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Articolo
31 maggio 2023 - Prima - Kosovo - Il Giornale |
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Kosovo, alta tensione e allerta “I russi possono infiltrarsi” E la Nato invia altri 700 militari |
La Z ripetuta con lo spray nero sui fuoristrada bianchi degli americani, che fanno parte della missione Nato in Kosovo, sono il segno più evidente di quanto esplosiva e pericolosa sia la situazione dopo gli scontri con i serbi. Mezzi della Kfor, la forza militare alleata dispiegata nel paese dal 1999, sono stati non solo distrutti, ma segnati con il simbolo dell’invasione russa in Ucraina. «Un messaggio forte e chiaro anche se i serbi sanno muoversi bene da soli - spiega una fonte del Giornale coinvolta nelle operazioni - Nelle zone grigie come il nord del Kosovo è facile che ci siano infiltrazioni di operativi russi, ma stanno lontani dagli scontri». Ieri è saltata fuori la notizia, più propagandistica che altro, di uomini della Wagner, la compagnia privata che combatte in Ucraina, in viaggio verso il Kosovo. Però è chiaro, a chi opera sul terreno, che «Mosca gongola per l’impennata di tensione che ovviamente preoccupa la Nato e l’Italia per prima». Non a caso il comando dell’Alleanza atlantica di Napoli ha annunciato «il dispiegamento delle Forze di riserva operativa (Orf) per i Balcani occidentali». Il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, conferma che saranno inviati «700 militari» di rinforzo e «un altro battaglione delle forze di riserva è in stato di massima allerta in modo che possa essere dispiegato in caso di necessità». Della riserva operativa fa parte anche un battaglione della Folgore già dispiegato in Kosovo per le recenti elezioni dei sindaci contestati dai serbi e poi rientrato in patria. I paracadutisti sono allertati, ma il primo battaglione a venire inviato come rinforzo in Kosovo è quello turco. Si punta a ridurre la tensione, ma c’è preoccupazione per la capacità dimostrata dai serbi nel reagire all’assurda richiesta di Pristina di insediare dei sindaci eletti al massimo dal 3% dei votanti perché il resto ha boicottato il voto. «Hanno usato flash bang, bombe carta e molotov con i chiodi all’interno lanciate da professionisti per provocare il massimo danno possibile - spiega una fonte del Giornale - Alcuni erano sicuramente veterani di guerra e sapevano come guidare gli scontri». Militari ungheresi della Kfor sarebbero stati addirittura colpiti da armi da fuoco. Gli alpini del 9° reggimento della brigata Taurinense hanno retto l’urto ed un capitano, ferito, si è fatto rimettere in sesto tornando in posizione con la sua compagnia. Le operazioni sul terreno erano guidate dagli americani perché hanno la responsabilità per il settore Est del Kosovo, ma il comandante di tutta la missione è il generale italiano di divisione Angelo Michele Ristuccia. Le forze Kfor sono composte da circa 3770 uomini e gli italiani schierano 800 soldati, 137 mezzi terrestri e 1 aereo. Il secondo contingente è quello americano con circa 600 uomini che possono contare su Camp Bonsteel, la più grande base Usa nell’ex Jugoslavia capace di ospitare fino a 7mila soldati. Un’altra forza in campo da non sottovalutare è l’esercito serbo, che ha sempre schierato lungo la frontiera con il Kosovo 15mila uomini, tre brigate, allertate negli ultimi giorni di crisi. Il comando serbo può contare su almeno 30mila uomini e mobilitare 50mila riservisti. La polizia kosovara, subito travolta negli scontri, ha 5mila agenti per il 90% di etnia albanese. Poi aleggia il «mistero» sulla Forza di sicurezza del Kosovo (Ksf), l’embrione di un esercito, che sarebbe proibito dalla risoluzione Onu che ha dato vita alla missione Kfor. In realtà punterebbe sui 5mila effettivi, che già vengono addestrati ed equipaggiati su base bilaterale da Stati Uniti, Inghilterra e Turchia. I kosovari, però, ci mettono un attimo a mobilitare i veterani dell’Uck, l’Esercito di liberazione del Kosovo, che sicuramente hanno ancora un kalaschnikov in cantina e gli adepti più giovani. «Bisogna trovare una soluzione definitiva, altrimenti il fuoco continuerà a covare sotto le ceneri - spiega la fonte militare - Non solo fra serbi e kosovari, ma pure in un quadro più ampio che acceleri l’ingresso di Belgrado nella Ue. Bruxelles deve fare di più. Per l’Italia i Balcani sono un quadrante strategico e non possiamo permetterci una nuova guerra in Europa». |
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radio

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16 dicembre 2010 | RaiRadio | intervento |
Kosovo
La faccia sporca della guerra in Kosovo
Quando organizzava la guerriglia indipendentista fra i monti dell’Albania lo chiamavano “il serpente”, per la freddezza ed i modi spietati. Oggi che è primo ministro del Kosovo un rapporto del Consiglio d’Europa lo accusa di essere il capo di una potente mafia coinvolta nel traffico di droga, armi e di organi strappati ai prigionieri serbi. Hashim Thaqi respinge con sdegno le accuse, ma questa volta lo inchioderebbero testimonianze, rapporti di intelligence e notizie raccolte dall’Fbi. Comprese le relazioni del Sismi, il nostro servizio segreto, che nel 1999, indicava il futuro premier “come uno dei boss criminali più pericolosi dell’Esercito di liberazione del Kosovo”.
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