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Articolo
05 ottobre 2018 - Interni - Italia - Il Giornale
Gli affari nascosti sotto l’iceberg buonista
di Fausto Biloslavo
I l sindaco del «modello» Riace, star dell\'accoglienza, è solo la punta dell\'iceberg di idealisti, furbetti, taxisti del mare, che cavalcano il boom dei migranti. E finiscono per inciampare in guai giudiziari. Domenico Lucano, «buonista» pro migranti che ama il «Che», non si sarà arricchito con l\'accoglienza a oltranza, ma ha violato le regole per sua stessa ammissione. Nelle intercettazioni ha detto «sono un fuorilegge» e ora sostiene di essere colpevole del «reato di umanità». Il sindaco di Riace fa parte della categoria degli idealisti con una pesante spruzzata politica, che vogliono accogliere tutti in una fantastica ma irreale società armoniosamente multietnica. Ma per farlo il primo cittadino viola le leggi, secondo la procura di Locri.
Dei talebani dell\'accoglienza di stampo ideologico fanno parte personaggi come don Mussie Zerai, portato a lungo sugli scudi dall\'ex presidente della Camera Laura Boldrini. Lo scorso autunno il Mosè dei migranti, che si vantava di averne aiutato migliaia ad arrivare in Italia, è stato indagato dalla procura di Trapani per favoreggiamento dell\'immigrazione clandestina. Zerai è un altro paladino dell\'accoglienza spregiudicata. In nome del «reato di solidarietà» non si preoccupa più di tanto delle conseguenze, come il sindaco di Riace. La parte peggiore dell\'iceberg di chi cavalca l\'immigrazione è la schiera dei furbetti della truffa. Delinquenti che sfruttano il business dell\'accoglienza fregando sia i cittadini italiani che pagano le tasse pure per il sostentamento dei migranti e gli stessi nuovo arrivati. Dal famoso mondo di mezzo di mafia capitale si sono moltiplicate le inchieste su onlus, coop, falsi buonisti, che hanno fatto la cresta ai fondi destinati all\'accoglienza. Indimenticabile l\'imprenditore «umanitario», che girava in Ferrari grazie ai soldi per i migranti truffati allo Stato. Fra i furbetti dell\'accoglienza non mancano preti, politici e pezzi dell\'amministrazione pubblica.
Il terzo livello dell\'iceberg riguarda le Ong finite nel mirino della magistratura, che fino allo scorso anno facevano quello che volevano nel Mediterraneo. Le più furbe, come la Moas decorata dal Quirinale, è sparita quando ha capito che il giochino delle foto dei poveri bimbi salvati in mare legato al flusso si donazioni si era inceppato. Le irriducibili hanno il chiaro obiettivo di abbattere la «fortezza Europa» come la chiamano loro. Ovvero di abolire le frontiere e accogliere tutti senza distinzione fra migranti economici e chi ha diritto all\'asilo perché fugge dalle guerre. Alla faccia delle scelte e delle norme degli Stati applicate dai loro governi.
[continua]

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No vax scontri al porto
I primi lacrimogeni rimbalzano sull'asfalto e arditi No Pass cercano di ributtarli verso il cordone dei carabinieri che sta avanzando per sgomberare il varco numero 4 del porto di Trieste. I manifestanti urlano di tutto «merde, vergogna» cercando pietre e bottiglie da lanciare contro le forze dell'ordine. Un attivista ingaggia lo scontro impossibile e viene travolto dalle manganellate. Una volta crollato a terra lo trascinano via oltre il loro cordone. Scene da battaglia urbana, il capoluogo giuliano non le vedeva da decenni. Portuali e No Pass presidiavano da venerdì l'ingresso più importante dello scalo per protestare contro l'introduzione obbligatoria del lasciapassare verde. In realtà i portuali, dopo varie spaccature, sono solo una trentina. Gli altri, che arriveranno fino a 1.500, sono antagonisti e anarchici, che vogliono la linea dura, molta gente venuta da fuori, più estremisti di destra. Alle 9 arrivano in massa le forze dell'ordine con camion-idranti e schiere di agenti in tenuta antisommossa. Una colonna blu che arriva da dentro il porto fino alla sbarra dell'ingresso. «Lo scalo è porto franco. Non potevano farlo. È una violazione del trattato pace (dello scorso secolo, nda)» tuona Stefano Puzzer detto Ciccio, il capopopolo dei portuali. Armati di pettorina gialla sono loro che si schierano in prima linea seduti a terra davanti ai cordoni di polizia. La resistenza è passiva e gli agenti usano gli idranti per cercare di far sloggiare la fila di portuali. Uno di loro viene preso in pieno da un getto d'acqua e cade a terra battendo la testa. Gli altri lo portano via a braccia. Un gruppo probabilmente buddista prega per evitare lo sgombero. Una signora si avvicina a mani giunte ai poliziotti implorando di retrocedere, ma altri sono più aggressivi e partono valanghe di insulti. Gli agenti avanzano al passo, metro dopo metro. I portuali fanno da cuscinetto per tentare di evitare incidenti più gravi convincendo la massa dei No Pass, che nulla hanno a che fare con lo scalo giuliano, di indietreggiare con calma. Una donna alza le mani cercando di fermare i poliziotti, altri fanno muro e la tensione sale alimentata dal getto degli idranti. «Guardateci siamo fascisti?» urla un militante ai poliziotti. Il nocciolo duro dell'estrema sinistra seguito da gran parte della piazza non vuole andarsene dal porto. Quando la trattativa con il capo della Digos fallisce la situazione degenera in scontro aperto. Diego, un cuoco No Pass, denuncia: «Hanno preso un mio amico, Vittorio, per i capelli, assestandogli una manganellata in faccia». Le forze dell'ordine sgomberano il valico, ma sul grande viale a ridosso scoppia la guerriglia. «Era gente pacifica che non ha alzato un dito - sbotta Puzzer - È un attacco squadrista». I più giovani sono scatenati e spostano i cassonetti dell'immondizia per bloccare la strada scatenando altre cariche degli agenti. Donne per nulla intimorite urlano «vergognatevi» ai carabinieri, che rimangono impassibili. In rete cominciano a venire pubblicati post terribili rivolti agli agenti: «Avete i giorni contati. Se sai dove vivono questi poliziotti vai a ucciderli».Non a caso interviene anche il presidente Sergio Mattarella: «Sorprende e addolora che proprio adesso, in cui vediamo una ripresa incoraggiante esplodano fenomeni di aggressiva contestazione». Uno dei portuali ammette: "Avevamo detto ai No Pass di indietreggiare quando le forze dell'ordine avanzavano ma non ci hanno ascoltati. Così la manifestazione pacifica è stata rovinata». Puzzer raduna le «truppe» e i rinforzi, 3mila persone, in piazza Unità d'Italia. E prende le distanze dagli oltranzisti: «Ci sono gruppi che non c'entrano con noi al porto che si stanno scontrando con le forze dell'ordine». Non è finita, oltre 100 irriducibili si scatenano nel quartiere di San Vito. E riescono a bloccare decine di camion diretti allo scalo con cassonetti dati alle fiamme in mezzo alla strada. Molti sono vestiti di nero con il volto coperto simili ai black bloc. La battaglia sul fronte del porto continua fino a sera.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
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Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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