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25 gennaio 2020 - Prima - Italia - Il Giornale
Soros sposa le sardine e i sindaci pro Ong: “Salvini è un dittatore”
L o «squalo» finanziario, George Soros, ha dichiarato il suo appoggio e ammirazione per le Sardine al World Economic Forum a Davos, appuntamento annuale in Svizzera dei potenti economici del mondo. Lo speculatore nei panni di discusso filantropo ha preso la parola giovedì prendendo come esempio gli studenti di Hong Kong. Secondo Soros «questo torrente di ribellioni» in varie parti del pianeta «ha il sostegno schiacciante della popolazione». Tutto da vedere, ma il miliardario fra i 30 uomini più ricchi al mondo, sostiene di avere «tratto questa conclusione, quando ho saputo di un movimento spontaneo di giovani che si sono presentati alle manifestazioni organizzate da Matteo Salvini, l\\\'aspirante dittatore italiano». Non è un refuso, ma ha detto veramente che il leader della Lega diventerà come Benito Mussolini. 
Il politico italiano è in buona compagnia: gli altri «dittatori» citati nel discorso sono il presidente americano, quello russo e cinese. I giovanotti del momento tanto amati da sinistra, media, intellettuali, personaggi dello spettacolo e adesso Soros «hanno sollevato segni ritagliati di sardine che proclamano Sardine contro Salvini e spiegano che ci sono molte più sardine rispetto agli squali come Salvini, quindi le sardine sono destinate a prevalere». Parola di miliardario pro migranti convinto che «le Sardine sono la variante italiana di una tendenza mondiale guidata dai giovani. La gioventù di oggi potrebbe aver trovato il modo di affrontare le dittature nazionaliste». Evidentemente un regime che si sta profilando anche in Italia, secondo Soros pronto a individuare un\\\'altra forza che cambierà il mondo.
«I sindaci delle principali città si stanno organizzando attorno a questioni importanti. In Europa, i cambiamenti climatici e la migrazione interna sono in cima alla loro agenda» ha spiegato il miliardario, pure lui gretino. Ovvero convertito al verbo allarmistico dell\\\'adolescente Greta Thunberg. In Italia i sindaci che Soros ha in mente dovrebbero essere Leoluca Orlando a Palermo, Luigi De Magistris a Napoli e l\\\'ex primo cittadino Mimmo Lucano. Sponsor delle Ong, che ricevono soldi e appoggio legale da associazioni finanziate da Soros in Italia. L\\\'alleanza non scritta Sardine e sindaci illuminati, secondo il filantropo e speculatore, «potrebbe creare un potente movimento pro-europeo e pro società aperte».
Da Salvini nessun commento, ma Giorgia Meloni ha collegato l\\\'affondo alle elezioni in Emilia-Romagna. «Lo speculatore finanziario per antonomasia, George Soros, si schiera con le Sardine - osserva la leader di Fratelli d\\\'Italia - Effettivamente mancava solo lui: lo sforzo titanico del mainstream e dei poteri finanziari per difendere l\\\'ultima roccaforte rossa è davvero impressionante». E aggiunge: «Si chiamano Sardine, ma nascondono veri squali» come il miliardario americano.
Nel discorso di Davos per salvare i destini non solo dell\\\'Italia, Soros ha annunciato un nuovo progetto grazie a un lauto finanziamento di «1 miliardo di dollari». Una rete universitaria con ramificazione globale partendo dal suo ateneo europeo cacciato da Budapest dal premier Viktor Orban e spostato a Vienna. «Si chiamerà Open Society University Network o Osun in breve» e interverrà in luoghi a rischio democrazia, secondo Soros, «che necessitano di un\\\'istruzione di alta qualità e nel servire popolazioni trascurate, come rifugiati, persone incarcerate, Rom e altri sfollati come i Rohingya», i profughi musulmani del Myanmar. Nella conclusione da Apocalisse imminente, Soros ha pochi dubbi: «Tenendo conto dell\\\'emergenza climatica e dei disordini in tutto il mondo, non è un\\\'esagerazione affermare che il 2020 e i prossimi anni determineranno (...) il destino del mondo».
[continua]

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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07 aprile 2020 | Tg5 | reportage
Parla il sopravvissuto al virus
Fausto Biloslavo TRIESTE - Il sopravvissuto sta sbucciando un’arancia seduto sul letto di ospedale, come se non fosse rispuntato da poco dall’anticamera dell’inferno. Maglietta grigia, speranza dipinta negli occhi, Giovanni Ziliani è stato dimesso mercoledì, per tornare a casa. Quarantadue anni, atleta e istruttore di arti marziali ai bambini, il 10 marzo ha iniziato a stare male nella sua città, Cremona. Cinque giorni dopo è finito in terapia intensiva. Dalla Lombardia l’hanno trasferito a Trieste, dove un tubo in gola gli pompava aria nei polmoni devastati dall’infezione. Dopo 17 giorni di calvario è tornato a vivere, non più contagioso. Cosa ricorda di questa discesa all’inferno? “Non volevo dormire perchè avevo paura di smettere di respirare. Ricordo il tubo in gola, come dovevo convivere con il dolore, gli sforzi di vomito ogni volta che cercavo di deglutire. E gli occhi arrossati che bruciavano. Quando mi sono svegliato, ancora intubato, ero spaventato, disorientato. La sensazione è di impotenza sul proprio corpo. Ti rendi conto che dipendi da fili, tubi, macchine. E che la cosa più naturale del mondo, respirare, non lo è più”. Dove ha trovato la forza? “Mi sono aggrappato alla famiglia, ai valori veri. Al ricordo di mia moglie, in cinta da otto mesi e di nostra figlia di 7 anni. Ti aggrappi a quello che conta nella vita. E poi c’erano gli angeli in tuta bianca che mi hanno fatto rinascere”. Gli operatori sanitari dell’ospedale? “Sì, medici ed infermieri che ti aiutano e confortano in ogni modo. Volevo comunicare, ma non ci riuscivo perchè avevo un tubo in gola. Hanno provato a farmi scrivere, ma ero talmente debole che non ero in grado. Allora mi hanno portato un foglio plastificato con l’alfabeto e digitavo le lettere per comporre le parole”. Il momento che non dimenticherà mai? “Quando mi hanno estubato. E’ stata una festa. E quando ero in grado di parlare la prima cosa che hanno fatto è una chiamata in viva voce con mia moglie. Dopo tanti giorni fra la vita e la morte è stato un momento bellissimo”. Come ha recuperato le forze? “Sono stato svezzato come si fa con i vitellini. Dopo tanto tempo con il sondino per l’alimentazione mi hanno somministrato in bocca del tè caldo con una piccola siringa. Non ero solo un paziente che dovevano curare. Mi sono sentito accudito”. Come è stato infettato? “Abbiamo preso il virus da papà, che purtroppo non ce l’ha fatta. Mio fratello è intubato a Varese non ancora fuori pericolo”. E la sua famiglia? “Moglie e figlia di 7 anni per fortuna sono negative. La mia signora è in attesa di Gabriele che nascerà fra un mese. Ed io sono rinato a Trieste”. Ha pensato di non farcela? “Ero stanco di stare male con la febbre sempre a 39,6. Speravo di addormentarmi in terapia intensiva e di risvegliarmi guarito. Non è andata proprio in questo modo, ma è finita così: una vittoria per tutti”.

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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