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27 settembre 2022 - Il Fatto - Mondo - Il Giornale
Meloni alla sfida globale Dalla pace in Ucraina (con Draghi mediatore) ai nodi Ue e atlantismo
di Fausto Biloslavo
L e sfide che attendono Giorgia, in un mondo nel caos, fanno tremare i polsi. Meloni è perfettamente consapevole della spaventosa congiuntura internazionale, che graverà come una spada di Damocle sul governo. Dopo la pandemia e la guerra nel cuore dell\\\'Europa manca solo l\\\'invasione dei marziani. La probabile premier ha un\\\'idea chiara della politica estera e si farà guidare da un unico faro, l\\\'interesse nazionale, come i grandi paesi, ma spesso dimenticato in Italia come nello scellerato intervento in Libia.
La prima sfida è una «mission» quasi «impossible»: fermare la guerra in Ucraina grazie ad una forte mediazione a nome dell\\\'Europa con la E maiuscola. In campagna elettorale si è parlato solo degli effetti «collaterali» su bollette ed economia, ma Meloni è consapevole che il problema va affrontato a monte prendendo il toro per le corna. Lo stesso presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi, sarebbe un ottimo mediatore. Zelensky non può dirgli di no e Putin non può permettersi di sbattergli la porta in faccia. L\\\'Europa, poi, l\\\'ha sempre portato in palmo di mano e la sua famosa frase «ad ogni costo» (whatever it takes), in difesa dell\\\'euro, vale ancora di più per riportare la pace ed evitare il continuo bagno di sangue con tanto di spauracchio nucleare.
Tanti sperano di utilizzare l\\\'Unione europea, e le sue contraddizioni, come un grimaldello per scardinare il nuovo governo. L\\\'improvvida uscita della presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, sugli strumenti per rimettere in riga un\\\'Italia a destra è stata sostituita, dopo il voto, da sviolinate di auspicata collaborazione. Le punzecchiature infondate sull\\\'aborto della premier francese sono state surclassate dalle parole del presidente, Emmanuel Macron, di rispetto della «scelta democratica» dei cittadini italiani. Non solo: l\\\'Eliseo vorrebbe strappare il primo viaggio all\\\'estero del prossimo premier. Meloni, però, dovrebbe andare a Londra da Liz Truss, che con i Tories, anche dopo la Brexit, fa parte della famiglia dei Conservatori europei presieduti dalla leader di Fratelli d\\\'Italia. E probabilmente coglierà l\\\'occasione per presentarsi alla City assicurando i mercati che non è Mussolini in gonnella. A Bruxelles non si tratta di schierarsi con Polonia e Ungheria per terremotare la Ue, ma di far capire che su alcuni temi, a cominciare dagli sbarchi dei migranti, «la pacchia è finita».
L\\\'atlantismo, per chi si è storicamente battuto contro il muro di Berlino, resta fuori discussione, ma non significa essere proni alla Zio Sam rispondendo sempre signorsì. Meloni aspetterà le elezioni di midterm negli Usa per capire se il presidente Joe Biden, oltre ai problemi senili, diventerà un\\\'anatra zoppa. Ovviamente starà bene attenta a non farsi ammaliare dalle sirene del Cremlino, che dopo il voto italiano ha dato «il benvenuto a tutte le forze politiche» che mostrino «un atteggiamento costruttivo» nei confronti della Russia. La Cina ha già capito che non avrà più la strada spianata come ai tempi del primo governo cinque stelle. Difficilmente verrà rinnovato il protocollo sulla Via della seta se Meloni sarà a Palazzo Chigi. Non a caso Pechino ha già messo le mani avanti, dopo aver letto un\\\'intervista della vincitrice delle elezioni ad un giornale di Taiwan, sul «pieno riconoscimento» del principio di unica Cina, che non lascia scampo all\\\'isola ribelle e libera.
Meloni dovrà mettere mano anche ai buchi neri dello stesso Draghi. Primo fra tutti la Libia, madre di tutti i mali alle porte di casa, dove ci siamo tirati indietro lasciando spazio ai turchi. La linea guida sarà sempre l\\\'interesse nazionale e per questo è cruciale il cambio di passo alla Farnesina con la nomina di un ministro che sia padrone della geopolitica. Il primo palcoscenico internazionale, se Meloni diventasse premier, dovrebbe essere il G 20 di metà novembre in Indonesia. Ancora più che donna è importante che parli inglese, francese e spagnolo in maniera fluente. Spesso in questo mondo nel caos, fra guerre e pandemie, un dialogo diretto con gli altri leader che contano vale più di tanti spauracchi sull\\\'Italia a destra.
[continua]

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12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20. Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria... Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli? Tante le domande cui cercheremo di dare risposta. If you LIKE it, please SHARE it!!!

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18 ottobre 2019 | Sna | reportage
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Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio. Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione. Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.

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16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
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Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq

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17 dicembre 2018 | Tracce Radio Rai FVG | intervento
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Guerra guerra guerra
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06 luglio 2015 | Radio Capodistria | intervento
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08 dicembre 2010 | Nuova Spazio Radio | intervento
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La fronda di Wikileaks
Oltre alle manette Julian Assange, fondatore di Wikileaks, deve preoccuparsi delle diserzioni della sua ciurma di pirati informatici e sostenitori. Negli ultimi mesi Assange ha perso per strada il suo braccio destro, il tedesco Daniel Domscheit-Berg ed Herbert Snorrason, il giovane hacker che teneva in piedi il sito nel “rifugio” islandese. Domscheit-Berg, ex hacker, è stato il principale portavoce di Assange per tre anni, con il nome falso di Daniel Schmitt. Ispiratore del Chaos computer club, una comunità di pirati informatici, ha cominciato ad entrare in rotta di collisione con il capo per le rivelazioni dei rapporti militari sulla guerra in Afghanistan. Non solo: Wikilekas sta operando in maniera così segreta da assomigliare sempre più alle intelligence che intende mascherare. In Islanda la perdita più grave è quella della parlamentare Birgitta Jonsdottir, un’entusiasta della prima ora di Wikileaks. La deputata. che andrebbe d’accordo con Beppe Grillo, si batte per far passare una legge che trasformerebbe l’isola nel miglior rifugio per gente come Assange. Anche molte associazioni noprofit hanno preso le distanze, quando ha pubblicato i documenti della guerra in Afghanistan. Il discusso guru informatico non ha voluto emendare i nomi dei collaboratori della Nato, che adesso rischiano la vita. Prima fra tutti, a mollare l’australiano, è stata l’organizzazione di giornalisti, che pende a sinistra, Reporter senza frontiere.

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25 agosto 2010 | Radio 24 | intervento
Mondo
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"NESSUN LUOGO E' LONTANO" è il nuovo programma di approfondimento di esteri di Radio 24. Giampaolo Musumeci parla della professione reporter. Come si racconta la guerra? Esiste un modo giusto? Come si fa il giornalista di guerra e come è cambiato il mestiere? Le testimonianze di chi lo ha fatto per anni e chi lo fa tuttora.

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