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Intervista esclusiva
28 settembre 2019 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale
“Difenderò l’Afghanistan come voleva mio padre. I talebani? Decide il voto”
Fausto Biloslavo
Ahmad Massoud, classe 1989, sembra il padre da giovane. Viso affilato, barba curata, naso pronunciato, capelli corvini e inseparabile pacul, il copricapo di lana del leone del Panjsher. Ahmad Shah Massoud, il leggendario comandante afghano che ha combattuto contro sovietici e talebani, è stato ucciso nel 2001 da due terroristi di al Qaida travestiti da giornalisti. Il giovane leone, il «predestinato» come lo chiamano nella valle del Panjsher, vuole continuare la battaglia del padre.
I talebani torneranno a Kabul?
«Il popolo non ha nessuna voglia che un gruppo estremista ricominci a controllare il paese. Pensano di tornare a Kabul? Che vengano pure, ma devono accettare prima di tutto la democrazia. Se vogliono conquistare il potere possono farlo unicamente attraverso il voto».
Il negoziato con i talebani è stato interrotto dalla Casa Bianca.
«Il modo in cui è stato gestito il processo di pace, la segretezza, le trattative dirette fra americani e talebani, senza che le autorità afghane fossero coinvolte, era inaccettabile. Ci siamo opposti a questo metodo, ma non abbiamo mai detto che siamo contro la pace».
Una delle condizioni dei talebani era rinominare l\\\\\\\'Afghanistan «Emirato» al posto di Repubblica. Cosa ne pensa?
«Nessun negoziato o super potenza a cominciare dagli Usa e neppure il governo hanno il potere di cambiare il nome del paese, ma solo il popolo attraverso un referendum. Non accetteremo mai che un accordo di pace, una decisione governativa o straniera trasformi la Repubblica afghana in Emirato».
Cosa pensa delle elezioni presidenziali di oggi?
«Queste elezioni hanno sollevato fin dall\\\\\\\'inizio numerosi dubbi. Non penso che saranno libere e corrette, ma spero, almeno, che siano migliori delle precedenti parlamentari».
Il voto avrebbe dovuto essere rimandato per favorire i colloqui di pace. Andare alle urne sia una buona idea?
«Per me la pace ha sempre la priorità rispetto a qualsiasi elezione. Solo la pace può dire la parola fine al bagno di sangue in Afghanistan. Preferisco un voto corretto e libero dai brogli in una situazione pacifica piuttosto che avere, come ora, una elezione fraudolenta, che può creare ulteriore caos».
La soluzione alla crisi del paese è il federalismo o la nascita di due nazioni separate?
«Il decentramento dei poteri in Afghanistan risolverebbe molti problemi. La guerra con i talebani e le rivalità fra i gruppi etnici sono in gran parte causati dall\\\\\\\'accentramento del potere. Un sistema federale deve essere portato avanti».
Suo padre aveva previsto l\\\\\\\'11 settembre organizzato da Al Qaida. Adesso in questo paese è spuntato pure lo Stato islamico. Il terrorismo dall\\\\\\\'Afghanistan può minacciare di nuovo l\\\\\\\'Occidente?
«Allora si trattava di Al Qaida e adesso si chiama Isis, ma è la stessa minaccia con nomi diversi. La comunità internazionale deve prestare attenzione e non dimenticarsi del pericolo. Specialmente il mondo islamico dovrebbe mobilitarsi ed emettere una fatwa di tutti i paesi musulmani per sradicare l\\\\\\\'ideologia del terrore una volta per tutte».
Sulle sue spalle ha un\\\\\\\'importante eredità. Cosa si propone con la fondazione del nuovo movimento «il Sentiero di Ahmad Shah Massoud»?
«L\\\\\\\'Afghanistan è sempre più diviso: terrorismo, corruzione, contrasti etnici e religiosi. Mio padre voleva un Afghanistan indipendente, forte e pacifico, dove non si consumino più guerre per procura di altri paesi e soprattutto democratico. Questo movimento è il simbolo di un Afghanistan unito che si batte per un paese pulito, di leader onesti, libero dalla corruzione. Non solo: mio padre ha sempre combattuto e protetto l\\\\\\\'Afghanistan dall\\\\\\\'invasione straniera e dai gruppi totalitari. Se accadrà di nuovo sono pronto a proteggere il paese raccogliendo la sua eredità».
Le truppe della Nato devono rimanere in Afghanistan?
«Non abbiamo bisogno delle truppe straniere, ma di supporto logistico. Alcuni paesi provano a intimorirci minacciando ripetutamente il ritiro. Se vogliono andarsene che lo facciano. Siamo sopravvissuti al comunismo, al terrorismo e ai talebani. Gli errori compiuti dalla comunità internazionale in Afghanistan negli ultimi 18 anni di intervento sono la vera ragione che ha fatto riemergere i talebani».
Ha mai pensato di venire in Italia?
«Amo l\\\\\\\'Italia e mi piacerebbe visitare anche il Vaticano. Vorrei avere l\\\\\\\'opportunità di incontrare quest\\\\\\\'ultimo Papa, che segue la vera strada di Gesù, che la pace sia con lui».
[continua]

