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08 giugno 2019 - Interni - Italia - Il Giornale
Si riaccende la rotta balcanica, Trieste in allerta
Fausto Biloslavo
Trieste I migranti ricominciano ad arrivare dal mare, ma ben presto potrebbe riesplodere la rotta balcanica. In Bosnia sono già bloccati fra 6mila e 8mila migranti che sognano di raggiungere l\\\'Italia o l\\\'Austria. E a Trieste, la porta d\\\'ingresso più vicina, gli arrivi sono triplicati dall\\\'inizio dell\\\'anno, dopo un\\\'impennata del 55% nel 2018 rispetto al 2017. Se esplode il «tappo» bosniaco il capoluogo giuliano rischia di trasformarsi nella Lampedusa del nord.
La situazione è al collasso a Bihac e Velika Kladusa, le due città bosniache vicine alla Croazia dove si concentrano i migranti. «Oramai siamo alla sbando. Non si riesce più a controllare gli arrivi» spiega una fonte del Giornale sul posto. Il 30 maggio il segretario generale della Croce Rossa bosniaca, Rajko Lazic, ha affermato che «le nostre squadre fanno il possibile, ma anche loro sono arrivate al livello di esaurimento e la situazione ha raggiunto un punto critico. Questa è una crisi umanitaria». Mercoledì sono scoppiati pesanti tafferugli a Velika Kladusa, che hanno coinvolto un centinaio di migranti. La polizia è intervenuta arrestando 20 persone.
Ufficialmente gli arrivi in Bosnia sarebbero 6mila dall\\\'inizio dell\\\'anno, ma non tutti vengono registrati. I migranti entrano nel paese dalla cittadina di Foca e solitamente si dirigono a Sarajevo, dove ci sono i centri di accoglienza della Caritas e della Mezza luna rossa. Una volta in Bosnia si muovono liberamente, anche se nella Republika Srpska i controlli sono massicci. Le stazioni dei treni vengono presidiate per non fare scendere i migranti. «A Prijedor ho visto che i vagoni sono praticamente circondati e possono scendere solo i locali» spiega la fonte. Da Sarajevo a Bihac i migranti arrivano solitamente in autobus, ma ultimamente si muovono anche a piedi. Le stime più alte parlano di 8mila persone, che poi rimangono imbottigliate davanti ai posti di confine croati, la frontiera della Ue. Si tratta soprattutto di afghani, pachistani, iracheni, pochi siriani, eritrei e senegalesi.
Via terra è più difficile e pericoloso. Gran parte della foresta è ancora minata a causa della guerra etnica degli anni \\\'90 e le strade principali sono presidiate dalle forze dell\\\'ordine. Le autorità bosniache temono per l\\\'estate movimenti massicci dalla Grecia. Si parla di 50mila migranti pronti ad arrivare, ma l\\\'unico dato certo è che lo scorso anno sono passati per la rotta balcanica in 25mila. Ieri la Caritas di Trieste e Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, hanno reso noto i dati degli arrivi in gran parte via Bosnia. Nei primi quattro mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 i migranti entrati nel circuito dell\\\'accoglienza del capoluogo giuliano sono quasi triplicati. Numeri non ancora di guardia (664 persone), ma il trend è in aumento fin dal 2018 quando sono drasticamente diminuiti gli arrivi via mare. Lo scorso anno Trieste ha accolto 1.303 migranti, il 55% in più rispetto al 2017. Poi vanno aggiunte le 300 riammissioni in Slovenia da parte della polizia di frontiera e 95 arresti. E chissà quanti sono riusciti a non farsi intercettare.
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
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e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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