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24 febbraio 2016 - Attualità - Libia - Il Giornale
Libia, il bluff italiano della lotta all’Isis
Il «nì» italiano ai droni Usa armati che decollano da Sigonella, solo per scopi difensivi, alza il velo sui tentennamenti del governo Renzi nella guerra al terrorismo e sulle veline mielose dei ringraziamenti americani all'Italia per la mobilitazione contro il Califfo. In realtà gli Stati Uniti hanno chiesto da un anno di poter bombardare le bandiere nere in Libia anche con i droni della base siciliana, ma abbiamo concesso solo operazioni difensive.Una decisione da Italietta perfettamente coerente con l'imbarazzante attesa della formazione di un governo di unità nazionale, per intervenire in Libia, che ieri ha subito l'ennesima fumata nera. Non dagli oppositori islamisti di Tripoli, che pure dovranno votarlo, ma dai nostri alleati del parlamento di Tobruk riconosciuti dalla comunità internazionale. Una beffa mascherata dalla mancanza ufficiale del numero legale. Così bisognerà aspettare ancora una settimana, mentre il Califfo raddoppia i suoi uomini in Libia a 6500, grazie alle truppe fresche giunte dai paesi africani come Mali, Senegal e Nigeria.La barzelletta tenuta segreta del permesso «difensivo» ai droni Usa fa il paio con la chimera del nuovo governo libico, che pure se vedrà la luce nascerà già morto grazie a veti e rivalità delle fazioni.Nel frattempo gli alleati vanno avanti per fermare l'espansione dello Stato islamico in Libia, che rappresenta una minaccia soprattutto per noi a poche centinaia di chilometri da Sirte roccaforte del Califfo. Corpi speciali francesi sono stati segnalati nell'aeroporto militare di Benina, base avanzata del generale Khalifa Haftar. I suoi uomini, rivali di Tripoli, che appoggiano Tobruk stanno avanzando a Bengasi, dove ieri hanno riconquistato il quartiere di Lithi, roccaforte dei jihadisti, e hanno anche conquistato Agedabia tagliando una vitale strada di rifornimento alle bandiere nere.Il Pentagono ha fatto sapere che con il raid aereo su una base dei terroristi a Sabratha, sabato scorso, sarebbe stato sventato un nuovo attentato a Tunisi. Anche i prudenti tedeschi sarebbero pronti ad agire, ma solo l'Italia si sfila. Ieri il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha ribadito sulla faccenda dei droni, che «non è un preludio all'intervento militare». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, pur sapendo bene che abbiamo dato la luce verde solo ad operazioni «difensive» ha ipotizzato azioni «contro terroristi e potenziali attentatori dell'Isis se ci sono prove evidenti che si stanno preparando attentati».Peccato che una fonte militare del Giornale ha raccontato la scenetta di quando sono stati presentati i piani italiani al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, di operazioni contro le bandiere nere in Libia. Pinotti è sbiancata sostenendo che non se ne parla senza coinvolgere il Parlamento, appositamente mai interpellato. «Gli alleati sono già partiti per estirpare la minaccia in Libia e noi siamo in attesa di una volontà politica che non c'è» spiega la fonte con le stellette. E ieri gli Stati Uniti hanno ribadito ufficialmente, per bocca dell'inviato presidenziale per la coalizione globale anti Isis Brett McGurk che si «aspettano una grande cooperazione da parte dei partner europei nella lotta all'Isis in Libia e auspicano la nascita di un nuovo governo a Tripoli ma se dovesse emergere qualche minaccia in modo diretto non esiteranno ad agire».L'aspetto paradossale di tutta la vicenda sono gli ultimi mesi di ringraziamenti e abbracci fra Stati Uniti e Italia per la lotta al terrorismo. L'ultima stucchevole scenetta è dell'8 febbraio con la visita del presidente Sergio Mattarella alla Casa Bianca assieme al ministro Gentiloni. Obama «ringrazia tantissimo l'Italia» per l'Iraq, ma sottolinea che sulla Libia «la cooperazione transatlantica è decisiva per risolvere drammatici problemi e ripristinare la stabilità e la sicurezza». Una collaborazione che ha partorito appena il «nì» italiano ai droni armati Usa di Sigonella, dopo un anno di trattative. Stesso copione per la visita di Renzi a Washington dello scorso settembre. Solo a fine gennaio il velo dell'ipocrisia è stato squarciato dalla lettera del segretario alla Difesa Usa, Ash Carter, al ministro Pinotti, che chiedeva all'Italia di bombardare in Iraq. E sulla Libia Washington contava «sull'esperienza, le risorse e le capacità dell'Italia», che non ha nessuna volontà politica di combattere neppure contro le bandiere nere alle porte di casa.www.gliocchidellaguerra.it
[continua]

