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Reportage
22 ottobre 2014 - Esteri - Afghanistan - Panorama
Interpreti afghani, asilo in Italia

Siamo in pericolo: i talebani vogliono ucciderci perché lavoriamo con gli italiani. Non potete abbandonarci al nostro destino quando tornerete a casa». Il grido d’allarme degli interpreti afghani che lavorano per il contingente italiano a Herat è stato ascoltato. In vista del ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, Roma offrirà loro protezione. Dal primo ottobre, il decreto per le missioni internazionali convertito in legge prevede «la protezione» e «il trasferimento nel territorio nazionale» degli interpreti a rischio, «insieme con il coniuge e i figli nonché i parenti entro il primo grado». In Afghanistan il ministero della Difesa ne ha individuati 116, che assieme ai familiari dovrebbero ottenere visto e sussidi, diventando in tutto 360. 

I diretti interessati, che non hanno ancora ricevuto la notizia, si sentivano traditi dall’Italia dopo oltre un anno di richieste, suppliche e lettere inviate ai comandanti del nostro contingente. «Ogni volta ci rispondevano: “Aspetta, aspetta”» ha raccontato Mohammed, incontrato da Panorama fuori dalla base di Herat. «Per noi il visto per l’Italia è questione di vita o di morte». Za- biullah Mujahed, portavoce dei talebani, l’ha ripetuto più volte: «Appena gli stranieri se ne andranno, i collaborazionisti pagheranno il prezzo del loro tradimento». Abbas Ahmadi, che ha accompagnato i nostri soldati per tre anni nei posti più caldi, non ha dubbi: «Se i talebani mi trovano, mi tagliano la gola». E pensare che gli italiani l’hanno messo alla porta perché aveva chiesto un permesso per occuparsi della figlia malata.

Mohsen Entezari, 24 anni, ha perso un occhio e un orecchio durante un’imboscata a Farah con i nostri soldati. «Non gli hanno garantito né un risarcimento, né una minima pensione» denuncia il suo collega Mohammed. «Lavoriamo tutta la settimana senza ferie per 30,71 dollari al giorno, meno di una vostra domestica ». Ma stavolta le suppliche sono state ascoltate. «Siamo un Paese serio, che si fa carico di chi, proprio per aver lavorato per noi, potrebbe avere problemi» ha dichiarato a Panorama il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Nelle prossime settimane dovrebbe partire la procedura di «protezione» per gli interpreti, bloccata da oltre un anno a causa di uno scaricabarile fra Esteri e Difesa. Meno male. Altrimenti avrebbe avuto ragione Mohammed: «Ho visto in tv che accogliete migliaia di rifugiati illegali. E noi che rischiamo la vita per il vostro esercito non abbiamo diritto a un visto di protezione per l’Italia?».   

Fausto Biloslavo - da Herat 



video
16 aprile 2010 | SkyTG24 | reportage
Luci e ombre su Emergency in prima linea
Per la prima volta collegamento in diretta dal mio studio a Trieste. Gli altri ospiti sono: Luca Caracciolo di Limes, il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica e l'ex generale Mauro Del Vecchio. In collegamento Maso Notarianni, direttore di Peacereporter

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23 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 e Studio Aperto - Italia 1 | reportage
La battaglia di Kandahar
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01 dicembre 2009 | Rai3 - Cominciamo Bene | reportage
Il dramma dei baby clandestini
Ogni anno sono circa settemila i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia alla ricerca dell'Eldorado occidentale. Arrivano dal Nord Africa, dai paesi dell'Est, ma pure dall'Afghanistan dove un viaggio da incubo più che di speranza

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07 novembre 2009 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento
Afghanistan
Cosa fare dopo la caotica elezione di Karzai?
Un dibattito a più voci con toni talvolta vivaci sui crimini di guerra in Afghanistan e la giustizia internazionale.

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07 maggio 2009 | Radio City | intervento
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L'ultima trincea, la sfida che non possiamo perdere
Dibattito sulla crisi nel paese al Crocevia dell'Asia con il direttore di Limes Lucio Caracciolo

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18 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani / Scontro a Farah
Questa mattina dalle 9.48, ora afghana, i Leoni del primo reggimento bersaglieri sono stati attaccati ad una decina di chilometri a nord di Farah, con armi controcarro e fucili mitragliatori. I fanti piumati erano partiti dalla base El Alamein nel capoluogol della turbolenta provincia sotto controllo del nostro contingente nell’Afghanistan occidentale. I cingolati d’attacco Dardo, armati di cannoncino da 25 millimetri, hanno risposto al fuoco. Sono stati impegnati anche i mortai da 60 millimetri in una battaglia che è durata fino alle 11.50. Fra gli italianii non si registrano feriti o seri danni ai mezzi. La richiesta di intervento era giunta dal governatore di Farah che aveva segnalato la presenza dei talebani pronti ad ostacolare le elezioni presidenziali del 20 agosto. La battaglia per il voto in Afghanistan è appena iniziata.

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12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Una giornata di guerra/1
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il punto su una giornata decisiva della guerra in Afghanistan

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21 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - Nel convoglio con il generale
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani

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