image
Articolo
03 febbraio 2023 - Prima - Ong - Il Giornale
Nuovo attacco all’Italia: “Ritirate il dl sui migranti”
Il governo italiano deve ritirare il decreto legge sulle Ong o modificarlo in Parlamento per permettere alle navi che recuperano migranti di fare quello che vogliono in mare. L’intervento a gamba tesa è della bosniaca, Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa.
Un’organizzazione internazionale che ha in comune solo il nome con una delle più importanti istituzioni Ue, ma spesso si gioca sull’ambiguità. Non solo: Mijatovic, che ha studiato all’università di Bologna, è un’attivista filo Ong, che ha più volte bacchettato l’Italia facendo gongolare la sinistra.
Il 26 gennaio ha scritto una lettera di due pagine al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sostenendo che «il governo italiano deve considerare la possibilità di ritirare il decreto legge» sulle Ong oppure adottare durante il dibattito parlamentare tutte le modifiche necessarie «per assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale».
Il tempismo è perfetto con la discussione in aula del decreto, che sta mobilitando l’opposizione. Secondo Mijatovic la norma «potrebbe ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso delle Ong». Il commissario punta il dito, come se seguisse un copione scritto dai talebani dell’accoglienza, che «sono stati assegnati luoghi sicuri lontani per sbarcare le persone soccorse in mare, come i porti del Centro e Nord Italia». In pratica l’Italia rischia «di privare le persone in difficoltà dell’assistenza salvavita delle Ong sulla rotta migratoria più mortale del Mediterraneo».
Il Viminale risponde che l’assegnazione di porti nell’Italia centrale e settentrionale trova «fondamento nell’imprescindibile necessità di operare una più equa redistribuzione tra le regioni (...) degli oneri organizzativi e logistici correlati alla gestione degli sbarchi».
Nella lettera del primo febbraio inviata da Michele Giacomelli, rappresentante permanente del nostro paese al Consiglio d’Europa, si definiscono «prive di fondamento» anche altre accuse «sulle idoneità tecnico nautiche» al soccorso utilizzate come strumento per sottoporre «a lunghi e ripetuti controlli» le navi.
Il Viminale ribadisce, però, che non si deve alzare bandiera bianca ovvero abdicare alla «potestà delle autorità governative competenti in materia di ricerca e soccorso in mare, né possono eludersi le norme in tema di controllo delle frontiere e di immigrazione». Il decreto «intende evitare (...) la sistematica attività di recupero dei migranti nelle acque antistanti le coste libiche o tunisine, al fine di condurli esclusivamente in Italia, senza alcuna forma di coordinamento». Secondo Piantedosi «tale modus operandi, diffuso tra le Ong» provoca «nei trafficanti di esseri umani l’aspettativa di un sicuro e immediato intervento appena al largo delle aree di partenza». E in serata è il premier Giorgia Meloni ha chiudere la polemica: «Le proposte serie portano risultati, la difesa dei confini è una questione di sicurezza».
Il commissario del Consiglio d’Europa invita l’Italia a sospendere il Memorandum d’intesa con la Libia, che si è rinnovato automaticamente ieri, e «qualsiasi cooperazione sulle intercettazione in mare» che lo scorso anno ha riportato indietro oltre 26mila migranti diretti in Italia. Mijatovic difende a spada tratta la linea delle Ong anche sui «soccorsi multipli» con l’obiettivo palese di fare saltare il decreto nella discussione in Parlamento.
Il commissario non è nuovo negli attacchi al nostro Paese, che sembrano in linea con la sinistra: nel 2020 aveva puntato il dito contro i decreti sicurezza dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. L’anno dopo, con un lungo comunicato, ha criticato l’Italia perché non approvava il decreto Zan sulle persone Lgbt.
L’obiettivo di fondo, come conferma il giurista Fulvio Vassallo Paleologo, filo Ong, sono le «conseguenze su future decisioni della Corte europea dei diritti dell’Uomo e della Corte di Cassazione italiana». In pratica influenzare la magistratura italiana ed europea in vista dei ricorsi dei talebani dell’accoglienza che sfideranno il decreto.
[continua]