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06 maggio 2019 | Quarta Repubblica Rete 4 | reportage
Libia, scenario siriano
La battaglia di Tripoli infuria fra i governativi e le truppe del generale Haftar. Nonostante gli aspri combattimenti la situazione è di stallo. Le brigate di Misurata, la Sparta libica, hanno salvato dal tracollo il premier Serraj. La guerra civile libica è sempre più simile allo scenario siriano, ma alle porte dell’Italia. Fra i combattenti, da una parte e dall’altra, molti sono stati formati da noi, come il capitano Rafat. La battaglia di Tripoli ha già provocato 400 morti, duemila feriti, 50mila sfollati e una pesante ingerenza straniera, che può trasformare la Libia in una nuova Siria. Queste sono le immagini del bombardamento mirato di un drone, probabilmente di un paese arabo alleato di Haftar, che colpisce obiettivi governativi. E la Turchia ha promesso di usare qualsiasi mezzo per difendere Tripoli. Il giorno dopo i risultati dei raid notturni sono evidenti Nella capitale si perdono e riconquistano posizioni, ma le linee si muovono di poco. E a pochi chilometri di distanza la vita scorre con il caotico traffico del centro come se non ci fosse la guerra … L’impressione è che la battaglia per la capitale stia diventando cronica e rischi di trascinarsi ancora a lungo senza né vincitori, né vinti I difensori di Tripoli considerano gli italiani, che appoggiano il governo riconosciuto dall’Onu, degli alleati e i francesi, accusati di sostenere Haftar, dei nemici. Nelle manifestazioni filo governative il presidente francese Emmanuel Macron è nel mirino. E pure le donne velate indossano i gilet gialli, simbolo della rivolta in Francia contro Macron Sul fronte del mare, dall’inizio del conflitto, la Guardia costiera libica, grazie alle motovedette donate dall’Italia come questa, ha intercettato solo 3 gommoni per un totale di 270 migranti…..che nonostante la guerra si incontrano agli angoli delle strade della capitale alla ricerca di un lavoretto giornaliero. L’intelligence americana stima che ci siano almeno 100mila migranti in Libia, ma per assurdo le ostilità hanno congelato le partenze. Leonel del Camerun che ha lavorato con una ditta italiana fino all’inizio della battaglia di Tripoli conferma che i gommoni partono sempre meno non solo a causa della guerra.I migranti conoscono molto bene la politica del ministro dell’Interno italiano. Almeno 3mila migranti detenuti nei centri governativi sono vicini alla prima linea e rischiano di venire colpiti come si vede in queste drammatiche immagini Il portavoce della Guardia costiera libica conferma che la linea del fronte blocca l’arrivo di nuovi migranti dal confine meridionale e i traffican ti sono troppo impegnati nel conflitto per far partire i gommoni ……almeno per ora. Ma cosa succederà con l’estate e il mare calmo? La Guardia costiera ha l’ordine di concentrarsi sulla guerra civile. E per questo, come si vede nelle foto, almeno una delle motovedette donate dall’Italia senza sistemi offensivi è stata riarmata.

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22 marzo 2011 | TG5 | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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23 marzo 2011 | Pomeriggio Cinque | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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26 agosto 2011 | Radio Città Futura | intervento
Libia
I giornalisti italiani rapiti a Tripoli


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06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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