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11 maggio 2017 - Esteri - Balcani - Panorama
Nei Balcani torna il mito della Grande Albania

CHE COSA E’ SUCCESSO

 Già a fine aprile il premier albanese, Edi Rama, aveva dato fuoco alle polveri sostenendo che «non si può escludere un’unione fra il Kosovo e l’Albania». Il presidente kosovaro, Hashim Thaci, ex comandante dei guerriglieri indipendentisti dell’Uck, aveva poi gettato benzina sul fuoco sostenendo che «tutti gli albanesi della regione vivranno in un solo Stato se l’Unione europea chiuderà le porte al Kosovo» (Pristina sogna liberalizzazione dei visti e adesione all’Ue). Il mito della «Grande Albania» torna a riecheggiare facendo infuriare i serbi. Il ministro del Lavoro di Belgrado Aleksander Vulin ha detto perentorio che «la Grande Albania può essere ottenuta solo con una grande guerra nei Balcani». Mosca s’è schierata subito a fianco della Serbia, ma le tensioni aumentano. Non a caso in Macedonia i manifestanti del partito nazionalista hanno invaso il Parlamento dopo l’elezione a presidente di un rappresentante della minoranza albanese, che conta il 25 per cento della popolazione.

CHE COSA HANNO SCRITTO  

«La Grande Albania è obiettivo di tutti gli albanesi. Oggi è stata aggiunta Nis (città serba), domani sarà Skopje (capitale della Macedonia), Ulciny (in Montenegro), l’Epiro (in Grecia). L’Ue non ha nulla da dire? Se è così, ne subirà le conseguenze» ammonisce il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dadic, sul portale B 92. Risposta del presidente kosovaro Hashim Thaci su Gazeta express: «Rispolverano la Grande Albania per giustificare la Grande Serbia creata con il genocidio in Bosnia. Talune dichiarazioni dell’Ue fanno da eco alla posizione serba sul Kosovo». E il sindaco della città serba di etnia albanese di Bujonovac, Jonuz Musliu, aggiunge: «L’unione fra Albania e Kosovo non ha senso senza la valle del Presevo» (dove si trova Bujonovac).


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31 luglio 2008 | SkyTG24 | reportage
L'arresto di Karadzic 2
Il 54% dei serbi è contrario all’estradizione di Radovan Karadzic dietro le sbarre del tribunale de L’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Lo rivela un sondaggio, che dimostra come gran parte del popolo serbo si senta vittima della comunità internazionale. Non sono tutti impazziti o ultrà del nazionalismo. La corte de L’Aja viene percepita da molti come uno strumento di accanimento contro i serbi. Assoluzioni di comandanti musulmani bosniaci e kosovari e guanto di velluto con i generali croati accusati di crimini di guerra, non fanno altro che irritare i serbi e convincerli della teoria del complotto.

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21 aprile 2008 | Tele4 | reportage
Mostar e Trieste quattordici anni dopo
A Mostar sono stati uccisi tre giornalisti della Rai di Trieste. Dal tragico evento il legame fra il capoluogo giuliano e la città dell'Erzegovina, nel campo dell'aiuto umanitario, non è mai venuto meno. Nonostante la guerra sia finita nel 1995 le divisioni che l'hanno scatenata in Bosnia Erzegovina sono ancora vive.

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31 luglio 2008 | Rai News 24 | reportage
L'arresto di Karadzic 1
Smoking nero con fiocchetto impeccabile e ciuffo ribelle è il ricordo indelebile di Radovan Karadzic, poco prima che Sarajevo precipitasse all’inferno. Era il 1991 ed il duce dei serbi di Bosnia partecipava ad un ricevimento all’Holiday Inn della capitale bosniaca. Nella grande hall c’erano anche il leader musulmano Aljia Izetbegovic e quello dei croati di Bosnia. Tutti in smoking, sorridenti, con un bicchiere di Martini in mano, ma non si rivolgevano mai la parola. Pochi mesi dopo scoppiò la spaventosa guerra etnica nel cuore dei Balcani.

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