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Articolo
29 marzo 2013 - Interni - India - Il Giornale |
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Quelle pressioni sull’India che Monti ha evitato |
L'Italia ha delle armi di pressione sull'India, mai usate con forza, per cercare di far tornare a casa i marò. Non solo: i soldati francesi ammazzano due civili indiani e ne feriscono gravemente altri sei, nel Centrafrica, per errore. Il presidente Hollande chiede scusa al premier Singh e il problema si risolve. Due pesi e due misure rispetto al caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Quando si è dimesso in Parlamento il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha accennato ad una precisa arma di pressione diplomatica nei confronti dell' India. Il governo di Delhi aspira ad entrare nel Gruppo dei fornitori nucleari (Nsg), un'organizzazione internazionale che controlla il trasferimento di materiale per le bombe atomiche. L'Nsg è nato nel 1974 in risposta al primo test nucleare indiano. L'Italia fa parte del gruppo e può ostacolare l'ingresso dell'India fino a quando non ci mollano i marò. Delhi punta anche all'ingresso a pieno titolo, come membro permanente, nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Dal 2004 Brasile, India, Giappone e Germania hanno deciso di appoggiarsi a vicenda per entrare nel Consiglio in maniera definitiva. Il presidente americano Obama ha annunciato che «gli Usa lavorano ad una riforma del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in cui si includa l'India come membro permanente ». L'Italia appoggia la proposta di garantire un seggio permanente all'Unione Europea, ma non siamo riusciti a mobilitare gli alleati più importanti contro l'ingresso dell'India ai vertici dell'Onu, come arma di pressione nel caso dei fucilieri. Nel frattempo, alimentata dai grillini in Parlamento, continua ad aleggiare la teoria dello scambio fra marò e commesse di Finmeccanica. L'ultima «pista» è quella di 100 siluri che vengonodati per venduti alla Difesa indiana, ma in realtà il contratto non è ancora chiuso. Il rientro a Delhi dei marò non ha a che fare con i 300 milioni di dollari di appalto. Lo dimostra il fatto che il ministro della Difesa indiano aveva annunciato la finalizzazione dell'accordo poche ore prima che a Roma decidessero il non rientro dei marò. E fonti del suo ministero l'hanno ribadito il 20 marzo quando non era ancora stato annunciato il voltafaccia. In pratica non esiste un «do ut des», anche se Finmeccanica poteva essere un potenziale obiettivo di rappresaglie economiche. I marò sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani, ma la loro responsabilità è ancora tutta da provare. A differenza dei soldati francesi che a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, hanno ammazzato due civili indiani il 25 marzo. I francesi presidiavano l'aeroporto nel caos del crollo del regime. Gli indiani, su tre macchine, si stavano dirigendo verso lo scalo. Nonostante i colpi sparati in aria come avvertimento la piccola colonna non si è fermata. Una scena simile a quella del peschereccio scambiato per imbarcazione pirata dai nostri marò il 15 febbraio 2012. I soldati francesi hanno aperto il fuoco compiendo una strage. Parigi ha ammesso l'errore promettendo un'inchiesta francese. Il presidente Hollande ha inviato le scuse al governo di Delhi. Il premier Singh ha chiesto il rispetto dell'incolumità dei 100 indiani presenti a Bangui. Nessuno ha arrestato o chiesto di processare i militari di Parigi, come è capitato ai nostri marò.
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20 marzo 2013 | TG5 | reportage
"I nostri marò" l'e book di Giornale.it
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. "I NOSTRI MARO'" è un e book di Fausto Biloslavo e Riccardo Pelliccetti, che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in India, Daniele Mancini, per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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24 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
I marò nella trappola giudiziaria indiana
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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò alla sbarra, forse per torchiarli, anche se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il voluminoso rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), voleva obbligare i marò a presentarsi in aula. Non solo: gli investigatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di Latorre e Girone, secondo il giornale The Hindu .
Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fisicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tutela della corte speciale del giudice Darmesh Sharma e venire alla sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare ancora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati all’udienza di ieri e attraverso i loro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro.
L’unico dato certo è che l’antiterrorismo non ha ancora consegnato il rapporto d’accusa. Staffan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ribadisce: «Non possiamo accettare di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sbagliato sia giuridicamente che politicamente». Secondo fonti indiane la Nia presenterà «l’atto d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesante. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver ucciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane.
L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza americana «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console indiana a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il governo indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi commerciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’ambasciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomatica americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.
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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento |
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.
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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento |
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no
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26 marzo 2013 | Radio24 | intervento |
India
I Marò rispediti in India
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