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28 dicembre 2014 - Prima - India - Il Giornale
L’Ue alza la “vocina” contro l’India ma la ricopre d’oro
Da Bruxelles, Federica Mogherini, ha annunciato ieri al quotidiano Repubblica che il caso marò «può incidere sulle relazioni» tra l'Unione europea e l'India. Per la prima volta l'Alto rappresentante della politica estera europea sembra alzare la vocina con Delhi. Peccato che il 6 ottobre diceva esattamente l'opposto nell'audizione al Parlamento europeo. Non solo: nei fondi e aiuti Ue all'India, che dal 2007 al 2013 ammontavano a 470 milioni di euro, non è stato tagliato nulla in difesa dei nostri due marò.
Nell'intervista a Repubblica, l'ex ministro egli Esteri italiano, sottolinea, riferendosi all'India, che «l'Ue ha ripetutamente invitato, in questi tre anni, a una soluzione accettabile per entrambe le parti». E aggiunto: «Le aspettative finora sono andate deluse, ma aspettiamo di vedere se vi sono margini perché questa situazione non solo è dolorosissima per i due marò, le loro famiglie e l'Italia, ma può anche incidere sulle relazioni Ue-India e sulla lotta globale contro la pirateria in cui l'Ue è fortemente impegnata».
Il 6 ottobre l'eurodeputata laburista inglese, Neena Gill, chiedeva all'Alto rappresentante lumi in aula, a Strasburgo, sulle relazioni con l'India del nuovo premier Narendra Modi ed il futuro del partneriato strategico fra Ue e Delhi, che comprende l'accordo sul libero scambio. Mogherini rispondeva testuale: «Credo che un nuovo governo in India concentrato nel stabilire rapporti con il resto del mondo sia un'opportunità, in particolare con una nuova leadership in Europa. Penso che dovremmo lavorare su questa opportunità per rafforzare i legami». Alla faccia dei poveri marò, a tal punto che Nill, nata in India e vicepresidente della delegazione per le relazioni con Delhi, che lavora al negoziato sul libero scambio, prendeva soddisfatta carta e penna. Ed il 18 novembre pubblicava un commento sul periodico del Parlamento europeo con un titolo che non lascia dubbi: «È tempo di scongelare le relazioni Ue-India». Nel testo si legge l'apprezzamento «per avere sentito l'Alto rappresentante, Federica Mogherini, promettere che l'India sarà una priorità nella nostra politica estera».
In Italia l'ex ministro degli Esteri difende i marò, ma a Bruxelles li dimentica. A cominciare dal fatto che non risulta alcuna proposta concreta che incida veramente sui rapporti Ue-Delhi. L'accordo di libero scambio è in stallo da anni, ma allo stesso tempo elargiamo consistenti fondi e aiuti agli indiani. Bruxelles ha sborsato circa 67 milioni di euro l'anno dal 2007 ad una potenza economica e nucleare. Nel 2013 erano previsti 28,6 milioni di euro per «l'energia rinnovabile e le tecnologie pulite». Per l'istruzione ai bambini indiani dai 6 ai 14 anni abbiamo garantito dal 2002 la bellezza di 350 milioni di euro. Fino al 2013 sono arrivati in Europa 4mila studenti e accademici grazie al programma di scambio Erasmus. Negli stati indiani di Chhattisgarh e Rajasthan continuiamo a sostenere la sanità con 160 milioni di euro. Ed ovviamente siamo in prima fila come aiuti umanitari, che dal 1995 ammontano a 120 milioni di euro. Nel 2013 abbiamo speso 9,37 milioni di euro per «il supporto psicosociale e mezzi di sussistenza alle popolazioni del Jammu e Kashmir, viveri nel Nord Est, la malnutrizione dei bambini in Pradesh, Orissa, e Bengala occidentale», come se l'India fosse il vecchio Biafra. Echo, l'agenzia europea per l'emergenza, ha donato 130mila euro per le vittime indiane delle inondazioni del giugno 2013 e altri 96.748 euro per la popolazione colpita dal ciclone Phailin. Soldi europei, che arrivano anche dalle tasche dei contribuenti italiani. Nessuno ha mai pensato ad un semplice ed efficace taglio netto ai fondi all'India per dimostrare che all'Europa sta veramente a cuore il caso marò.
www.gliocchidellaguerra.it
[continua]

