­liana e la barca indiana è avve­nuta nelle acque contigue» e questo signifi­ca che l'India «ha il diritto di processare i due mari­nes ».
Il governo Monti ieri si è detto «fiducio­so ». Secondo un comunica­to di Palazzo Chigi «l'Alta Corte ha ricono­sciuto che i f­atti avvennero in ac­que internazionali e che la giuri­sdizione non era della magistra­tura
 locale del Kerala. La deci­sione incoraggia l'ulteriore im­pegno già assicurato in questi mesi». Peccato che la sentenza non parli mai di acque interna­zionali, ma contigue e proprio questo dettaglio ha «liberato» i marò dal Kerala per trasferirli ad un altro procedimento giudi­ziario a Delhi. Al punto 101 della senten­za si stabilisce che l'India «ha la giurisdi­zi­one di proce­dere con l'in­chiesta ed il processo» dei marò e specif­i­catamente per questo caso si «formerà una Corte Speciale».L'Italia potrà in­vocare l'articolo 100 della con­venzione Unclos e l'intero pro­cedimento «potrebbe venir ri­considerato ».
In pratica si lascia aperta la porta ad una via d'uscita, che ha visto coinvolto negli ultimi tem­pi, secondo fonti indiane de Il Giornale , lo stesso procuratore generale dell'Unione, Goolam Essaji Vahanvati. Il rappresen­tante degli indiani in Italia, Vi­nod Sahai, che si è dato da fare per i marò, spiega: «I tempi si al­lungano, ma la corte speciale è più flessibile». Ed influenzabile politicamente da Salman Khur­shid ex ministro della Giustizia, ora agli Esteri, che aveva già sol­lecitato la sentenza della Corte suprema. Michele Girone, il pa­dre di uno dei marò, dichiara a il 
Giornale :
 «La decisione di Delhi provoca un cauto ottimismo, ma continuo ad essere sempre preoccupato fino a quando mio figlio non tornerà a casa». 
www.faustobiloslavo.eu
 
[continua]

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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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radio

26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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