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Scenari Mondo
25 novembre 2015 - Esteri - Iraq - Panorama
Dal fronte In Siria e in Iraq l’Isis non avanza più


La liberazione di Sinjar avrà un grande impatto sulla vittoria finale a Mosul» annuncia Massoud Barzani, presidente del Kurdistan. Il 13 novembre i suoi peshmerga hanno cacciato dalla città martire yazida di Sinjar le bandiere nere che la occupavano dall’agosto 2014. Una vittoria non solo simbolica, ma strategica, che ha spezzato in due il Califfato e tagliato l’autostrada 47, la principale arteria di rifornimento e collegamento fra lo Stato islamico in Siria e Iraq.
Dopo Sinjar cadrà Tal Afar e inizierà l’assedio di Mosul, la «capitale» irachena del Califfo. Nonostante gli attacchi di Parigi le bandiere nere sul terreno stanno subendo una sconfitta dietro l’altra, anche se con estrema lentezza. Il 23 ottobre è stata riconquistata Baiji importante centro petrolifero e di raffinerie del greggio che veniva venduto al mercato nero dallo Stato islamico. Un altro bastione del Califfo, Ramadi, nella provincia irachena di Anbar, è definitivamente cinta d’assedio.
Gli ostacoli per ribaltare la situazione, però, non mancano. «Quando arrivano le armi europee, compreso il controcarro italiano Folgore, ci mandano sempre poche munizioni» sbotta il generale curdo Abd Rahman, che combatte fin dai tempi di Saddam. Il vicecomandante della quarta brigata non ha peli sulla lingua: «I tedeschi ci forniscono il numero maggiore di armi. Comunque sono poche. E poi abbiamo notato che le granate di mortaio sono probabilmente scadute. Due su quattro fanno cilecca». Il generale sottolinea che il nemico è in possesso di armi e tecnologia avanzata americana catturata all’esercito iracheno. E usa agenti chimici come il cloro. «Le maschere anti gas scarseggiano» spiega l’alto ufficiale. «I nostri battaglioni di 500 uomini hanno un solo visore notturno. E mancano pure i razzi per illuminare l’area quando ci attaccano con il buio». Anche le radio sono malandate e i comandanti usano il cellulare per comunicare con il rischio di venire intercettati. Secondo il generale Izzedin Sa’din Saleh, comandante della 12esma brigata, quella che ha conquistato Sinjar, «servono pure blindati, armi pesanti e i vostri corpi speciali al nostro fianco, come già fanno altri Paesi».
Sul fronte siriano le bandiere nere sono ancora forti, ma in difficoltà. Gli incessanti bombardamenti russi hanno spianato la strada a un’imponente offensiva terrestre dei governativi appoggiati dai miliziani sciiti guidati dai consiglieri iraniani. Dopo due anni è stato rotto l’assedio alla grande base aerea di Kweiras nella provincia di Aleppo.
L’11 ottobre gli americani hanno cominciato ad aviolanciare 50 tonnellate di munizioni alla neonata coalizione arabo-siriana. Un gruppo di 5 mila ribelli composto da curdi, cristiani e sunniti anti Isis che operano nel nordest della Siria. Span Hamo, comandante delle Unità di protezione popolari curde, la milizia più forte, ha annunciato che sta pianificando con la coalizione occcidentale «l’ora zero per lanciare un’offensiva contro Raqqa», la capitale siriana del Califfo, attualmente sotto le bombe francesi.

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28 settembre 2015 | Terra! | reportage
Il fronte del parto
In onda su Rete 4 la puntata "Avanti c'è posto" del settimanale tv di Toni Capuozzo sull'immigrazione e le sue cause. Uno dei servizi è il mio reportage di dieci minuti sul fronte nel nord dell'Iraq fra battaglie contro le bandiere nere, tendopoli dove i profughi vogliono partire per l'Europa, paracadutisti della Folgore che addestrano i curdi ed i monuments men italiani, che proteggono il patrimonio archeologico dell'umanità.

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18 novembre 2015 | Virus Raid due | reportage
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06 ottobre 2015 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Iraq
Raid italiani in Iraq?
Raid italiani le ipotesi:Paolo Magri dir.Ispi,Fausto Biloslavo corrispondente Il Giornale.

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