video
21 settembre 2009 | RaiUno - Uno Mattina | reportage
Il giorno dei funerali dei caduti di Kabul
Dai talebani alla situazione in Afghanistan ricordando che l'ultimo saluto ai paracadutisti caduti non può che essere il loro grido di battaglia: "Folgore".

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18 maggio 2010 | Matrix | reportage
Morire per Kabul?
La guerra di pace dei soldati italiani, che non possiamo perdere. Nuove offensive, negoziati con i talebani e la speranza del disimpegno fra baruffe politiche e provocazioni. Una trasmissione difficile, mentre gli ultimi due alpini caduti stavano rientrando in patria.

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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche. Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi. Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.

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radio

12 novembre 2001 | Radio 24 Gr | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Cade Herat senza sparare un colpo
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Aggiornamento dalla prima linea a nord di Kabul

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12 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ "Noi voteremo per Karzai"
“Noi voteremo per Karzai” assicura Nazir Ahmad, un capo villaggio amico degli italiani, riferendosi alle presidenziali del 20 agosto e al favorito Hamid Karzai capo dello stato in carica. Il tenente Francesco Vastante della 4° compagnia Falchi è seduto per terra a bere il tè con Nazir nella valle di Kohe Zor. Una vallata tranquilla dove l’Italia ha finanziato 15 pozzi per l’acqua. In cambio gli afghani non vogliono saperne dei talebani. “Almeno in questa valle stiamo vincendo la sfida” sottolinea il tenente Vastante. L’area è quella di Shindad dove sono previsti una cinquantina di seggi per il voto presidenziale e provinciale, che apriranno quasi tutti. Anche nella famigerata valle di Zirko, santuario degli insorti e dei signori della droga, secondo le promesse dei capi clan locali. Gli italiani hanno donato ingenti quantità di bulbi di zafferano per convincere i contadini della valle a convertire le piantagioni di oppio. Per le elezioni le autorità afghane stanno reclutando anche personale femminile necessario alle perquisizione delle donne in burqa che verranno a votare. Talvolta, sotto i burqa, si sono nascosti dei terroristi suicidi. Il 3 luglio un kamikaze si è fatto saltare in aria, con un pulmino, al passaggio di un blindato della compagnia Falchi. I parà a bordo del mezzo, che si è capovolto, sono rimasti miracolosamente illesi. Non dimenticheranno mai l’attentatore vestito di bianco, la vampata giallognola dell’esplosione ed il fumo nero che li ha avvolti. Fausto Biloslavo da Shouz, Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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12 settembre 2002 | Radio 24 Nove in punto | reportage
Afghanistan
Afghanistan un anno dopo/3
Un anno dopo l'11 settembre ed il crollo dei talebani il problema delle coltivazioni di papavero e del traffico di oppio

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13 gennaio 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento
Afghanistan
Arrivano i rinforzi italiani, ma in Afghanistan si mette male/2
Cinquanta attacchi al mese alle truppe della Nato. Ancora "punzecchiature", ma gli italiani sono pronti ad inviare gli alpini nell'Afghanistan sud orientale. Nel vicino Pakistan i talebani ed i resti di Al Qaida stanno mettendo in piedi le loro basi di retrovia, come i mujaheddin ai tempi dell'invasione sovietica.

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18 ottobre 2007 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
La guerra che non ci vogliono far vedere
In Afghanistan gli italiani combattono. Lo ha verificato Fausto Biloslavo, che ha realizzato un servizio per Panorama sulla "guerra all'italiana" che non ci vogliono far vedere.

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