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Scenari mondo
01 maggio 2013 - Esteri - Balcani - Panorama
Teheran allunga i suoi tentacoli nei Balcani

Il nuovo fronte della guerra segreta fra Israele e Iran (fiancheggiato dai giannizzeri Hezbollah) corre nei Balcani. Lo rivela, grazie a fonti di intelligence, un rapporto del sito Balkanalysis.com. Dopo l’attacco suicida del 18 luglio a Burgas, in Bulgaria, che uccise cinque turisti israeliani, i Balcani sono diventati terreno di scontro. A Cipro, il 28 marzo, è stato condannato a 4 anni di carcere Hossem Taleb Yaacoub, con la doppia cittadinanza libanese e svedese. Sospettato di legami con Hezbollah, era stato arrestato mentre osservava turisti israeliani in preparazione di un possibile attentato. 

La Grecia, secondo il rapporto, registra «significative vulnerabilità». I guerriglieri sciiti libanesi sarebbero coinvolti in traffici di armi via Creta. E gruppi clandestini di estrema sinistra, come Lotta rivoluzionaria, hanno poi annunciato il loro appoggio a Hezbollah. In Bosnia il legame nasce con gli istruttori iraniani durante la guerra contro i serbi. Oggi nel governo bosniaco ci sono ancora elementi pro Teheran. La penetrazione continua attraverso l’ambasciata iraniana di Sarajevo, il centro culturale islamico e organizzazioni islamiche ufficialmente caritatevoli. 

Anche la Romania, paese Ue, è una piattaforma di lancio nei Balcani per Teheran. Gli iraniani hanno investito in 2.600 società del paese. Nell’agosto dello scorso anno sono finiti nel mirino dei servizi di Bucarest otto mediorientali, compresi due diplomatici, «accusati di forti connessioni con Hezbollah e Hamas». 

Israele, che ha trovato un alleato nella Chiesa ortodossa della Republika Srpska, combatte la guerra segreta attraverso l’influenza della sua intelligence nei Balcani ed esercitazioni militari con Grecia e Romania. L’ultimo fronte s’è aperto in Macedonia, dove gli israeliani addestrano piloti di elicottero di esercito e polizia. A Skopje l’8 febbraio è arrivato Saeed Sadegh Mohammadi, primo ambasciatore iraniano a pieno titolo. 

(Fausto Biloslavo)


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31 luglio 2008 | Rai News 24 | reportage
L'arresto di Karadzic 1
Smoking nero con fiocchetto impeccabile e ciuffo ribelle è il ricordo indelebile di Radovan Karadzic, poco prima che Sarajevo precipitasse all’inferno. Era il 1991 ed il duce dei serbi di Bosnia partecipava ad un ricevimento all’Holiday Inn della capitale bosniaca. Nella grande hall c’erano anche il leader musulmano Aljia Izetbegovic e quello dei croati di Bosnia. Tutti in smoking, sorridenti, con un bicchiere di Martini in mano, ma non si rivolgevano mai la parola. Pochi mesi dopo scoppiò la spaventosa guerra etnica nel cuore dei Balcani.

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21 aprile 2008 | Tele4 | reportage
Mostar e Trieste quattordici anni dopo
A Mostar sono stati uccisi tre giornalisti della Rai di Trieste. Dal tragico evento il legame fra il capoluogo giuliano e la città dell'Erzegovina, nel campo dell'aiuto umanitario, non è mai venuto meno. Nonostante la guerra sia finita nel 1995 le divisioni che l'hanno scatenata in Bosnia Erzegovina sono ancora vive.

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31 luglio 2008 | SkyTG24 | reportage
L'arresto di Karadzic 2
Il 54% dei serbi è contrario all’estradizione di Radovan Karadzic dietro le sbarre del tribunale de L’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Lo rivela un sondaggio, che dimostra come gran parte del popolo serbo si senta vittima della comunità internazionale. Non sono tutti impazziti o ultrà del nazionalismo. La corte de L’Aja viene percepita da molti come uno strumento di accanimento contro i serbi. Assoluzioni di comandanti musulmani bosniaci e kosovari e guanto di velluto con i generali croati accusati di crimini di guerra, non fanno altro che irritare i serbi e convincerli della teoria del complotto.

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