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24 agosto 2016 - Notizie - Libia - Grazia
In missione contro l’Isis

L’Italia partecipa alla guerra segreta in Libia contro le bandiere nere con squadre di corpi speciali in appoggio agli 007 dell’Aise, l’intelligence per l’estero. In tutto sarebbero una cinquantina di uomini, ma i militari dei reparti d’elite erano solo 15, fino a luglio, divisi in due aliquote con base a Tripoli e Misurata. Diversi veterani dell’Afghanistan con medaglie sul petto per azioni di combattimento provenienti dai paracadutisti del 9° reggimento Col Moschin, dagli incursori dell’Aeronautica o dagli alpini paracadutisti.

I corpi speciali italiani appoggiano i servizi segreti nella raccolta d’informazioni e nella creazione di una ragnatela di contatti e alleati nella giungla delle milizie libiche. Le operazioni sono coperte da segreto, ma la raccolta di informazioni riguarda anche la rete di trafficanti di uomini e le rotte dei migranti, che entrano in Libia dai deserti del sud e dell’Est per poi imbarcarsi sulla costa diretti in Italia. Dall\'inizio dell’anno sono arrivati in 100mila ( 24mila solo a luglio).

Gli agenti segreti italiani, che in molti casi sono stati reclutati nei corpi speciali, non utilizzano solo il denaro per comprare informazioni e alleanze. Alle katibe, le unità di miliziani, viene fornito equipaggiamento come giubbotti antiproiettile e visori notturni. Oppure telefoni satellitari, gps e sistemi di comunicazione militare, che scarseggiano o sono inefficienti. Non mancano i kit di pronto soccorso e le richieste di equipaggiamento più sofisticato per la bonifica delle trappole esplosive disseminate dai seguaci dello Stato islamico.

Si sta studiando la fattibilità di un ospedale da campo o l’invio di medici militari oltre ad interventi più ampi di addestramento per lo sminamento e del nuovo esercito libico. Per ora abbiamo evacuato una trentina di feriti gravi di un attacco kamikaze e della battaglia di Sirte, roccaforte delle bandiere nere. L’ultima volta il 26 giugno con un C 130 adibito a volo barellato ed atterrato a Misurata per trasportare i feriti all’ospedale militare il Celio di Roma.

Gli uomini dei corpi speciali operano sotto il cappello dei servizi segreti e hanno le stesse garanzie, come la non punibilità per le missioni svolte in Libia. E dipendono direttamente dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, grazie ad un mandato parlamentare concesso in dicembre. 

Gli alleati hanno schierato unità d’elite con compiti più aggressivi. I britannici sono rimasti coinvolti in combattimenti, gli americani indirizzano i bombardamenti dei loro caccia su Sirte ed i francesi hanno perso tre uomini vicino a Bengasi. 

L’Italia preferisce le mosse diplomatiche. Il 12 agosto è stato nominato il nuovo ambasciatore a Tripoli, Giuseppe Perrone, che aprirà la rappresentanza italiana chiusa dal febbraio 2015. Il nostro secondo uomo sullo scenario libico è il generale degli alpini, Paolo Serra, che ha comandato il contingente in Afghanistan ed i caschi blu in Libano. Come consigliere per la sicurezza dell’inviato dell’Onu, Martin Kobler, fa la spola fra Tunisi e Tripoli, dove avrebbe già dovuto insediarsi. Per farlo sia il generale, che l’ambasciatore, hanno bisogno di una corposa unità di corpi speciali di protezione.

Fausto Biloslavo


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