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09 luglio 2018 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
Ma non va buttata a mare la flotta a guida italiana
di Fausto Biloslavo
M atteo Salvini, dopo le Ong, va alla guerra contro le flotte internazionali che solcano il Mediterraneo e scaricano i migranti in Italia. E fa bene, ma il comando della missione più importante, Eunavfor Med, ribattezzata Sophia, è italiano a bordo della nostra ammiraglia San Giusto. L\'unità navale irlandese che ieri ha sbarcato 106 migranti a Messina soccorsi nel Mediterraneo fa parte proprio di questa flotta. Ed il comandante è l\'ammiraglio italianissimo, Enrico Credendino, che avrà ovviamente avallato l\'ennesimo sbarco di clandestini e profughi a casa nostra. Al momento è obbligato a farlo perché la missione non prevede di portarli in Libia o consegnare i migranti alle motovedette di Tripoli.
La missione Eunavfor Med è nata nel 2015 con l\'obiettivo primario di contrastare scafisti e trafficanti, ma in realtà ha raccolto in mare 44.800 migranti tutti sbarcati in Italia. Non a caso l\'operazione è stata fortemente voluta dal governo Renzi in sostituzione della famosa missione Mare Nostrum della Marina militare italiana, che di clandestini e profughi nel Mediterraneo ne aveva portati in Italia oltre 150mila. E soprattutto la nuova missione è stata tenuta a battesimo e ribattezzata Sophia (il nome di una bambina nata a bordo di una delle navi militari) da Federica Mogherini. Ex ministro egli Esteri del centrosinistra e Alta rappresentante della politica estera europea, che ha sempre appoggiato la politica buonista sull\'immigrazione.
Oggi la missione Sophia può contare su cinque navi e alcuni assetti aerei. L\'ammiraglia è la nave anfibia San Giusto e l\'Italia fornisce anche due elicotteri. La spesa prevista per l\'operazione fino a dicembre è di 6 milioni di euro. Adesso che il ministro del\'Interno Salvini è riuscito a fare ripiegare le navi delle Ong, le unità militare europee si sostituiscono agli umanitari nel recupero dei migranti essendo obbligate a soccorrerli. Così fanno il gioco dei trafficanti e mettono i bastoni fra le ruote al governo italiano che vuole fermare i flussi.
Eunavfor Med, in realtà, era nata con il deciso avallo inglese per la lotta a scafisti e trafficanti con possibili operazioni a terra contro la rete dei mercanti di esseri umani. La terza fase dell\'operazione dovrebbe permettere di operare anche nelle acque territoriali libiche proprio per colpire i trafficanti e invertire il flusso. Peccato che non sia mai partita.
Fino a ora la flotta europea ha affondato oltre 500 imbarcazioni utilizzate per il traffico recuperando i migranti a bordo per portarli in Italia. Gli scafisti arrestati sono circa 150 e pochi giorni fa è stata creata una cellula anti crimine su nave San Giusto con specialisti di varie polizie europee. Ben poca cosa rispetto alla rete dei trafficanti a terra, mai colpita direttamente dalla missione europea come si sperava nei piani iniziali.
Salvini, però, nella battaglia sul tavolo comunitario per chiudere i porti alle navi miliari internazionali deve stare attento a non buttare via il bambino con l\'acqua sporca. Uno dei compiti di Eunavfor Med è addestrare la Guardia costiera e Marina libica anche se fino a oggi sono stati formati solo 210 militari. L\'ammiraglio Credendino ha annunciato che entro dicembre, teorica data di fine mandato per la missione, i libici addestrati saranno fra 300 e 500.
Il paradosso europeo è che l\'operazione Sophia, varata dal centrosinistra, da una parte continua a sbarcare migranti in Italia e dall\'altra addestra le forze navali di Tripoli, che fanno esattamente il contrario riportando indietro i gommoni.
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
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Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
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Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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