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The week
25 maggio 2017 - Esteri - Libia - Panorama
In che mani vanno le motovedette date alla Libia
CHE COSA E’ SUCCESSO
L’Italia consegnerà alla Libia, entro giugno, 10 motovedette per tamponare il flusso di migranti via mare verso l’Italia. Quattro sono già a Tripoli con i rispettivi equipaggi addestrati dalla nostra Marina. L’operazione fa parte del piano del ministro dell’Interno, Marco Minniti, per contrastare il traffico di esseri umani dalla Libia, in aumento grazie alla flotta delle ong schierata nel Mediterraneo centrale. Il problema è che le stesse Ong accusano la guardia costiera libica di collusione con i trafficanti. Non solo: il governo di Fayez al Serraj controlla a malapena la capitale e conta poco sulla costa, da Sabrata a Zara, punti di partenza dei barconi. Il piano Minniti prevede anche la missione «Deserto rosso». Il 21 maggio si è tenuto un vertice a Viminale con i ministri dell’Interno libico, del Ciad e del Niger. L’obiettivo è unire le forze delle polizie di frontiera, facendole addestrare dai soldati italiani per contrastare l’arrivo dei migranti
CHE COSA HANNO SCRITTO
«Queste imbarcazioni non sono armate, mentre i trafficanti di esseri umani lo sono» ha dichiarato stizzito Abdullah Tomia, ufficiale della marina libica, che negozia con Roma l’arrivo delle motovedette dall’Italia. Il sito libico Libya Herald spiega che «una commissione italo-libica nata dall’accordo con il ministro Minniti discuterà su come implementare i rimpatri degli immigrati illegali» che sbarcano in Italia. Il New York Times critica l’atteggiamento «della Ue di soccorrere i migranti in mare e addestrare la guardia costiera libica in base alla priorità di ridurre il flusso di arrivi». Il quotidiano Usa sostiene che in tal modo «i migranti rimarranno intrappolati in Libia dove subiscono stupri e torture».

video
09 marzo 2016 | Sky TG 24 | reportage
La vera storia dei due ostaggi italiani uccisi
La sequenza fotografica, in possesso de il Giornale, dell’imboscata nel deserto del mini convoglio con gli ostaggi italiani, racconta una storia diversa. I corpi dei connazionali non mostrano alcun colpo alla nuca. Altrimenti i volti non sarebbero rimasti integri. Il cadavere di Failla è disteso a fianco di un fuoristrada blu con le portiere aperte. Finestrini, carrozzeria e parabrezza appaiono intatti. Se gli assalitori della katiba "Febbraio al Ajilat-2” avessero sparato subito dovrebbero esserci i segni evidenti di fori di proiettile o schegge di vetro. L’impressione è che gli ostaggi ed i loro carcerieri a bordo del mezzo intatto fossero scesi per arrendersi, ma sono stati falciati lo stesso. I miliziani nelle prime ore sostenevano sulla loro pagina Facebook di aver ucciso “due jihadisti italiani” non immaginando a causa dei barboni lunghi, che fossero gli ostaggi. Il fuoristrada blu è stato dato alle fiamme dopo l’attacco, forse per cancellare le prove.

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21 agosto 2011 | TG4 | reportage
La caduta di Gheddafi
Notizie e commenti dall'Italia

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23 marzo 2011 | TGCOM | reportage
Le due facce di Tripoli
Le due facce di Tripoli

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[altri video]
radio

26 aprile 2011 | Radio 101 | intervento
Libia
Con Luxuria bomba e non bomba
Il governo italiano, dopo una telefonata fra il presidente americano Barack Obama ed il premier Silvio Berlusconi, annuncia che cominciamo a colpire nuovi obiettivi di Gheddafi. I giornali titolano: "Bombardiamo la Libia". E prima cosa facevamo? Scherzavamo con 160 missioni aeree dal 17 marzo?

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06 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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10 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
Diario dalla Libia

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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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