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02 giugno 2023 - Attualità - Kosovo - Il Giornale
Kosovo, Meloni vede Vucic Macron e Scholz: “Si rivoti”
Italia in prima fila per stemperare le tensioni in Kosovo. La premier, Gorgia Meloni, ha incontrato il presidente serbo, Alexander Vucic, a margine del summit della Comunità politica europea in Moldavia. Il ministro egli Esteri, Antonio Tajani, impegnato nella riunione dei responsabili delle diplomazie Nato a Oslo, ha ribadito: «Tutti quanti abbiano insistito affinché possa prevalere il dialogo tra Vucic e Kurti», il premier kosovaro, che ha scatenato la violenza serba imponendo i sindaci di etnia albanese eletti da una sparuta minoranza (3%) nel Nord del paese. Kurti fin da studente era una testa calda quando l’ho incontrato da latitante ricercato dalla polizia di Belgrado per il suo attivismo indipendentista. Tajani ha chiaramente aggiunto che a Oslo è passata la linea di invitare «gli albanesi alla calma e a non insidiare i sindaci nei comuni dove ci sono stati scontri». Sul terreno si temevano incidenti per la manifestazione degli albanesi sul lato sud del ponte che divide le due comunità sul fiume Ibar. Sulla sponda nord c’è la roccaforte serba di Mitrovica, città separata dal corso d’acqua. Alcuni manifestanti sfoggiavano la bandiera dell’Uck, l’Esercito guerrigliero della liberazione del Kosovo e pure della Grande Albania, che prevede la fusione fra l’ex proPROTESTE Albanesi mostrano la bandiera blu del Kosovo, una con l’ex primo ministro albanese Qemali (sx) e l’ex organizzazione di combattenti del Kosovo (Uck) vincia serba e Tirana. Sui social erano stati lanciati messaggi bellicosi: «Marciamo verso il nord», la zona serba. La polizia kosovara ha tenuto sotto controllo la situazione e i manifestanti erano poche centinaia. Sul lato nord erano schierati i carabinieri della Msu, integrati nella Kfor, che da anni presidiano il ponte e la città divisa. Nelle municipalità dove sono stati imposti i sindaci albanesi, i serbi sono di nuovo scesi in piazza per protestare, ma in maniera pacifica e tono minore. Domani sono previsti nuovi cortei. Il problema è che Kurti, dopo un’apertura su nuove elezioni amministrative nella zona contesa, non ha nessuna intenzione di ritirare i sindaci per smorzare la tensione. Germania e Francia hanno chiesto ieri che si ripeta il voto nelle municipalità nodo della discordia. Ancora peggio il «niet» della presidente kosovara, Vjosa Osmani, a incontrare Vucic a Chisinau nella riunione Ue. «Stiamo affrontando tali sfide perché la Serbia ha continuamente servito come un satellite della Russia nella nostra regione, cercando di destabilizzare il Kosovo» ha ribadito. E aggiunto che «Vucic è interessato a destabilizzare il nostro paese attraverso le sue bande criminali. Non dovremmo permettere che ciò accada, quindi il coordinamento con i nostri alleati è fondamentale per raggiungere insieme la de-escalation». Belgrado incassa il neanche tanto tacito appoggio della comunità internazionale e chiede il «ritiro dei sindaci e dei corpi speciali della polizia» inviati da Pristina nel Nord a maggioranza serba. Il comandate italiano della missione Kfor, attaccata lunedì, il generale Angelo Michele Ristuccia, ha rivelato che nei giorni precedenti agli scontri aveva cercato di convincere Kurti a recedere dall’idea di insediare i sindaci ben poco rappresentativi. «Ho trovato la totale indisponibilità e la volontà di non considerare il rischio conseguente alle pericolose iniziative unilaterali intraprese senza il coordinamento della Kfor» ha spiegato l’alto ufficiale. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Comando operativo di vertice interforze, è stato sentito ieri dalle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. «I Balcani per noi - ha spiegato sono come il giardino di casa: se ci sono i rovi prima o poi ci si punge. In quell’area le leadership politiche non si parlano e stanno dimostrando una grande immaturità con dichiarazioni estreme che creano una miscela esplosiva».

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16 dicembre 2010 | RaiRadio | intervento
Kosovo
La faccia sporca della guerra in Kosovo
Quando organizzava la guerriglia indipendentista fra i monti dell’Albania lo chiamavano “il serpente”, per la freddezza ed i modi spietati. Oggi che è primo ministro del Kosovo un rapporto del Consiglio d’Europa lo accusa di essere il capo di una potente mafia coinvolta nel traffico di droga, armi e di organi strappati ai prigionieri serbi. Hashim Thaqi respinge con sdegno le accuse, ma questa volta lo inchioderebbero testimonianze, rapporti di intelligence e notizie raccolte dall’Fbi. Comprese le relazioni del Sismi, il nostro servizio segreto, che nel 1999, indicava il futuro premier “come uno dei boss criminali più pericolosi dell’Esercito di liberazione del Kosovo”.

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