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Reportage
16 novembre 2014 - Prima - Iraq - Il Giornale
“Chiese e libri bruciati, ci vogliono distruggere"
Monsignor Shlemon Warduni ci accompagna dagli sfollati cristiani a Baghdad. L'Italiano l'ha imparato a Roma, dove tornerà lunedì per rivedere il Papa. Warduni è vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei e pastore della provincia di Anbar in gran parte occupata dal Califfato.
Qual è la situazione dei cristiani, dopo l'avanzata delle truppe jihadiste?
«È una catastrofe per i cristiani e per tutto l'Irak. La situazione è terribile. Lo Stato islamico ci bolla come infedeli».
I cristiani sono perseguitati dal Califfato?
«Certamente. I cristiani sono stati costretti a lasciare Mosul e la piana di Ninive. Prima hanno mandato a casa chi era funzionario del governo e ordinato di non distribuire più le razioni di viveri ai cristiani. Poi hanno detto: andate via o pagate la tassa di protezione per i non musulmani. Alla fine i cristiani sono stati minacciati di morte se non abbandonavano le loro case e per salvarsi dovevano convertirsi. Questa non è persecuzione?».
Le proprietà dei cristiani che fine hanno fatto?
«Le nostre case sono state marchiate con la lettera N, che significa nesrani (infedeli,
 nda). Non siamo nesrani, ma cristiani. E poi hanno scritto accanto “proprietà dello stato islamico”».
E le splendide chiese e monasteri?
«Alcuni dei nostri luoghi di culto sono stati devastati. Libri e manoscritti bruciati, croci distrutte e la stessa sorte è toccata alle statue della Madonna».
Quanti cristiani sono rimasti in Iraq?
«Prima del 2003 (l'invasione americana e la caduta di Saddam nda) eravamo almeno 800mila. Adesso i cristiani sono meno della metà fra 300 e 400mila. L'emigrazione ci sta distruggendo a causa dell'instabilità, dell'insicurezza e della mancanza di pace. Quando invitiamo la nostra gente a non andarsene, loro rispondono: “Chi garantisce la mia vita e quella della mia famiglia?”».
È a rischio la millenaria presenza dei cristiani in Irak?
«Questo è il pericolo».
Quanti sono gli sfollati cristiani dentro l'Irak?
«Non meno di 150mila. L'appello, a cominciare dal Papa, è di non lasciare l'Irak, anche se vogliono strapparci dalle nostre radici».
Cosa bisognerebbe fare?
«La comunità internazionale è colpevole nei confronti dei cristiani e delle minoranze irachene per non aver denunciato subito quello che stava accadendo. Poi si è cominciato a sollevare il problema, ma non è cambiato nulla».
In concreto cosa chiede all'Occidente?
«L'avanzata di questi terroristi va considerata una minaccia che riguarda tutto il mondo, non solo l'Irak o il Medio Oriente. Lo Stato islamico riceve aerei carichi di armi e viveri. Bisogna dire basta a questo mercimonio del terrore e liberare la piana di Ninive (area nel Nord dell'Irak con tante città cristiane, nda), ma veramente. Chiedo un intervento militare internazionale di caschi blu, che deve scattare subito. Se non vi unite in un fronte comune sarà lo Stato islamico a bussare alle porte dell'Europa».
[continua]

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06 marzo 2010 | Rai News 24 | reportage
I morti di Nassiriya
Sei anni dopo la strage non si fermano le polemiche sulla mancata sicurezza della base e sulle responsabilità dei comandanti.

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Sulle macerie della guerra in Iraq, grazie al Rotary, abbiamo raccontato il dramma dei profughi dimenticati. Siamo stati gli occhi della guerra lungo il fronte dove scappano i rifugiati dall'offensiva su Mosul, la capitale del Califfato. Siamo andati nei campi dove i cristiani in fuga vivono in condizioni miserevoli. Siamo stati sotto le tende dei siriani attirati dai trafficanti per partire verso l’Europa. Abbiamo raccolto le testimonianze dei rifugiati yazidi massacrati dalle bandiere nere. Con le loro donne schiave come Lamja saltata su una mina per fuggire allo Stato islamico. Drammi veri provocati dalla tragedia della guerra.Storie terribili, che non possiamo dimenticare e che abbimo presentato 7 giugno a Cremona.

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Iraq
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Il califfato con Baghdad capitale, Corano e moschetto, mani amputate ai ladri, nemici crocefissi, tasse islamiche, donne chiuse in casa ed Occidente nel mirino con l’obiettivo di governare il mondo in nome di Allah. Questo è lo “Stato islamico dell’Iraq e della Siria” (Isis), che sta conquistando città dopo città rischiando di far esplodere il Medio Oriente.

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