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10 dicembre 2015 - Attualità - Siria - Il Giornale
“Anche testate atomiche sui nostri missili in Siria”
Il presidente russo Vladimir Putin evoca lo spettro dell'arma nucleare, dopo il primo lancio di missili da crociera da un sottomarino nel mar Mediterraneo contro obiettivi dei terroristi a Raqqa, «capitale» dello Stato islamico in Siria. Il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, smorza, ma la Russia mostra i muscoli e offre «aiuto all'Italia» per la crisi libica. Il responsabile della diplomazia di Mosca sarà oggi e domani a Roma, dove si incontrerà con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni e verrà ricevuto al Quirinale da Sergio Mattarella.Bombe contro il Califfo e girandole diplomatiche si mescolano in vista di un'altra, pesante, posta in gioco: le sanzioni alla Russia per l'Ucraina. Ieri doveva esserci il via libera europeo all'automatico rinnovo delle sanzioni, che scadono in gennaio, ma l'Italia si è messa di traverso. Roma ha chiesto di aprire un dibattito politico al Consiglio Ue dei capi di Stato e di governo del 17-18 dicembre. Un summit dove al primo posto in agenda c'è il tema del terrorismo. Se i russi combattono anche per noi in Siria e sono pronti a darci una mano per estirpare le bandiere nere in Libia suona assurdo, a Roma e Parigi, continuare a bastonarli con le sanzioni.Una strada tutta in salita a tal punto che Washington ha spedito dal 7 al 10 dicembre in Italia, Germania ed Inghilterra il sottosegretario Usa al Tesoro, Adam Szubin. La sua missione, come recita il comunicato del governo americano, è parlare con gli alleati «sulle correnti sanzioni contro la Russia per la destabilizzazione in Ucraina». In pratica spingere l'Europa a rinnovarle per altri sei mesi.Non è un caso che da Mosca Putin mostri i muscoli nell'incontro con il ministro della Difesa, Serghei Shoigu. L'alto ufficiale ha rivelato il primo lancio di missili Kalibr dal sottomarino «Rostov-sul-Don» che avrebbero colpito «un importante deposito di munizioni, una fabbrica di trappole esplosive e infrastrutture petrolifere» dello Stato islamico in Siria. Il nuovo Zar ha osservato che i missili di crociera possono essere equipaggiati sia «con testate convenzionali che speciali, comprese quelle nucleari». Poi ha fatto abilmente marcia indietro: «Decisamente niente di tutto ciò è necessario per combattere i terroristi. E speriamo che non sia mai necessario».A Mosca, Lavrov ha incontrato la stampa italiana alla vigilia del suo arrivo a Roma per il summit del Mediterraneo. «Capisco quanto importante sia per l'Italia il problema della Libia, sia per motivi geografici che storici. Noi siamo pronti a prestare il nostro aiuto. Lo ha detto anche Putin a Renzi», ha dichiarato il ministro degli Esteri russo. Nell'ex regno di Gheddafi «hanno attecchito cellule di Isis, che vogliono formare a Sirte una filiale di Raqqa. È molto preoccupante».Peccato che alla conferenza internazionale del 13 dicembre sulla Libia, indetta dall'Italia a Roma, Lavrov, che era invitato, non ci sarà. La presenza del segretario di Stato Usa è prevista, ma molti Paesi hanno deciso di inviare solo vice ministri o sottosegretari. Lo stesso capo della diplomazia russa ha detto che «è un incontro importante, ma non risolverà i problemi». Kerry avrebbe dovuto venire al summit del Mediterraneo per incontrare Lavrov, ma sembra che i due big della diplomazia si siano divisi, in stile guerra fredda, le conferenze organizzate dall'Italia per non incontrarsi a Roma. Però Kerry è atteso a Mosca la prossima settimana dove vedrà sia Lavrov e Putin.Nella seconda metà di gennaio si terrà, sempre a Roma, «un incontro della coalizione internazionale contro Daesh (Stato islamico, nda)» ha annunciato Gentiloni, ma per ora senza la Russia. Altra riunione monca, mentre non si placa il braccio di ferro fra Ankara e Mosca. I turchi accusano i russi «che solo il 7-10% dei loro raid ha colpito obiettivi» del Califfo. Quattordici elicotteri russi sono stati inviati in Armenia, ulteriore tassello di una specie di «accerchiamento» militare della Turchia. Il premier di Mosca, Dmitri Medvedev, è tornato sull'abbattimento del caccia russo da parte degli F 16 turchi definendolo «un atto di guerra».

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14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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25 gennaio 2016 | Tg5 | reportage
In Siria con i russi
La guerra dei russi in Siria dura da 4 mesi. I piloti di Mosca hanno già compiuto 5700 missioni bombardando diecimila obiettivi. In queste immagini si vedono le bombe da 500 o 1000 chili sganciate sui bersagli che colpiscono l’obiettivo. Un carro armato della bandiere nere cerca di dileguarsi, ma viene centrato in pieno e prende fuoco. In Siria sono impegnati circa 4mila militari russi. La base aerea a 30 chilometri dalla città siriana di Latakia è sorvolata dagli elicotteri per evitare sorprese. Le bombe vengono agganciate sotto le ali a ritmo continuo. I piloti non parlano con i giornalisti, ma si fanno filmare con la visiera del casco abbassato per evitare rappresaglie dei terroristi. Il generale Igor Konashenkov parla chiaro: “Abbiamo strappato i denti ai terroristi infliggendo pesanti perdite - sostiene - Adesso dobbiamo compiere il prossimo passo: spezzare le reni alla bestia”. Per la guerra in Siria i russi hanno mobilitato una dozzina di navi come il cacciatorpediniere “Vice ammiraglio Kulakov”. Una dimostrazione di forza in appoggio all’offensiva aerea, che serve a scoraggiare potenziali interferenze occidentali. La nave da guerra garantisce la sicurezza del porto di Tartus, base di appoggio fin dai tempi dell’Urss. I soldati russi ci scortano nell’entroterra dilaniato dai combattimenti. Negli ultimi tre anni la cittadina era una roccaforte del Fronte al Nusra, la costola siriana di Al Qaida. Le bombe russe hanno permesso ai governativi, che stavano perdendo, di riguadagnare terreno. Sul fronte siriano i militari di Mosca usano il blindato italiano Lince. Lo stesso dei nostri soldati in missione in Afghanistan.

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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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