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03 aprile 2013 - Esteri - India - Il Giornale
Marò, caos sulle indagini E ora Terzi fa il “militante”
L'inchiesta sui marò ricomincia da zero con l'antiterrorismo indiano, co­me se Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone fossero nipotini di Osama bin Laden, anzi no. I giornali locali scri­vono un giorno sì e l'altro pure che i fu­cilieri rischiano la pena di morte, ma ancora non si capisce bene quale corte speciale li giudicherà. Una gran confu­sione che allunga solo i tempi dell' agonia giudiziaria in cui il go­verno Monti ha voluto far ripiombare i marò or­dinando il loro rientro a Delhi.
Nella nebbia della Caporet­to indiana torna a scrivere sulla sua pagina Face­book l'ex ministro de­gli
 Esteri Giulio Terzi, che voleva trattenere i fucilieri del San Marco in Italia e si è dimesso per protesta. «Marò: ora dob­biamo andare avan­ti...!!! » è il titolo dell' impietoso j'accuse alla linea calabraghista del go­verno. «La sensazione che ho è che, rin­viati i due Uomini in India,- si legge nel post di Pasquetta - la questione paia chiusa qui (per qualcuno) nell'attesa che un Tribunale indiano li processi, cosa del tutto impropria dal momento che la giurisdizione del caso *non dev' essere indiana*».
Non solo: In questi giorni Delhi «ha chiesto all'Onu di intervenire per alcu­ni suoi militari accusa­ti di violenze sessua­li in Congo, chie­den­do che la giuri­sdizione sia india­na.
 Due pesi e due misure? I militari indiani devono es­sere processati in In­dia... e quelle italia­ni... in India anch' essi?» Terzi ricorda l'arbi­tratointernazionale previsto dall'Unclos, la Convenzione Onu sul diritto del mare. «Era fra le condizioni che avevo posto come *essenziali*, e che invece è stata 'accan­tonata' da chi aveva deciso di occuparsi direttamente del dossier al momento del reinvio in In­dia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone», scrivel'ambasciatore. Il risulta­to è fallimentare: «Le no­tizie che giungono nel­le ultime ore dall'India fanno capire che i tem­pi della giustizia india­na potrebbero addirittu­ra allungarsi».
Il riferimento è al possibile intervento dell'Agenzia di investi­gazione nazionale (Nia), una specie di Fbi indiana, che secondo la stampa do­vrebbe ricominciare da zero le indagi­ni sui marò.
Un'inchiesta che potrebbe portare alla richiesta di pena di morte o al ritor­no­dei fucilieri in galera in attesa di sen­tenza.
Ieri il portavoce del governo Syed Ak­baruddin ha in parte smentito: «Non c'é nessuna conferma ufficiale sul fatto che alla Nia sia stato chiesto di in­dagare sull'uccisione dei due pescatori keralesi».
In mattinata il presiden­te della Corte suprema, Al­tamas Kabir, aveva «restitui­to » al nostro ambasciatore in In­dia, Daniele Mancini, la libertà di circolazione proibita quan­do i marò sembrava restassero in Italia.
Terzi su Facebook chiede che
 «il Governo italiano renda formale una *fermissima protesta* presso le Nazio­ni Unite » per lo sfregio all'immunità di­plomatica. «Se non lo facessimo- spie­ga- confermeremmo la netta sensazio­ne data al mondo con la 'retromarcia' del 20 marzo - definita da molti 'la Ca­poretto della nostra politica estera'».
Il processo «rapido ed equo» invoca­to dall'Italia resta una chimera. Ieri la Corte suprema ha invitato ancora una volta l'esecutivo ad istituire un Tribu­nale speciale e a riferire in proposito nell'udienza fissata per il 16 aprile. Lo stesso avvocato dello Stato, Giacomo Aiello, che difende i marò ammette: «Mi sembra che ci sia un grande dissidio interno tra il gover­no indiano, la magistratu­ra e il potere legislativo. Non riescono a risolve­re il rebus del collegio giudicante e dell'auto­rità che deve completa­re l'inchiesta. È una si­tuazione di stallo». Terzi, ancora interve­nendo su Facebook, si chie­de: «Se vi è stato un evidente cedi­mento nel sostenere fondamentali in­teressi di sovranità nazionale, quale credibilità si potrà avere di qui in avan­ti in altre situazioni di crisi nel difende­re il 'Sistema Paese', le nostre aziende e gli italiani che lavorano e operano all' estero?». E alla fine incita: «Il mio vivo desiderio, e penso della maggior parte degli italiani, è che il Governo si muova *immediatamente*».
[continua]

video
10 luglio 2014 | TG5 | reportage
Le parcelle d'oro degli avvocati dei marò
Cinque milioni di dollari, dalle tasche del contribuente italiano, sono stati sborsati per la difesa dei marò. In stragrande maggioranza serviti a pagare le costose parcelle degli avvocati indiani che rappresentano i marò ed in minima parte come anticipo del baronetto inglese ingaggiato per intraprendere la via dell’arbitrato internazionale. Soldi ben spesi se Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero ancora trattenuti in India da due anni e mezzo senza processo. Un esborso assurdo tenendo conto dei risultati raggiunti fino ad ora, poco superiori allo zero.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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08 marzo 2012 | Uno Mattina | reportage
Il caso dei marò "ostaggi" degli indiani


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radio

26 marzo 2013 | Radio24 | intervento
India
I Marò rispediti in India


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12 marzo 2013 | Radio 24 - Melog | intervento
India
I due Marò
La storia di Massimilianno Latorre e Salvatore Girone i fucilieri di Marina trattenuti in India per un anno con l'accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. Sul Giornale.it è raccontata nell'e book "I NOSTRI MARO'", che ripercorre la vicenda attraverso documenti esclusivi, testimonianze, foto e video inediti. Un anno di sgarbi diplomatici, interpretazioni arbitrarie del diritto e umiliazioni, ma anche un anno di retroscena e di battaglie per riportarli a casa. Latorre e Girone restano in Italia, ma la storia non è finita. Ora è sotto tiro il nostro ambasciatore in india, Daniele Mancini, come rappresaglia per il mancato rientro a Delhi dei marò.

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26 marzo 2013 | Radio Città | intervento
India
Caso marò: Terzi si dimette. Il ministro della Difesa no


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