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Articolo
26 agosto 2021 - 10 notizie - Afghanistan - Grazia |
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Chi tratterà con gli emiri armati |
“Negli ultimi 40 anni abbiamo sacrificato milioni di afghani per la guerra santa e la Sharia, la legge islamica. Non accetteremo mai le idee e la democrazia occidentali” sosteneva ben prima di tenere la sua prima conferenza stampa a Kabul, il portavoce dei talebani, Zabehullah Mujahed. In Afghanistan è tornato l’ Emirato, che governa con Corano e moschetto, ma non tutti si sono sottomessi e il lungo conflitto potrebbe continuare a non avere una fine. Una guerra lampo scattata il 6 agosto, con l’occupazione della prima città, ha permesso all’armata integralista di controllare l’Afghanistan conquistando 34 capoluoghi di provincia in soli 9 giorni. Le forze governative sono crollate come un castello di carte grazie all’aiuto pachistano, che ha coordinato l’avanzata talebana, al mancato appoggio aereo americano e alla “guerra” psicologica scatenata proprio da Zabehullah. Il megafono dei talebani ha fatto circolare sui social i video delle vittorie provocando l’effetto domino della resa delle città, una dopo l’altra. Nessuno aveva voglia di morire per Kabul e il suo presidente, Ashraf Ghani, che si è messo d’accordo sottobanco con i talebani per consegnare la capitale senza sparare un colpo scappando con la cassa (169 milioni di dollari). Il tutto con il tacito avvallo degli americani. Adesso ci ritroviamo con la bandiera bianca ed i versi in nero della professione di fede musulmana del nuovo Emirato islamico, che sventola in quasi tutto il paese. Russia e Cina mantenendo aperte le loro ambasciata a Kabul hanno già accolto a braccia aperte i talebani. Gli Stati Uniti li avevano di fatto riconosciuti con i negoziati per il ritiro intavolato ancora dal presidente Donald Trump. L’Unione europea ondeggia fra il politicamente corretto della difesa ad oltranza dei diritti a cominciare da quelli delle donne e la tentazione di trattare con il nuovo regime per tamponare la temuta ondata migratoria dall’Afghanistan. Per 20 anni la guerra santa si è finanziata con le “tasse” sui camion che trasportano l’oppio in Pakistan dove viene trasformato in eroina. Durante l’intervento della Nato la produzione è schizzata fino a 9mila tonnellate all’anno. L’80% dell’eroina mondiale arriva dall’Afghanistan, ma i capi talebani hanno già annunciato che il paese “non sarà più il centro della coltivazione del papavero”. Una promessa che mantennero con il primo Emirato dal 1906 al 2001. I vertici talebani, un miscuglio di veterani della guerra contro i sovietici, santoni del Corano e terroristi, vogliono presentarsi al mondo con un “governo inclusivo”, che rappresenti un po’ tutti. Una mossa di facciata per abbindolare l’Occidente e gli oppositori interni, ma il vero e unico obiettivo è l’Emirato in nome della legge del Corano dura e pura. La popolazione ne ha abbastanza di 40 anni di guerra e sarebbe disposta ad accettare il nuovo regime in cambio di stabilità. Però tanti giovani in grandi città come Jalalabad, abituati ai telefonini e al mondo occidentale, sono già scesi in piazza per protestare sventolando la bandiera afghana e beccandosi le fucilate dei talebani. Non tutto l’Afghanistan è sottomesso: nella valle del Panjsher, Ahmad Massoud, figlio di un leggendario comandante ucciso da Al Qaida, resiste con 7mila uomini che non hanno ceduto le armi. Forse l’Occidente, dopo avere innescato una Caporetto, non dovrebbe abbandonare l’ultimo lembo di Afghanistan libero. Fausto Biloslavo |
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28 ottobre 2012 | TGCOM | reportage
Così sono saltato in aria in aria su una trappola esplosiva con i soldati italiani in Afghanistan
L’esplosione è improvvisa, quando meno te l’aspetti, lungo una pista arida, assolata e deserta, che si infila fra le montagne. Non hai neppure il tempo di capire se sei vivo o morto, che la polvere invade il super blindato Cougar fatto apposta per resistere alle trappole esplosive. E’ come se la mano del Dio talebano afferrasse il bestione da 14 tonnellate in movimento fermandolo come una macchinina giocattolo. “Siano saltati, siamo saltati” urla alla radio il tenente Davide Secondi, che conduce la missione per stanare gli Ied, le famigerate trappole esplosive. E poi sbotta: “Porco demonio”.
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19 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Uccisa Maria grazia Cutuli e altri tre giornalisti
Uccisa Maria grazia Cutuli e altri tre giornalisti
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15 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 e Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Si combatte a sud di Kabul
Si combatte a sud di Kabul
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18 maggio 2010 | SBS Australia | intervento |
Afghanistan
Trappola esplosiva uccide due alpini
L’Afghanistan è la nostra trincea, dove 3300 soldati italiani combattono i talebani e portano aiuti e sviluppo alla popolazione. Dal 2001 abbiamo perso 22 uomini per cercare di garantire sicurezza al paese. Gli ultimi due caduti sono il sergente Massimiliano Ramadù ed il caporal maggiore Luigi Pascazio. La mattina del 17 maggio sono saltati in aria su una trappola esplosiva lungo la “strada maledetta”. Una pista in mezzo alle montagne di sabbia che porta da Herat, il capoluogo dell’Afghanistan occidentale, a Bala Murghab, dove i soldati italiani tengono con le unghie e con i denti una base avanzata. I caduti fanno parte del 32° reggimento genio guastatori della brigata Taurinense. Due loro commilitoni, il primo caporal maggiore Gianfranco Scirè ed il caporale Cristina Buonacucina sono rimasti feriti dall’esplosione che ha sconquassato il blindato Lince su cui viaggiavano. L’alpina è la seconda donna soldato ferita in Afghanistan.
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23 agosto 2008 | Radio24 | intervento |
Afghanistan
Strage di civili
Afghanistan, un'estate in trincea.
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22 agosto 2008 | Radio24 | intervento |
Afghanistan
Raid americano polverizza un villaggio nella provincia di Herat
Afghanistan, un'estate in trincea.
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10 giugno 2005 | Radio 24 | intervento |
Afghanistan
Kabul: la liberazione di Clementina Cantoni
Partiamo parlando della liberazione, in Afghanistan, della cooperante italiana Clementina Cantoni. Cerchiamo di capire, a poche ore dalla notizia, quali richieste dei sequestratori possono essere state accolte e quali i restroscena del rapimento e del rilascio. Ne discutiamo con Fausto Biloslavo, inviato a Kabul per Il Giornale e con Alberto Cairo della Croce Rossa Internazionale nella capitale afghana.
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14 luglio 2011 | Nuova Spazio Radio | intervento |
Afghanistan
Si può vincere questa guerra?
Dopo la morte in combattimento dell'ultimo parà della Folgore, fino a quanto dovremo restare in Afghanistan? Almeno fino a quando gli afghani riusciranno a garantirsi da soli la sicurezza, altrimenti caliamo le braghe e la diamo vinta ai talebani. Per sconfiggerli non basta la forza delle armi.
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