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22 settembre 2020 - Interni - Italia - Il Giornale
Lampedusa, altri 400 sbarchi E l’hotspot rischia di esplodere
Fausto Biloslavo
Nuova ondata di migranti a Lampedusa, circa 400 da mezzanotte di domenica, un migliaio negli ultimi due giorni, che fa scoppiare l\'isola. Il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha lanciato messaggi infuocati: «Oltre milleduecento (1.256) presenze all\'hotspot di Lampedusa. Ancora ammassati, di nuovo. Posso serenamente dire che alle parole (del governo nda) non sono seguiti i fatti». E ancora: «Il fenomeno degli sbarchi in Sicilia è affidato al clima, non alla politica. Se c\'è brutto tempo si rallenta, con il bel tempo si arriva a flusso continuo. Se non bastassero i barchini, le navi quarantena sono piene di persone portate dalle Ong».
La nuova ondata è iniziata domenica con 668 arrivi, ma dalla mezzanotte sono stati registrati fino a ieri sera 18 sbarchi per un totale di 367 migranti approdati a Lampedusa o in Sicilia. Gli arrivi complessivi dall\'inizio dell\'anno sono 22.982, quasi quattro volte tutto il 2019. Ed i tunisini, che non hanno alcun diritto all\'asilo, sono la prima nazionalità con circa diecimila ingressi illegali. Nell\'hotspot di Lampedusa concepito per duecento migranti è di nuovo emergenza. Ieri il Viminale ha iniziato ad alleggerire con il trasferimento di 500 persone sulla navi quarantena, ma non basta se continueranno questi ritmi di sbarchi prima dell\'inverno, che blocca le partenze via mare.
Cinquanta migranti sono sbarcati pure sulla costa ionica reggina e un gruppo di algerini è arrivato in Sardegna. Un telefonino ha ripreso lo sbarco in pieno giorno di una trentina di migranti sulla spiaggia di Torre Salsa, in provincia di Agrigento. «Appena arrivati sono scesi e si sono tranquillamente diretti nell\'entroterra per raggiungere la strada statale 115», ha denunciato l\'associazione Mareamico. «Se non bastassero i barchini, le navi quarantena sono piene di persone portate dalle Ong. Vorrei che ragionassero di questo al vertice europeo del 23 settembre», affonda Musumeci. L\'imbarcazione Alan Kurdi dell\'organizzazione non governativa tedesca Sea Eye, ancora in acque maltesi, si è piazzata a 15 miglia a sud est di Lampedusa con il suo carico umano. Ben 103 migranti compresi 62 minori recuperati in varie operazioni. Ovviamente Malta ha chiuso i porti ed i talebani dell\'accoglienza tedesca pretendono che sia l\'Italia ad aprirli come è sempre avvenuto con questo governo. Domenica la Guardia costiera del centro di soccorso di Roma ha risposto per iscritto all\'Ong spiegando che «tutti i salvataggi sono avvenuti al di fuori delle acque» di competenza di Roma. «L\'autorità di soccorso italiana non ha coordinato alcun caso», che al contrario sono «stati tutti gestiti autonomamente da Alan Kurdi». Per questo motivo l\'assegnazione del porto sicuro spetta «allo stato di bandiera della nave». La Guardia costiera ha fornito al capitano il numero del centro di soccorso tedesco di Brema, ma finirà che caleremo le braghe e sbarcheranno in Italia.
[continua]

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05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA


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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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