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Articolo
08 marzo 2013 - Esteri - Afghanistan - Il Giornale
“Processiamo i marò in Italia così non dovranno ripartire”
La giustizia italiana deve vietare il rientro in India dei marò. È questo l’obiettivo dell’esposto presentato ieri mattina alla Procura della Repubblica di Roma dal generale della riserva Fer­nando Termentini e dall’avvocato Ema­nuele Tomasicchio. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, dopo un anno di odissea giudiziaria indiana, hanno otte­nuto un permesso per venire a votare in Italia. Le quattro settimane di «licenza» scadono il 23 marzo, ma sulla testa dei marò pende anche un procedimento aperto dalla procura di Roma con l’ipo­tesi di omicidio dei due pescatori india­ni rimasti uccisi nel famoso incidente in alto mare del 15 febbraio 2012.
L’esposto è indirizzato al procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo e al pm Eli­sabetta Cennicol­a che ha in mano il deli­cato fascicolo dei fucilieri del reggimen­to
 San Marco. Il generale Termentini è uno dei blogger più attivi in difesa dei marò.Nell’esposto si sottolinea che«no­nostante i principi cardine dell’ordina­mento internazionale depongano per una pacifica giurisdizione dello Stato ita­liano riguardo la vicenda (...), le autorità indiane hanno opposto un netto rifiuto ad ogni ipotesi di competenza della giu­stizia italiana». La procura di Roma ha aperto un fascicolo «ipotizzando il reato di “omicidio volontario”,ascoltando al­tresì i due militari italiani nello scorso gennaio, prima del loro rientro in India» in seguito al primo permesso natalizio. Poi «nei giorni scorsi, i due marò sono rientrati in Italia usufruendo di una sor­ta di “licenza elettorale”» si ricorda nel­l’esposto. E teoricamente dovrebbero rientrare a Delhi entro il 23 marzo. Se­condo il generale e l’avvocato «la gravità dei fatti ascritti» ai marò «e la pacifica giurisdizione italiana (...) imporrebbe­ro di scongiurare ogni potenziale perico­lo di fuga dei militari Latorre e Girone, adottando all’uopo ogni consentita mi­sura cautelare».
In pratica il pm dovrebbe chiedere al giudice per le indagini preliminari di trattenere i marò in Italia. «L’unico ido­neo provvedimento sul punto appare es­sere
 quello del divieto di espatrio, atto a scongiurare il rischio che i due militari si possano sottrarre alla giustizia italiana» si legge nell’esposto. Termentini e To­masicchio chiedono all’autorità giudi­ziaria «l’adozione di idonea misura cau­tel­are volta ad evitare ogni possibile peri­colo di fuga dall’Italia dei marò Latorre Massimiliano e Girone Salvatore». Ov­viamente si tratta di una specie di esca­motage giudiziario con l’obiettivo di non far tornare i marò in India, che deve ancora istituire un tribunale ad hoc per decidere il destino dei fucilieri. Alla vigi­lia del rientro in patria di Latorre e Giro­ne, per la licenza elettorale, lo stesso mi­nistro degli Esteri rivelava che un inter­vento dell’autorità giudiziaria avrebbe potuto far saltare gli accordi con Delhi. «Se la magistratura italiana fosse andata avanti nell’azione penale-ha sostenuto Giulio Terzi riferendosi al precedente permesso natalizio - ci sarebbe stato uno “iato di sospensione”nell’impegno di riportarli in India e Latorre e Girone sarebbero rimasti in Italia».
Forse in patria ci resteranno lo stesso, grazie ad un accordo con l’India, non proprio da andar fieri, che continuereb­be a concedere ai marò i permessi per ri­manere
 a casa. 
www.faustobiloslavo.eu
[continua]

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