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08 gennaio 2014 | Vita in diretta | reportage
Il caso marò nella palude giudiziaria indiana
Gli indiani vogliono i marò al­la sbarra, forse per torchiarli, an­che se l’antiterrorismo non ha ancora presentato il volumino­so rapporto d’accusa contro Massimiliano Latorre e Salvato­re Girone. Il processo «speciale» ai fucilieri di Marina è partito ieri con un rinvio al 30 gennaio. Il pubblico ministero aggiunto, Siddharth Luthra, a nome della polizia antiterrorismo (Nia), vo­leva obbligare i marò a presen­tarsi in aula. Non solo: gli investi­gatori pretendono che vengano intrapresi «i passi appropriati per garantire la custodia» di La­torre e Girone, secondo il giorna­le The Hindu . Il pm ha poi precisato: «Non sto dicendo che devono essere fi­sicamente presi in custodia», ma passare sotto la completa tu­tela della cort­e speciale del giudi­ce Darmesh Sharma e venire al­la sbarra. Fonti italiane a Delhi gettano acqua sul fuoco, ma gli indiani fanno sapere al Giornale che la Nia «vuole interrogare an­cora i fucilieri di Marina». E non escludono ulteriori sviluppi. I marò non si sono presentati al­l’udienza di ieri e attraverso i lo­ro legali hanno chiesto di venir esentati anche in futuro. L’unico dato certo è che l’anti­te­rrorismo non ha ancora conse­gnato il rapporto d’accusa. Staf­fan De Mistura, inviato speciale del governo, volato a Delhi, haprecisato che l’ulteriore rinvio «non è stato subito ma voluto dai nostri legali per l'esistenza di troppe zone grigie ed ambiguità da parte indiana».De Mistura ri­badisce: «Non possiamo accetta­re di procedere senza un capo di accusa chiaro e la certezza che non venga evocata la legge sulla repressione della pirateria» che prevede la pena di morte. L’ex ministro degli Esteri Giulio Ter­zi ribadisce che il processo a Delhi «è illegittimo. Affidare la sorte dei nostri ragazzi all’India è profondamente sba­gliato sia giuridicamen­te che politicamente». Secondo fonti india­ne la Nia presenterà «l’at­to d’accusa entro la fine del mese» e sarà pesan­te. I fucilieri di Marina, in servizio anti pirateria, sono accusati di aver uc­ciso due pescatori il 15 febbraio del 2012 al di fuori delle acque territoriali indiane. L’aspetto paradossale è l’esempio che ci sta dando Delhi verso la superpotenza america­na «colpevole» dell’arresto per qualche ora della console india­na a New York. Dopo immediate proteste e rappresaglie il gover­no indiano ha intimato ieri la chiusura di tutti gli esercizi com­merciali e la palestra gestita da locali nel compound dell’amba­sciata degli Stati Uniti. Non solo: le macchine con targa diplomati­ca americana potranno venir multate se violano le norme del traffico.

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03 luglio 2013 | Uno Mattina | reportage
E se i marò fossero innocenti?
E se i marò non avessero mai sparato sul peschereccio St. Anthony, dove la morte di due pescatori indiani ha fatto esplodere una crisi senza precedenti fra Italia e India? Se fossero totalmente innocenti? Lo sostiene Toni Capuozzo in una nuova ricostruzione degli eventi sul fatidico 15 febbraio 2012.

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18 marzo 2013 | TG5 | reportage
Caso marò: documento esclusivo pubblicato dal Giornale
Il 15 marzo con la nota verbale 100/685, l’ambasciata italiana ricordava al “ministero degli Esteri indiano gli obblighi alla protezione dei diplomatici derivanti dalla Convenzione di Vienna”. Nella nota si chiede al governo di Delhi di “riassicurare che nessuna autorità indiana possa applicare misure restrittive alla libertà di Sua Eccellenza l’ambasciatore”. Alla fine si invita pure a garantire la “personale sicurezza” di Mancini e tutti i nostri diplomatici in India.

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radio

18 febbraio 2014 | Radio Radio | intervento
India
Unità e Giornale d'accordo sui marò


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21 gennaio 2014 | Radio24 Melog cronache meridiane | intervento
India
I marò rischiano la pena di morte?


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15 gennaio 2014 | Zapping | intervento
India
I marò e la solita Italietta
I marò forse eviteranno la spada di Damocle della legge che prevede la pena di morte, ma in questo caso po­trebbero rischiare di tornare fra le grinfie del Kerala per venir giudicati. Lo scrive l’agenzia indiana Press Trust, mentre l’Italia ha chiesto alla Corte suprema di rimandare a casa i marò «in attesa del processo». Nel frattempo a Milano si festegge­rà con un galà la 65 ª Giornata naziona­le della Repubblica dell'India. Ed il 26 gennaio, il consolato di Delhi e l’or­chestra sinfonica Giuseppe Verdi hanno organizzato un concerto «de­dicato all’India in occasione della Fe­sta nazionale »all’auditorio della Fon­dazione Cariplo. Pecunia non olet, ma in pratica suoneremo per gli india­ni c­he da due anni trattengono Massi­miliano Latorre e Salvatore Girone.

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